Riccardo Ferracin, un giovane studente di Bonavigo, studente di Lingue per la Comunicazione turistica e commerciale all’Università di Verona, ha vinto il primo premio nella sezione poesia alla decima edizione del concorso letterario in lingua cimbra «Tönle Bintarn», organizzato dall’«Istituto Cimbro di Luserna» (Tn). Il premio annuale intende sostenere, promuovere e sviluppare la scrittura della lingua cimbra nel territorio di insediamento storico di questo idioma, compreso tra le province di Trento, Vicenza e Verona.
Il concorso, che prende il nome dall’omonimo libro di Mario Rigoni Stern, ha due sezioni: testi letterari e poetici, redatti nelle tre varietà parlate a Luserna, nei 7 comuni dell’altopiano di Asiago e nei 13 veronesi della Lessinia.
Con il componimento «Hoar iz gareida ume bazzare», ovvero «Ascolta il parlare dell’acqua», il ventitreenne di Bonavigo, si è imposto su tutti i concorrenti con quattro strofe in rima dedicate al torrente Progno che attraversa il paese di Giazza, al suo incontro con l’Adige, fiume che attraversa la nostra città.
La motivazione del premio è stata: “Una composizione poetica e armonica, in equilibrio tra tradizione e innovazione. Lodevole la grafia, la grammatica e l’ortografia, l’uso di alcuni verbi e la forma del tempo futuro».
Riccardo Ferracin per scrivere questa poesia si è ispirato ai versi de “L’Adese” del poeta veronese Tolo Da Re».
La composizione vincitrice è stata scritta in cimbro, infatti, quell’antica lingua tedesca, che si ritiene sia arrivata in Italia attorno all’anno 1000 quando, attraverso varie migrazioni, i coloni bavaresi hanno abbandonato le loro terre alla ricerca di nuovi territori da colonizzare.
Per il cimbro l’epoca d’oro con la sua massima espansione si è avuto nel Settecento, quando oltre ventimila persone lo parlavano correttamente.
Attualmente i tre i paesi di riferimento dove lo si parla ufficialmente il cimbro sono Luserna, Roana (Vi) e Giazza (Vr).
Ferracin a Giazza si è avvicinato al cimbro, che per la sua laurea triennale aveva intervistato le ultime persone che parlano l’antica lingua.