Cavallo al centro dell’attenzione: beh, ovvio, siamo a Fieracavalli! No, il senso è più sottile: chi ha frequentato nel tempo questo storico – sono 120 gli anni – appuntamento, avrà rilevato un graduale spostamento dell’asse da uomo-cavallo a cavallo-uomo. Il nobile animale prima era in secondo piano rispetto a colui che lo allevava, che lo cavalcava, che lo assoggettava alle varie necessità o passioni: dall’uso nella ruralità alla selezione della razza per riproduzione, allo sport, al commercio e via discorrendo.
Oggi, invece, il cavallo è davvero il protagonista della fiera, come testimoniano dettagli quali il numero di stand dedicati alla sua alimentazione e alla sua cura – come entrare in un supermercato biologico – o didattiche come l’addestramento etologico, per insegnare agli animali le basi del rapporto con l’uomo, con una regola fondamentale, ovvero rispettare la psicologia e i tempi di apprendimento, senza stress e metodi coercitivi. E ancora: un sistema terapeutico naturale indicato in presenza di traumi, contusioni, distorsioni, irritazioni e
tendiniti, ma anche per sciogliere lo stress attraverso microgetti di acqua tiepida sulle parti, e il chakra equino, trattamento bioenergetico per cavalli e fantini che si ispira alla medicina tradizionale cinese.
Si è allargata anche la rosa delle “applicazioni”, vedi l’ippoterapia, ad esempio, e si è ampliato e raffinato l’ecoturismo che, proprio in occasione di questa edizione fieristica, ha visto il lancio di “Horse friendly“, marchio di qualità che certifica maneggi, ippovie e strade, parchi, agriturismi e ristoranti a misura di cavallo. Le segnalazioni vengono valutate da un’apposita commissione formata da Fieracavalli e Progetto Islander, con il compito di assegnare il marchio a chi rispetta un codice etico per la gestione degli animali e soddisfa precisi standard riguardo a cinque parametri: location, accoglienza, attrezzature ippiche, offerta gastronomica e accessibilità.
Tante vetrine, tanti prodotti, tanto intrattenimento, ma anche autenticità dal vivo, come tra i fuochi della “Cittadella della mascalcia“, dove il ferro si batte davvero finchè è caldo.
Sono tutti bellissimi, i cavalli. Prendiamo a rappresentanza – vista il numeroso sventolìo, quest’anno, della bandiera coi quattro mori, tra i padiglioni – l’Anglo-arabo di Sardegna, il cui allevamento e riproduzione è seguito da Agris Sardegna, agenzia regionale per la ricerca scientifica, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica nei settori agricolo, agroindustriale e forestale. L’Anglo-arabo sardo è allevato in Sardegna da oltre un secolo; nel 1874 si istituisce in Ozieri il “Regio deposito stalloni” per assicurare la riproduzione di una razza adatta alle esigenze dell’arma di Cavalleria dell’Esercito Sabaudo. I primi nati dall’unione tra fattrici sarde e stalloni orientali risultano però di statura insufficiente; nel 1915 il capitano Grattarola indica l’uso di stalloni purosangue arabi e orientali da accoppiare con le migliori seicento fattrici locali, escludendo lo stallone purosangue inglese, ottenendo cavalli adeguati all’esercito. Nel 1957 l’Istituto Incremento Ippico della Sardegna subentra al Regio deposito stalloni e riprende uno specifico programma per aumentare e migliorare l’allevamento, selezionando esemplari per competizioni sportive e concorsi.
La storia di Fieracavalli inizia con la seduta del consiglio comunale di Verona del 23 dicembre 1897, presieduta dal sindaco Antonio Guglielmi: all’unanimità viene approvata la proposta di istituire la fiera, 50.000 lire – di cui 30.000 coperte da donazione del barone Ignazio Weill-Weiss di Lainate – sono i costi messi a bilancio per costruire le 13 scuderie che rappresenteranno il primo nucleo della rassegna. Nel preventivo si stima in 200 quintali la quantità di fieno necessaria per l’evento e come incentivo per i commercianti il vitto dei cavalli è concesso gratuitamente.
Il debutto di Fieracavalli avviene l’anno seguente, dal 14 al 16 marzo 1898; si connota come manifestazione semestrale e la seconda edizione si svolge infatti in autunno, dall’11 al 13 ottobre, già, nei fatti, internazionale, con esemplari importati da Inghilterra, Prussia, Russia e Ungheria. Il primo quartiere fieristico è nel centro storico di Verona, allestito tra la via dei Cappuccini Vecchi e la riva destra dell’Adige, con il mercato del bestiame in piazza Cittadella e il posteggio dei cavalli alla corda in via Pallone.
Che succede in Europa, intanto? A Parigi è il periodo della Belle Époque ed Edgar Degas dipinge le corse dei cavalli all’ippodromo, mentre in Italia il macchiaiolo Giovanni Fattori celebra l’equino come compagno di lavoro e come supporto nelle attività militari.
Arriva il 1900 e Veronafiere, che chiude in anticipo l’edizione di Fieracavalli per l’assassinio del re Umberto I per mano dell’anarchico Gaetano Bresci; si espone il “cavallo meccanico” è per l’Italia è la prima mostra di automobili.
Nel 1901 debutta a Verona il Congresso Ippico Nazionale, due anni dopo – vita cittadina – viene fondato l’Hellas Verona – che disputa le gare non ufficiali sui campi dei cavalli – e nel
1913 l’Arena ospita la prima stagione lirica.
Nel 1914 la rassegna si identifica la più importante fiera dei cavalli in Italia, con più di 3.000 cavalli, e il primo mercato dedicato alle macchine agricole. Stop per il dramma della prima guerra mondiale e riapertura nel 1919; nei primi anni Venti si registra in fiera il boom della meccanizzazione agricola: è il tramonto del cavallo nei campi e l’alba dell’èra commerciale. Nel 1926, nella sola prima giornata di manifestazione, vengono venduti 1.200 cavalli, per un giro di 10 milioni di lire dell’epoca: un’enormità; nel 1938 si superano i 22 milioni di lire.
Nel 1926, si svolge – al termine di Fieracavalli – la prima gara automobilistica Circuito del Pozzo, che l’anno seguente sarà vinta da Tazio Nuvolari.
Nel 1930 la fiera di marzo si trasforma ufficialmente nella Fiera dell’Agricoltura e dei Cavalli.
Auto vs cavallo: nel 1939 ci si interroga sul futuro, i tempi cambiano e a Verona si
affronta il tema della circolazione sulle nuove strade asfaltate, con il convegno “Cavallo-carrostrada”.
La seconda guerra mondiale brucia l’Europa e sospende le edizioni. Nel 1942 , il 24 agosto a Izbuscenkij (Russia) e il 17 ottobre a Poloj (Croazia), il Savoia Cavalleria e il reggimento Cavalleggeri di Alessandria sferrano, al grido di “Savoia!”, le ultime cariche in battaglia con l’impiego dei cavalli. È la fine di un’era militare iniziata nel X secolo a.C. con gli Assiri.
Nel 1946 Fieracavalli è la prima manifestazione riaprire in Italia e due anni dopo, per la 50ª edizione, viene trasferita dal centro della città al nuovo quartiere fieristico, forte di 200.000 metri quadrati, di cui 24.000 coperti da padiglioni, scuderie, stalle e impianti.
La manifestazione continua a crescere, nel ’60 è trasmessa in diretta dalla Rai (nata nel 1954), con la telecronaca di Tito Stagno.
Dal 1970 si riscopre il cavallo come mezzo di trasporto: sono gli albori
dell’equiturismo, che portano la rassegna internazionale di Verona a sviluppare tale tendenza con la prima Borsa della vacanza a cavallo, nel 1985, con i raid in sella da Monaco di Baviera a Verona nel 1986 e nel 2006, per rinsaldare un gemellaggio che dura dal 1960.
Nel 1988 viene inaugurato il Westerndromo, un unico padiglione con tutte le razze
nordamericane, le associazioni di specialità e le performance sportive legate alla cultura dei cowboy. Arrivano anche gli indiani: nel 1992, il leader del popolo Lakota, Birgil Kills Straight, vince il prestigioso trofeo «Horse adventure».
Il centenario di Fieracavalli è celebrato con il concorso nazionale sui purosangue di razza
araba organizzato dall’Associazione Nazionale Cavallo Arabo e con il «Battesimo della sella» della Federazione Italiana Sport Equestri, per iniziare più piccoli al mondo del cavallo.
Varenne e il suo driver Gianpaolo Minucci: entrati nella storia dell’ippica mondiale, sono ospiti nel 2009.
La tutela e il benessere degli animali durante la manifestazione sono garantiti da una
Commissione etica e una Commissione tecnico scientifica, che coinvolgono tra gli altri i Carabinieri, il ministero della Salute, l’Università di Padova e l’Istituto zooprofilattico delle Venezie.
Nel 2015 si presenta la guida l’Italia a cavallo, volume declinato in 21 itinerari per scoprire le bellezze del paese dall’alto di una sella, nato dalla collaborazione di Fieracavalli con il Touring Club Italiano. L’equiturismo sale in cattedra: nel 2017 la Fiera ospita il primo master di
Turismo Equestre con giornate di formazione e l’inaugurazione ufficiale della prima ippovia urbana di Italia. Con questa edizione, fino a domenica 28 ottobre, Fieracavalli festeggia 120 anni, confermandosi la più importante manifestazione internazionale dedicata al mondo equestre: ogni anno sono presenti in media 2.400 cavalli di 60 razze, 35 associazioni allevatori, 750 aziende espositrici da 25 nazioni e 160.000 visitatori da oltre 60 paesi.
Con costante rispetto e amore per un animale meraviglioso.