Verona, Contaminazione Cromo VI acque sotterranee: la Provincia archivia il procedimento. Responsabili impuniti

Inquinamento delle falde idriche. Lupia Palmieri, Parotto, Osservare e capire la Terra © Zanichelli editore
 
 

“Alla luce dell’iter svolto i risultati mostrano un trend decrescente delle concentrazioni di Cromo esavalente nelle acque sotterranee presso il sito della ditta Casati Spa in località Poiano (Verona) fino al sostanziale rientro, a partire da gennaio 2018, dei valori nei limiti di CSC in tutti i punti di monitoraggio. Ad oggi non risultano pervenute alla Provincia, da parte degli altri Enti coinvolti, ulteriori e più precise informazioni idonee a dimostrare l’esistenza di un possibile responsabile della potenziale contaminazione in questione pertanto sono venuti meno i presupposti che avevano condotto all’avvio del procedimento i sensi dell’art. 244 del D. Lgs. 152/2006.”

Archiviato dalla Provincia di Verona, Determina n. 703 del 25/02/2019, un altro caso di inquinamento ambientale delle falde acquifere, questa volta il contaminante era il Cromo esavalente e la località Poiano, sempre a causa dell’incapacità (nonostante tutte le costose indagini attivate) nel determinare il responsabile della contaminazione.

Riassumiamo i fatti.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona ha trasmesso alla Provincia di Verona una Relazione tecnica, datata 6 dicembre 2013, ad oggetto: “Consulenza tecnica per l’inquinamento delle falde acquifere in località Poiano (VR)”. La Relazione evidenzia un’indagine effettuata con l’obiettivo principale dell’individuazione della/e sorgente/i di contaminazione da solventi organici (tetracloroetilene e, in misura inferiore, tricloroetilene) delle acque sotterranee nella zona in oggetto.

Nel corso dell’indagine sono stati effettuati sopralluoghi ed accertamenti tecnici, tra cui campionamenti ed analisi dei terreni e delle acque di falda, questi ultimi presso 39 pozzi e piezometri, distribuiti sul territorio del comune di Verona nella fascia della Valpantena compresa indicativamente tra il confine con il comune di Grezzana e loc. Poiano. Le risultanze analitiche hanno evidenziato alcuni superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) di cui al D. Lgs. 152/2006 per il Cromo esavalente nelle acque sotterranee.

In particolare, nelle “Conclusioni” della Relazione è precisato che: “(…) nel corso della consulenza è stato individuato un altro inquinante pericoloso, il Cromo esavalente (Cromo VI), in alcuni pozzi utilizzati per il monitoraggio. I dati analitici in questi pozzi sono a volte contraddittori in quanto la sostanza non sempre è stata rilevata. Fa eccezione il pozzo ubicato nell’area della ditta Colorificio A. & B Casati Spa, in loc. Poiano, dove il Cromo VI è sempre presente in concentrazioni inferiori al limite di potabilità, ma superiori al limite per le acque sotterranee”. L’avvenuto accertamento, per le acque sotterranee, dei superamenti delle CSC per il Cromo esavalente, qualifica la ditta Colorificio A. & B Casati Spa come sito potenzialmente contaminato ai sensi di legge e necessita di interventi e misure necessari.

Conseguentemente l’Area Ambiente della Provincia di Verona, il 12 febbraio 2014, ha avviato, “nei confronti del responsabile individuato in ordine alla potenziale contaminazione delle acque sotterranee prelevate dal pozzo ubicato presso l’area dello stabilimento della ditta Colorificio A. & B. Casati Spa il procedimento per l’emissione di ordinanza/diffida ad adottare tutte le misure e gli interventi previsti volti al ripristino della zona potenzialmente contaminata”. L’avvio del procedimento è stato comunicato alla ditta Colorificio A. & B. Casati Spa (in seguito solo Casati Spa), oltre che agli Enti competenti.

La ditta Casati Spa ha inviato proprie osservazioni in relazione al procedimento avviato in riferimento alle analisi eseguite sui campioni di acqua di falda prelevati da ARPAV in data 22/01/13, 06/03/13, 06/05/13, 05/08/13, 15/10/13 nel pozzo presente all’interno del sito produttivo del Colorificio Casati Spa utilizzato per l’approvvigionamento dell’acqua tecnologica.

Molteplici ed articolate le argomentazioni rappresentate dalla ditta Casati Spa a propria “difesa” (ne citiamo per ragioni di spazio talune).

La ditta osserva che l’inquinamento dell’acqua di falda dovrebbe essere stato determinato da una sorgente nella quale il Cromo esavalente è I ‘unica sostanza che lo possa aver generato. È stata effettuata pertanto una verifica all’interno della Casati Spa volta ad individuare una eventuale fonte di contaminazione dalla quale è emerso che:

Lo stabilimento ha iniziato l’attività nel sito di Poiano nel 1962 in un’area precedentemente destinata a vigneto. Le materie prime impiegate attualmente non contengono composti del Cromo esavalente, né lo stesso può prodursi durante le fasi del processo produttivo.

ll deposito temporaneo dei rifiuti prodotti è sempre stato collocato in un’area dedicata in direzione sud-ovest rispetto all’ubicazione del pozzo aziendale.

Inoltre la Casati Spa pone in evidenza che nella Relazione non sono state oggetto di indagine le seguenti attività produttive ubicate in direzione nord a monte dello stabilimento della Casati:

– Vetreria Bellomi Sas che si occupa della lavorazione del vetro piano;

– Scala Calcestruzzi Spa che produce strutture prefabbricate per l’edilizia;

– ll sito in cui era operativa la ditta Officine Meccaniche Bra la cui attività consisteva nella produzione di macchinari per la lavorazione del marmo;

Anche l’ipotesi che “il Cromo Vl trovato nella falda sottostante lo stabilimento sia conseguenza di processi ossidativi che hanno trasformato il cromo trivalente nella forma esavalente” è contestata dalla ditta “a causa dell’assenza o minima concentrazione del cromo trivalente nei pozzi dove il cromo VI ha i valori più elevati”.

Inoltre nella Relazione viene indicato come non certo il fatto che la fonte di contaminazione provenga dalla Casati non è certo in quanto i dati raccolti non sono sufficienti ed occorre un approfondimento con l’esecuzione di altre analisi e, inoltre, la contaminazione potrebbe derivare da scarichi incontrollati lungo il corso del Torrente Valpantena.

In conclusione “l’Azienda non è in grado di stabilire in base alle proprie conoscenze quale possa essere la fonte di inquinamento da Cromo esavalente”.

A seguito della rimozione, avvenuta nei giorni dal 28 al 30 luglio 2014, delle n. 2 cisterne interrate presenti presso lo stabilimento che contenevano un prodotto costituito da una miscela di vernici prodotte negli anni passati, è stata accertata una contaminazione da Toluene, Xilene, Etilbenzene e Benzene nei terreni e da Toluene, Xilene ed Etilbenzene nelle acque sotterranee. Non sono invece stati rilevati superamenti per i parametri Cromo esavalente e Cromo totale nei terreni di fondo scavo. Per fronteggiare la predetta contaminazione la ditta ha presentato nel settembre del 2015 un progetto di Messa in Sicurezza Operativa che ha previsto l’attivazione di uno specifico sistema di bonifica.

Il 16 febbraio 2015 la ditta Casati Spa ha trasmesso i risultati delle indagini svolte in attuazione al Piano di caratterizzazione approvato a seguito riscontro inquinamento da Cromo esavalente nelle acque del pozzo aziendale. Nella nota di trasmissione viene evidenziato che “(…) non essendo stata individuata una potenziale sorgente di contaminazione da Cromo VI delle acque sotterranee all’interno dello stabilimento Casati, il piano delle indagini proposto aveva l’obiettivo di verificare se la contaminazione potesse derivare da fonti di contaminazione esterne e poste a nord dell’insediamento. Come previsto dal Piano di caratterizzazione citato, si è proceduto, quindi, con la realizzazione di due piezometri nella porzione nord dello stabilimento in posizione di monte idrogeologico rispetto al pozzo aziendale P25 (in cui è stata riscontrata la contaminazione da Cromo VI).”

Con nota del 23 settembre 2015 il Dipartimento ARPAV di Verona ha trasmesso le risultanze delle campagne di campionamento acque sotterranee, eseguite in data 20/04/2015, 08/06/2015, 02/07/2015, in contraddittorio presso il sito. Dai referti analitici si evidenzia quanto segue:

  • POZZO P25 si rileva presenza di Cromo VI in concentrazione superiore alla CSC Tabella 2, Allegato 5, Titolo V, Parte IV, D.Lgs. 152/2006, nello specifico:
  1. a) campione del 20/04/2015, analisi ARPAV 6,10 µg/l, analisi LACHIVER 6,00 µg/l [CSC 5,00 µg/l]; b) campione del 08/06/2015, analisi ARPAV 7,00 µg/l, analisi LACHIVER 7,00 µg/l [CSC 5,00 µg/l]; c) campione del 02/07/2015, analisi ARPAV 5,30 µg/l, analisi LACHIVER 5,00 µg/l [CSC 5,00 µg/l];
  • POZZO Pz. 1 non si rileva presenza di Cromo VI; in tutti i campioni analizzati la concentrazione rilevata risulta essere al di sotto del limite di rilevabilità strumentale;
  • POZZO Pz. 2 si rileva presenza di Cromo VI in concentrazione superiore alla CSC Tabella 2, Allegato 5, Titolo V, Parte IV, D.Lgs. 152/2006, nello specifico:
  1. a) campione del 20/04/2015, analisi ARPAV 8,90 µg/l, analisi LACHIVER 8,00 µg/l [CSC 5,00 µg/l]; b) campione del 08/06/2015, analisi ARPAV 7,00 µg/l, analisi LACHIVER 7,00 µg/l [CSC 5,00 µg/l]; c) campione del 02/07/2015, analisi ARPAV 5,80 µg/l, analisi LACHIVER 6,00 µg/l [CSC 5,00 µg/l].

Con nota del 16 febbraio 2016, il Dipartimento ARPAV di Verona ha trasmesso gli esiti degli accertamenti analitici effettuati sui campioni di acque sotterranee prelevate il 1-2 dicembre 2015 da pozzi in loc. Poiano e loc. Marzana in Valpantena per la verifica, tra gli altri, del parametro Cromo esavalente. Risultano sottoposti a prelievo anche alcuni dei pozzi per i quali erano stati registrati superamenti per il predetto parametro nel corso degli accertamenti effettuati per conto della Procura di Verona, nello specifico i pozzi P5, P8 e P 11 (Beton Verona). La nota ARPAV precisa che “i parametri Cromo totale e Cromo VI vengono rilevati unicamente nel POZZO 11 (Beton Verona) in concentrazione comunque inferiore alle CSC, Tabella 2, Allegato 5, Titolo V, Parte IV D. Lgs. 152/2006”.

Infine arriviamo ai nostri giorni osservando che in data 11 dicembre 2018 si è tenuta una Conferenza di Servizi, indetta dalla Direzione Ambiente del Comune di Verona sul tema “Aggiornamento interventi eseguiti e condivisione prossimi step tecnico-amministrativi”, dal cui verbale risulta la seguente proposta operativa della ditta:

“- trasmissione ufficiale dell’aggiornamento Analisi di Rischio (AdR) entro gennaio 2019, proponendo lo spegnimento dell’impianto SVE-AS indicativamente da febbraio 2019;

– monitoraggio delle acque sotterranee e SGS (Sistema Gestione Sicurezza) bimestrali (febbraio, aprile, giugno 2019) per verifica dell’assenza del rischio sanitario e conformità delle acque al POC (Pz3);

– l’impianto viene mantenuto cautelativamente come presidio in questo periodo e successivamente, in caso di conformità, si potrà procedere alla rimozione definitiva degli impianti, con disponibilità ad effettuare altri monitoraggi seppur con minor frequenza”.

La Conferenza, come riportato nelle “Conclusioni”, ha accolto solo parzialmente le proposte della ditta ed ha ulteriormente richiesto alla stessa quanto segue:

“- per avere garanzia dei dati di input utilizzati nell’AdR viene richiesta la presentazione dell’AdR implementando i dati di monitoraggio relativi ad una situazione statica di fermo impianto SVE. Si propone pertanto il fermo impianto da gennaio 2019, la ditta procede col monitoraggio mensile per tre mesi e al secondo mensile (marzo) si fa il monitoraggio in contraddittorio con ARPAV (questi dati saranno implementati nell’AdR);

– relativamente al monitoraggio della falda, la proposta di proseguire per soli altri 6 mesi risulta non accoglibile in quanto il periodo è troppo limitato. Si anticipa che il periodo richiesto per la prosecuzione dei monitoraggi delle acque sotterranee sarà verosimilmente biennale (magari anche con cadenze trimestrali) ma questo sarà indicato come prescrizione del documento di approvazione dell’analisi di rischio”.

Il Colorificio Casati SpA, con riferimento a quanto stabilito nelle “Conclusioni” della Conferenza di Servizi del 11 dicembre 2018, ha comunicato, oltre al resto, che: “Sia per le acque sotterranee che per i soil-gas i parametri ricercati saranno: Benzene, Toluene, Etilbenzene, Xilene (per le acque sotterranee sarà, quindi, sospesa la ricerca dei parametri Cromo totale e Cromo VI da tutti i punti di campionamento)”.

In conclusione. Alla luce dell’iter svolto i risultati mostrano un trend decrescente delle concentrazioni di Cromo esavalente nelle acque sotterranee presso il sito fino al sostanziale rientro, a partire da gennaio 2018, dei valori nei limiti di CSC in tutti i punti di monitoraggio; evidenziano inoltre, nei casi di superamento dei predetti limiti, la generale presenza di Cromo esavalente anche nel piezometro PZ2, idrogeologicamente a monte rispetto al pozzo aziendale P25 e posto in prossimità del confine nord della proprietà Casati, in concentrazioni confrontabili quand’anche non superiori a quelle del predetto pozzo, circostanza che avvalora l’ipotesi di una provenienza del contaminante da fonte esterna al sito. Va inoltre evidenziato che le risultanze della caratterizzazione ambientale svolta nel novembre 2014 presso il sito hanno dimostrato l’assenza di superamenti delle CSC per il Cromo esavalente (e per il Cromo Totale) a carico del terreno. Non è stato possibile individuare la sorgente di contaminazione delle acque sotterranee da Cromo esavalente che, considerate le risultanze analitiche sopra riportate, potrebbe verosimilmente essere non più attiva. Anche gli esiti degli accertamenti analitici effettuati dal Dip. Provinciale ARPAV sui campioni di acque sotterranee prelevate il 1-2 dicembre 2015 da alcuni pozzi nelle Loc. Poiano e Marzana (P5, P8, P11 Beton Verona) che, nel corso degli accertamenti tecnici disposti dalla Procura della Repubblica di Verona, avevano evidenziato sporadici superamenti delle CSC per il Cromo esavalente, hanno mostrato la conformità a detti limiti.

Per quanto precede sono venuti meno i presupposti che avevano condotto all’avvio del procedimento i sensi dell’art. 244 del D. Lgs. 152/2006.

Ad oggi non risultano pervenute alla Provincia, da parte degli altri Enti coinvolti, ulteriori e più precise informazioni idonee a dimostrare l’esistenza di un possibile responsabile della potenziale contaminazione in questione, peraltro non più riscontrata in campagne analitiche eseguite in un arco temporale di oltre un anno. Tuttavia qualora pervenissero alla Provincia nuove evidenze analitiche di superamento delle CSC e/o informazioni utili ai fini dell’individuazione del/i responsabile/i della potenziale contaminazione in argomento, la Provincia potrà riattivare il procedimento ex art. 244 D. Lgs. 152/2006.

Non resta che attendere di leggere le analisi periodiche e “sperare” nell’estinzione della contaminazione.

Alberto Speciale

 
 
Alberto Speciale
Classe 1964. Ariete. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa, amante della trasparenza con un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fatti degli uomini. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. "Sono responsabile di quel che scrivo non di quel che viene capito"

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