Verona vuol dire ciliegia ma…occhio alla “minaccia” della vite

 
 

Giugno è il mese delle ciliegie, la cui tradizionale importanza viene celebrata da numerose feste nei Comuni collinari (e non) di Verona.

E dopo tante annate negative, quest’anno tutto sembra filare liscio. “Il prodotto si presenta nelle attese per qualità e quantità – spiega Andrea Lavagnoli, presidente di CIA – Agricoltori Italiani Verona -. L’anno scorso oltre il 50 per cento della produzione fu decimato dalle gelate della notte tra il 7 e l’8 aprile. Quest’anno gli alberi sono carichi di frutti, ma il freddo primaverile causerà il ritardo di una settimana nella raccolta. Le prospettive di mercato sono buone, dal momento che il prodotto spagnolo è destinato a non esercitare la tradizionale concorrenza a causa di avverse condizioni atmosferiche che hanno colpito le produzioni. Anche il prodotto proveniente dall’Est, in seguito alle turbolenze di mercato legate alla guerra in Ucraina, non dovrebbe darci preoccupazioni. L’attenzione rimane alta, invece, per l’accresciuta concorrenza della Turchia e dalla Grecia, che in questi anni hanno incrementato con buoni risultati le loro produzioni. Positiva è l’accresciuta consapevolezza da parte dei consumatori sull’approvvigionamento qualitativo del prodotto locale; da qui la necessità di renderlo riconoscibile. Si prospetta, però, il problema della carenza di manodopera necessaria per le operazioni di raccolta, fatto questo che rischia di non garantire l’intero stacco delle produzioni”.

Da anni, pur rimanendo la provincia di Verona leader in Veneto nel settore, con il numero maggiore di ettari investiti (1300 circa), si assiste a una diminuzione delle superfici coltivate nonostante la storica vocazione.

Ciò è dovuto non soltanto alla competizione della viticoltura che sottrae aree – ragiona Lavagnoli -, ma alla mancata specializzazione degli impianti con investimenti su attrezzature tecnologicamente avanzate, all’insufficiente rinnovo varietale e delle forme di coltivazione, alla dirompente presenza di insetti alieni come la drosophila e la cimice asiatica e, infine, all’irreperibilità di manodopera”.

 
 

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