Verona, 25 aprile 1945: la liberazione, tra gli ultimi fuochi di una guerra impietosa

 
 

L’anniversario della liberazione d’Italia è una festa nazionale della Repubblica Italiana che ricorre il 25 aprile di ogni anno. Vogliamo ricordare che successe in quella data, settantatrè anni fa?

Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – con comando a Milano, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani  – proclama l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, esortando i nuclei partigiani del Nord – Corpo Volontari della Libertà – ad attaccare i presidi nemici, imponendo la resa, prima dell’arrivo delle truppe alleate. Il CLNAI assume il potere “in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano”, ordinando la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti; Mussolini è localizzato, fermato e fucilato tre giorni dopo.

Entro il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale viene liberata.

Su proposta dell’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il principe Umberto II, luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946 emana un decreto legislativo che stabilisce che “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”.

Verona paga la liberazione con la distruzione di undici dei suoi dodici ponti: nella notte del 25 aprile sono fatti brillare dai tedeschi in ritirata; un gesto di estrema follia, per rallentare l’avanzata americana (che ha appena preso l’aeroporto di Villafranca), per sfregiare un’ultima volta la città. Inutile follia, che implica un lungo lavoro di ricostruzione, completato con pazienza e volontà.

Liberazione bagnata da tanto sangue, ovunque. Nella tarda serata del 25 aprile 1945, a Bovolone un gruppo di soldati tedeschi spara contro Giuseppe Berardo, Umberto Zambelli, Vittorio Bersan e Mario Dinato; l’indagine successiva dei Carabinieri ipotizza che i quattro fossero sospettati di appartenere a formazioni partigiane, ma nella lista dell’Anpi veronese che raccoglie i nomi dei partigiani caduti in guerra, non ve n’è traccia. C’è un testimone, Andrea Vaccari: non sa spiegarsi le ragioni di questo eccidio; riferisce di esser stato sfiorato da alcuni colpi di mitraglia, poi vede avvicinarsi Bersan, ferito, ma viene nel frattempo fermato dai tedeschi, che lo perquisiscono alla ricerca di armi. Vaccari offre loro il proprio orologio, poi si barrica nella propria abitazione, sentendo per lungo tempo colpi d’arma da fuoco. La mattina dopo, Vaccari vede i cadaveri di Berardo e Zambelli.

Giuseppe Berardo, nato a Bovolone l’8 settembre 1898, invalido di guerra. Umberto Zambelli, nato l’8 giugno 1903 a Bovolone.

Il 26 aprile 1945 un reparto tedesco – forse SS – in ritirata compie un altro, inutile, massacro a Montorio. Al mattino, presso villa Guerrina, dopo una colluttazione con alcuni soldati tedeschi che volevano impossessarsi della sua bicicletta, viene ucciso Attilio Rossi, sfollato al Ponte Verde. La retroguardia nemica, incalzata e seguita da partigiani e civili armati, inizia a sparare in paese a tutto ciò che si muove. Amalia Dall’Ora sta rientrando nella sua
casa in Via Olmo, viene freddata.
Bruno Spagnolo, armato di moschetto fornito dal gruppo di partigiani, passa tra l’attuale via Oleandri e piazza Buccari, viene fermato e disarmato da due soldati tedeschi; questi, dopo averlo lasciato andare, lo uccidono con un colpo di fucile alla schiena. Poco dopo mezzogiorno, il dramma culmina. A cavallo tra le due sponde del torrente Squaranto, in un
momento di calma apparente, Luigi Höller, soldato tedesco in bicicletta, è colpito alle spalle da un civile montoriese che contravviene alle indicazioni dei partigiani di non sparare contro i nemici; comincia uno scontro, a cui consegue una sanguinosa rappresaglia.
In via Lanificio muore, colpito da cariche di mitra, Arturo Sabaini, armato e probabilmente
appartenente al gruppo di partigiani. Un pugno corazzato lanciato da via Lanificio verso il ponte dell’Olmo uccide Chochlov Ehorhy, soldato georgiano unitosi ai partigiani.
In via Lanificio, alla finestra della casa dei genitori, è colpita alla testa e uccisa Nerina Furlani.
I tedeschi operano un rastrellamento casuale e repentino tra via Lanificio e via
Segheria; sono catturate, radunate in fondo a via Lanificio e barbaramente giustiziate persone innocenti e del tutto estranee agli eventi.

Gaetano Albertini Gaetano, 54 anni, nato a Montorio, ivi residente, carrettiere, coniugato con Carmela Riolfi, ucciso in via Segheria, loc. Baracche Todt. Silvia Castagna Silvia, 23 anni, nata a Selva, residente a Montorio, casalinga, nubile, uccisa in via Segheria, loc. Baracche Todt. Ehorhy Cholchlov, 23 anni, n. Russia, ucciso in via Olmo. Amalia Dall’Ora Amalia, 63 anni, nata a San Michele, residente a Montorio, casalinga, coniugata con Luigi Giardini, uccisa in via Olmo. Giuseppe Fiorini, 50 anni, nato a Montorio, residente a Montorio, carrettiere, celibe, ucciso in via Segheria, loc. Baracche Todt. Nerina Furlani,34 anni, nata a Montorio, residente a Montorio, parruchiera, vedova di Narciso Lucchese, uccisa in via Lanificio 32. Nicola Gaspari, 70 anni, nato a Montorio, residente a Montorio, operaio, coniugato con Rosa Tognetto, ucciso in via Lanificio. Antonio Gironda, 42 anni, nato a Cologna, residente a Montorio, manovale, coniugato con Irma Turri, ucciso in via Segheria, loc. Baracche Todt. Emanuele Pizzini, 48 anni, nato a Roverè, residente a Montorio, macellaio, coniugato con Rosa Masenelli. Giulio Raguzzi, 53 anni, nato a Mizzole, residente a Montorio, operaio, coniugato con Maria Sabiani, ucciso in via Segheria, loc. Baracche Todt.

Gli americani arrivano a Verona all’alba. In città non si registrano combattimenti di rilievo,se non alcuni nelle periferie sud: presso Dossobuono e in borgo Roma, ai Magazzini Generali, ove gli esploratori della V armata  si scontrano con i tedeschi in fuga, nella notte del 24 aprile.

Le jeep e camionette americane percorrono il corso al tempo intitolato a Vittorio Emanuele II, un mezzo raggiunge piazza dei Signori e un ufficiale incontra Aldo Fedeli – designato sindaco dal Comitato di Liberazione provinciale – ed un rappresentante del CLN: nella vicina piazza Malta si brinda alla libertà con mezzo litro di vino bianco. Alle 16.30 la campana della Torre dei Lamberti ufficializza, con i suoi ritocchi, l’arrivo in centro degli americani. Il 5 maggio successivo, onde evitare ulteriori vendette e colpi di testa, si tiene in Arena la cerimonia di consegna delle armi da parte dei partigiani, alla presenza del generale Edgrard E. Hume e del governatore alleato per Verona, maggiore J.M. Blackwell.

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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