Verona vive ancora di turismo “mordi e fuggi”

 
 

Non sono propriamente in linea i Dem con i dati che enfatizzano il numero di turisti che Verona ha ospitato nel ponte di Ferragosto. Secondo Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani, il turismo resta un punto dolente da dodici anni, con l’amministrazione Sboarina che non è riuscita a risolvere le criticità del vacanziero mordi e fuggi.

“Il Comune – sottolineano gli esponenti del Partito Democratico – ha fatto la cicala in tempi di boom e ora recrimina sul calo; il perché è molto semplice: mancanza di una programmazione e di un calendario unico territoriale; strategie di sviluppo lasciate alle iniziative dei singoli per mancanza di una regia pubblica; assenza di una strategia di promozione sui mercati emergenti; carenze infrastrutturali a partire dall’offerta di mezzi pubblici; scarsa sostenibilità sociale per cui spesso le esigenze dei visitatori entrano in contrasto con quelle dei residenti”…

Sono alcuni dei punti salienti del piano strategico DMO per il turismo di Verona (Destination Management Organization) redatto nel settembre 2017 con il coordinamento della professoressa Marta Ugolini dell’Università degli Studi di Verona.

“A distanza di due anni quasi tutte le contromisure alle ben note debolezze storiche del sistema turistico veronese, individuate dal Piano dopo una attenta analisi svolta con raccolte di dati, sondaggi e interviste a operatori e visitatori, sono purtroppo rimaste lettera morta.

È triste pertanto assistere al rimpallo di responsabilità tra la vecchia amministrazione Tosi e l’attuale Sboarina sul tendenziale calo dei flussi in corso. Un calo che era ed è nell’ordine delle cose, visto che il modificato contesto internazionale ha reso nuovamente disponibili altre mete turisticamente appetibili aumentando così la competizione.

Questa per Verona dovrebbe essere la fase in cui mettere a frutto gli incrementi di redditività per singolo turista prodotti grazie agli investimenti tratti dai maggiori proventi degli anni di boom, invece non è stato fatto nulla e ora siamo costretti a restare alla finestra.

I turisti restano concentrati nel solito triangolo Arena – Casa di Giulietta – Tomba di Giulietta, costretti a lunghe file senza avere alcuna cognizione delle altre bellezze che li circondano a causa di una cronica mancanza di informazioni. Gli stessi monumenti di punta non sono stati riorganizzati a dovere: il progetto di fruizione multimediale dell’Arena, che è il nostro grande museo a cielo aperto, non è mai stato preso seriamente in considerazione, a differenza che in altre città in Italia e all’estero, vedi ad esempio Brescia, che usano la multimedialità come sostegno alla divulgazione. La Casa di Giulietta resta una bolgia. Le iniziative di turismo esperienziale (bici, canoa, cavallo e chi più ne più ne metta) sono affidate alla buona volontà di singoli gruppi o associazioni, restando così delle lodevoli iniziative all’interno di un contesto ingessato. Il turismo congressuale non riesce a trovare una sua sede, visto che la Gran Guardia torna come con Tosi ad essere sede di mostre d’arte (Goldin).

Anche la guerra dei numeri tra Sboarina e Tosi su chi “porta” più fan ai concerti rock non rende giustizia dell’importanza della questione. I numeri che ci interessano sono quelli della spesa pro capite per turista, e ci dicono che, ad eccezione della stagione lirica, Verona resta la patria del mordi e fuggi. Questa amministrazione è partita con i grandi annunci su Verona Capitale della Cultura (bando affossato dal governo a trazione leghista) ed è finita a litigare su quale dialetto adottare per tradurre il sito del Comune… E dell’anniversario dantesco del 2021 non si sente più parlare…”

 
 

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