Via libera al riconoscimento ufficiale della cittadinanza onoraria a Liliana Segre

 
 

Lo scorso 6 giugno il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal Gruppo Pd, con prima firmataria Alessia Rotta, che ha impegnato l’Amministrazione al conferimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre, in riconoscimento del suo instancabile impegno nella difesa dei diritti umani e per la sua testimonianza di sopravvissuta alla Shoah. La decisione sottolinea l’importanza della testimonianza storica della Senatrice a vita e il riconoscimento del suo contributo nell’opera di sensibilizzazione delle nuove generazioni contro il razzismo e l’indifferenza.Oggi, su proposta dell’assessore al Decentramento Federico Benini, il documento ha ricevuto l’approvazione della Giunta. L’ultimo passaggio sarà effettuato dal Consiglio comunale nella prima seduta utile della seconda sessione dei lavori di settembre.Liliana Segre, nata a Milano il 10 settembre 1930, è una delle poche sopravvissute ai campi di concentramento nazisti. Arrestata all’età di tredici anni, venne deportata ad Auschwitz, dove visse l’orrore dell’Olocausto. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Liliana Segre tornò a casa, una dei soli 25 bambini sopravvissuti su 776 deportati di età inferiore ai 14 anni. Per molti anni, scelse di non parlare della sua esperienza. Tuttavia, dagli anni ’90, ha iniziato a condividere pubblicamente la sua storia, diventando un’importante voce contro l’antisemitismo e a favore dei diritti umani. Nel gennaio 2018, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato Liliana Segre Senatrice a vita, riconoscendole “altissimi meriti nel campo sociale”. Nonostante gli attacchi antisemiti e le minacce ricevute, che l’hanno costretta a vivere sotto scorta, la Senatrice continua la sua testimonianza con coraggio e determinazione.

Le parole di Liliana Segre “Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato la Shoah, e mentre ero ad Auschwitz per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace“, risuonano con forza e rappresentano un invito per Verona a promuovere e diffondere valori di libertà, pace e giustizia.