di Lorenzo Dalai
Verona e i veronesi avranno tante colpe, ma c’è qualcuno che non perde occasione per starsene zitto. Infatti Toscani, noto fotografo e pubblicitario, dopo essere balzato all’onore, si fa per dire, con i suoi poco lusinghieri apprezzamenti sui Veneti e su nostre presunte propensioni etiliste, oggi si è trasformato in espositore al Vinitaly. Come tale sproloquia su alcuni dei difetti che lui avrebbe riscontrato nell’organizzazione di Verona Fiere, concludendo che meglio sarebbe spostare il tutto a Milano.
Indubbiamente difetti ve ne sono, ma sicuramente modalità ed espressioni non appartengono certo alla critica costruttiva. Se Vinitaly è diventato grande parte del merito va a Verona e ai veronesi che negli anni hanno creduto in questa iniziativa fieristica e l’hanno fatta conoscere ed apprezzare nel mondo.
Sarebbe stato forse più opportuno, con toni meno farseschi, far notare che, per visitare in modo proficuo il più grande Salone del Vino che oggi esiste sarebbe utile utilizzare Internet in modo più appropriato; un wi-fi free per i visitatori, quasi tutti operatori del settore, una app che possa essere di ausilio per individuare rapidamente eventi e luoghi (cerchi un espositore? Devi usare il cartaceo…), totem touch screen anziché i cartelloni che già si utilizzavano cinquant’anni fa, ecco, questo forse contribuirebbe a far capire che non siamo adagiati sul successo, che qui non ci si culla sugli allori, ma si guarda al futuro!
Purtroppo l’impressione che ha il visitatore esterno, soprattutto straniero, è quella di modernità ed efficienza che vorremmo tutti che avesse. Come è stato ribadito fino a stancarci, non basta avere tanti visitatori, avere espositori di prestigio che propongono prodotti strepitosi, occorre “vendersi” bene. Serve un marketing moderno, al passo coi tempi! Gli attuali vertici della Fiera, fieri di un loro certo immobilismo, sono adeguati a queste esigenze?
Ecco cosa poteva dire, senza offendere, Oliviero Toscani. Ma adesso viene a noi di dirgli: offelè fà ‘l tu meste’ , che in dialetto milanese suona più o meno come “torna a fare il fotografo, che è meglio!”