Il Viminale con un comunicato stampa del 29 settembre informa che con decreto dirigenziale del 26 settembre 2022, è stata disposta l’erogazione del contributo, anno 2022, spettante ai comuni per la partecipazione degli stessi enti all’attività di accertamento fiscale e contributivo per l’anno 2021. Al Comune di Verona vanno 33.897,28
Il pagamento è stato sospeso, ai sensi dell’articolo 161, comma 3, del D.Lgs n.267/2000, sia per i comuni che non hanno trasmesso alla banca dati delle pubbliche amministrazioni (BDAP), i documenti contabili come previsto, sia nei confronti degli enti che non hanno adempiuto alla trasmissione del questionario SOSE.
Il Vimilale segnala che prima della chiusura della contabilità finanziaria del corrente esercizio finanziario verrà disposto un ulteriore pagamento a favore dei comuni che, entro e non oltre il 15 novembre 2022, avranno provveduto a regolarizzare la propria posizione, rimuovendo le cause di sospensione del pagamento.
Gli enti beneficiari del pagamento possono visualizzare l’importo ad essi assegnato sul sito della Direzione Centrale per la Finanza Locale nella sezione “Consulta le banche dati” selezionando “Pagamenti” alla voce di spettanza “CONTRIBUTO CONTRASTO EVASIONE FISCALE”.
Solo il 3,5% dei Comuni italiani (280 su un totale di 7904) si è schierato nel 2020 al fianco dell’amministrazione finanziaria, trasmettendo all’Agenzia delle Entrate informazioni che si sono rivelate utili per individuare comportamenti evasivi e/o elusivi. O meglio, tale è il numero delle segnalazioni andate a buon fine e che ha portato nelle casse dei 280 enti coinvolti un tesoretto da poco meno di 6,5 milioni di euro. Un gettito non trascurabile ma che è stato oggetto di una erosione costante e che si è dimezzato rispetto a 5 anni fa, quando la somma degli stessi contributi era stata pari a 13,3 milioni. A tirare le somme relative alle cosiddette “segnalazioni qualificate”, basate sui dati diffusi da Viminale e Ministero dell’Economia e delle Finanze, è il Centro Studi Enti Locali in un report per l’Adnkronos.
Da quando è stato istituito il contributo, sono stati erogati i seguenti importi al Comune di Verona per l’attività di contrasto all’evasione fiscale:
- 2010: 15,00 €
- 2011: 406,12 €
- 2012: ————-
- 2013: 26.738,92 €
- 2014: 95.870,58 €
- 2015 159.151,28 €
- 2016: 245.421,62 €
- 2017: 175.103,53 €
- 2018: 157.603,34 €
- 2019: 142.884,42 €
- 2020: 51.917,28 €
- 2021: 33.148,34 €
- 2022: 33.897,28 €
Difficile dire, guardando gli importi, se il contributo raccolto dal Comune di Verona per il contrasto all’evasione fiscale sia “poco o tanto”, ci sono molte variabili in campo da valutare ed i dati non le spiegano. E’ comunque generalmente comprensibile una scarsa voglia di andare a disturbare i propri cittadini, futuri elettori, non troppo fedeli agli obblighi tributari ma questo riguarda evidentemente tutte le amministrazioni.
Il contrasto all’evasione fiscale è l’obiettivo cui protende (da sempre) l’Amministrazione Finanziaria, al fine di garantire l’esatto adempimento del dettato costituzionale di cui all’art. 53, il quale stabilisce “tutti sono tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva”. Per tali ragioni si è ritenuto fondamentale e di rilevante importanza organizzare l’attività di accertamento attraverso lo sviluppo di sinergie che a livello nazionale si amplificano e si diramano in modo sempre più dettagliato in ambito locale.
La partecipazione dei Comuni all’attività di accertamento era già prevista dagli artt. 44 e 45 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, anche se con minore incisività rispetto all’attuale sistema. Allora, infatti, non si ipotizzava né il federalismo fiscale né la possibilità di riconoscere incentivi economici ai Comuni, ai quali era comunque richiesta un’attività supplementare da svolgere attraverso l’istituzione dei Consigli Tributari, organi, tra l’altro, non sempre istituiti.
Ma è nel 2005 che si crea una nuova ed efficace coesione tra Amministrazione finanziaria e Comuni. Infatti con il D.L. 30 settembre 2005, n. 203 si è implementato il ruolo riconosciuto agli Enti Locali, quali soggetti partecipanti all’attività di accertamento
dei tributi erariali (diretti e indiretti), garantendo loro una percentuale prima del 30% e
poi del 33% delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo. Quota poi elevata al 50%
con l’emanazione del D. Lgs. 14 marzo 2011 n. 23. Infine, il comma 8-bis del D.L. 193/2016 ha confermato la premialità del 100 per cento fino all’anno 2019 successivamente prorogata fino al 31 dicembre 2021.
Oggi la partecipazione al contrasto all’evasione dei tributi dello Stato si presenta per il
Comune come:
• un’opportunità in quanto sono stati riconosciuti degli incentivi al Comune sulle maggiori somme relative ai tributi statali riscosse a titolo definitivo;
• una necessità in quanto con il D.L. 93/2008 è stata disposta la sospensione del potere delle regioni e degli enti locali di deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali, delle aliquote ovvero delle maggiorazioni di aliquote di tributi ad essi attribuiti con legge dello Stato.
L’attività di contrasto all’evasione fiscale è fondamentale, non solo perché può garantire delle entrate ai Comuni, ma anche perché l’evasione sottrae risorse necessarie al funzionamento della res publica. L’evasore fiscale ruba due volte: la prima volta perché non contribuisce al finanziamento dello Stato e all’erogazione dei servizi pubblici; la seconda volta perché ugualmente fruisce dei servizi pubblici erogati dalla pubblica amministrazione, che non ha contribuito a finanziare.
Purtroppo, il mancato pagamento di tasse e tributi non viene (nella maggior parte dei casi) particolarmente stigmatizzato nella cultura italiana: l’impegno degli amministratori locali nel contrasto all’evasione fiscale potrebbe quindi anche promuovere una diversa percezione del fenomeno da parte dei cittadini-elettori.
Alberto Speciale