Una scatola di sapone, rigorosamente Marsiglia, perché la sinistra si lavi la bocca
Sabato scorso, 18 agosto, gran parte del Paese si è fermato per il lutto nazionale, proclamato dal governo, al fine di ricordare le vittime della catastrofe di Genova.
Quasi incuranti di quella tremenda sciagura, che non vede la politica propriamente estranea da responsabilità, in particolare, secondo le ricostruzioni fatte finora, i governi di sinistra di Renzi e Letta, il Pd e le sigle della galassia della sinistra radicale hanno preferito sfilare, a Verona, contro l’omofobia e – poteva mancare? – a favore dei “refugees”. Casus belli fu la presunta aggressione subita da una coppia gay, che sarebbe stata presa a schiaffi e insulti perché passeggiava mano nella mano in piazza Brà.
Gli esponenti del Pd e di tutta l’estrema sinistra gay friendly si sono precipitati a gridare all’omofobia, a denunciare un altrettanto “clima d’odio” ascrivibile alle destre nella città di Giulietta e Romeo. Sui giornali locali e sui social si è parlato di “mandanti morali”, di “gravi responsabilità politiche” da parte della maggioranza di Palazzo Barbieri, a guida Federico Sboarina (civica Battiti, Lega, Forza Italia, FdI, Verona Pulita). Ad alludere a fantomatiche “trame nere” ci hanno pensato alcuni media locali, facendo da cassa di risonanza agli attacchi delle sinistre, delle femministe e dei circoli omosessuali.
Le destre della maggioranza scaligera non hanno partecipato alla sfilata, seppur invitate, ritenendo una priorità di quel giorno il rispetto del lutto nazionale, e dichiarando di attendere l’esito delle indagini, prima di pronunciare un giudizio politico sull’accaduto.
Ebbene, la Digos ha annunciato che, grazie alle telecamere di sorveglianza, sono stati identificati i responsabili, sia l’aggressore più accanito che i suoi compari. Trattasi di un rumeno di 21 anni e di altri stranieri coetanei, che “non risultano noti per alcuna appartenenza di natura politica”. Ma il rumeno risulta avere precedenti per minacce e reati comuni, tra cui rissa e aggressioni.
C’è da rimanere basiti di fronte alla strumentalizzazione a fini politici di alcuni, seppur deplorevoli, fatti di cronaca, ancor più se si ricorda che Verona è la città ove il 18 settembre del 2000 il professore di religione Luis Marsiglia raccontò di essere stato aggredito brutalmente da un gruppo di naziskin, per poi confessare, quattro giorni dopo, di essersi ferito “da solo con un martello e del fil di ferro”. Nel frattempo era uscito il ritratto della città di Verona, xenofoba, bigotta, fascista. Fiumi di inchiostro e ore di dibattiti sul presunto razzismo di Verona, fomentato dalle sinistre.
Forse sabato sarebbe stato meglio, per qualcuno, mostrare la virtù della prudenza, unirsi al cordoglio dei familiari dei connazionali morti sotto il ponte di Genova e forse qualche galantuomo che siede tra i banchi dell’opposizione a Palazzo Barbieri sarebbe il caso che si scusasse con la città, perché contra facta non valet argumentum…