Il rettore Nicola Sartor ha inaugurato il 35° anno accademico dell’università di Verona in una cerimonia che si è svolta nell’aula magna del Polo Santa Marta, ospiti il genetista Michele Morgante e il presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) Andrea Graziosi.
Sartor ha illustrato le principali azioni condotte dall’ateneo, dalla riforma del Senato accademico, di cui ora faranno parte tutti i direttori dei 12 dipartimenti, al perfezionamento del modello di assicurazione della qualità nella gestione delle attività istituzionali, dal miglioramento dell’efficienza gestionale e lo sviluppo nella professionalità del personale tecnico e amministrativo al reclutamento di nuovi docenti e ricercatori. “Rilevanti sono gli sforzi richiesti ai dipartimenti per identificare il loro sentiero di sviluppo. Grande è la nostra soddisfazione per il riconoscimento, da parte dell’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca, del profilo di eccellenza riconosciuto a 9 dei 12 dipartimenti. Ciò consentirà, tra l’altro, di competere per l’ottenimento di fondi ministeriali straordinari finalizzati allo sviluppo delle loro attività”.
Il rettore ha fatto riferimento anche al piano edilizio triennale di oltre 90 milioni di euro. Tra gli interventi citati, l’acquisto dalla Provincia di Verona di una porzione di villa Eugenia in San Floriano e la costruzione di un nuovo edificio per la Scuola di medicina e chirurgia. Nella sua relazione, Sartor ha parlato anche di potenziamento delle attrezzature per la ricerca, di internazionalizzazione, di riduzione dei contributi chiesti agli studenti e delle procedure di reclutamento e l’accesso all’università: “Il reclutamento del personale accademico è stato oggetto di diffuso sentimento di scontento e talvolta di scandalo per alcune notizie di cronaca che hanno interessato anche la magistratura. Il nostro sistema, possiamo dire, “coopta mediante concorso”. Si tratta di un evidente ossimoro. La necessità di utilizzare la tecnica del concorso per accedere ai ruoli pubblici è stabilita dalla nostra Costituzione e in quanto tale va rispettata. Con riferimento alla nostra università, se guardiamo agli esiti delle procedure di reclutamento dei docenti, si rileva che nel triennio 2014-2016 l’ateneo ha reclutato complessivamente il 33 per cento di docenti provenienti dall’esterno o da altri atenei, superando di gran lunga la soglia minima del 20 per cento stabilita dal Ministero. I nuovi assunti o promossi nel periodo 2011-2014 hanno avuto una produzione scientifica VQR valutata migliore della media della loro area in 7 casi su 13, in linea con la media di area in 5 casi su 13 e solo in un caso su 13 inferiore alla media. Anche con procedure complesse, il reclutamento realizzato nel nostro ateneo è stato quindi condotto nella direzione del merito e del valore scientifico”.
Sull’accesso agli studi universitari – “diritto allo studio” o “diritto all’iscrizione”? – l’indicazione del numero massimo di iscritti, in funzione delle dimensioni del corpo docente e della dotazione di infrastrutture, va interpretata non come volontà di limitare arbitrariamente l’accesso, bensì come segno di responsabilità e come garanzia di attenzione alla qualità degli studi. “Nei prossimi anni il nostro giovane ateneo continuerà a rafforzare l’azione di orientamento e di sostegno agli studi, con l’obiettivo, certo non facile, di assicurare il completamento degli studi in tempi brevi al numero più elevato possibile di giovani che hanno scelto di svolgere presso di noi il loro percorso universitario”.
Davide Turi, presidente del Consiglio degli studenti, ha mandato un forte messaggio alla comunità studentesca dedicato all’importanza dell’unione e della collaborazione. “Poter studiare ed istruirci qui in università ci consente di vedere i rischi insiti nell’isolamento e nella divisione. Quindi ci tengo ad incoraggiarvi a distruggere le barriere e non ricrearle, a non permettere più a nessuno di separarci. La nostra comunità studentesca deve essere il punto di partenza non soltanto per la diffusione del sapere, ma anche, e soprattutto, un banco di prova concreto dell’idea di condivisione. Il sistema universitario presuppone un ruolo dello studente partecipe, esigente, attivo e anche critico. Viviamo questi anni universitari non come se fossero un percorso verso un attestato bensì come un cammino dentro di noi e nel mondo e vi assicuro che questo ci porterà lontano”.
La cerimonia è continuata con la lectio magistralis di Michele Morgante, genetista, accademico dei Lincei e docente dell’università di Udine. Il suo gruppo di ricerca ha dato un apporto fondamentale allo sviluppo di tecnologie ampiamente usate nella genomica vegetale.
Nel corso del suo intervento dal titolo “Le modificazioni genetiche delle piante tra ragione e sentimento”, Morgante ha parlato dei benefici che la genetica può portare all’agricoltura. “Quello degli interventi genetici sulle piante è un tema che non viene accettato facilmente dall’opinione pubblica. Già migliaia di anni fa l’uomo si è occupato di manipolazione genetica adattando le piante selvatiche alla coltivazione. Così come sono apprezzati i risultati positivi che queste tecnologie apportano in ambito medico, le persone devono considerare anche quelli ottenuti in ambito agricolo che permettono, oggi, di mangiare cibo di qualità e in sicurezza. Sono dunque benefici che vanno a vantaggio degli agricoltori, dei consumatori e dell’ambiente in cui viviamo”.
Ma le nuove tecnologie possono anche aiutare a salvare l’ambiente. “Oltre ai costi di produzione – ha detto Morgante – ci sono dei costi “indiretti” che, al momento, nessuno sta pagando e che si traducono in produzione di Co2, riscaldamento globale e cambiamento climatico. Non è pensabile proseguire in questa direzione. È indispensabile comprendere che le biotecnologie applicate alle piante possono essere un ausilio fondamentale per affrontare il problema della sostenibilità ambientale”.
Il presidente dell’Anvur Andrea Graziosi ha sottolineato l’importanza dell’istituto da lui guidato e delle azioni messe in atto per assicurare la qualità del sistema dell’istruzione superiore e della ricerca nazionale. “Il rapporto con le università e con le persone che le compongono è fondamentale per l’Agenzia di valutazione. Il nostro compito è fornire dati al Governo, ma non ci riusciremmo se non avessimo un rapporto forte con gli atenei. Il nostro desiderio è, infatti, quello di fornire agli atenei stessi gli strumenti per migliorarsi, per fare sempre di più e meglio. La valutazione del sistema universitario, nata nel 2011, risponde a tre obiettivi: il primo è fornire rispose ai cittadini, perché in una società democratica gli organi statali devono rendere conto di come vengono utilizzate le risorse, per questo la valutazione è stata introdotta in quasi tutti gli enti pubblici. Inoltre la valutazione ha la funzione di creare una competizione positiva tra i vari atenei, che così, e questo è il terzo obiettivo, possono essere stimolati a migliorarsi”.
Graziosi ha poi fornito alcuni dati su Verona. In particolare le immatricolazioni alle lauree magistrali da parte di studenti provenienti da altri atenei è cresciuta negli ultimi anni, passando dall’oltre 25 per cento dell’anno accademico 2013-2014 all’oltre 35 % dello scorso anno; in netta crescita anche le iscrizioni da parte di chi ha conseguito un titolo di studio all’estero. L’ateneo scaligero, inoltre, ottiene ottimi risultati per tutti i suoi 12 dipartimenti, con una valutazione media molto spesso superiore alla media nazionale di area e ben 9 dipartimenti si sono posizionati tra i primi 350 nella graduatoria dei migliori dipartimenti stilata nel 2017 dall’Anvur su richiesta del Miur.
Al termine della cerimonia sono stati insigniti della carica di professore emerito, ovvero coloro che hanno maturato 20 anni da ordinario: Carlo Alberto Marzi, Giorgio Graffi, Gian Cesare Guidi e Pier Franco Pignatti. Finale come da tradizione accademica, con il coro universitario, diretto dai maestri Luca Marchetti e Marcello Rossi Corradini, che ha intonato il “Gaudeamus igitur”.