“Dalla rottura con Salvini sono trascorsi sei anni. Sette l’anno prossimo, quando a Verona si tornerà a votare per il sindaco. Sette anni sono tantissimi. Le questioni del passato, lo ha detto lo stesso Salvini, non contano più. Lui guarda avanti, e anch’io. Se tra qualche mese la Lega o comunque il centrodestra deciderà di puntare su di me bene, altrimenti farò affidamento sulle mie liste civiche”.
Verona, per dieci anni, è stato il feudo di Flavio Tosi. Nel 2007 vinse al primo turno col 60%. Berlusconi durante il comizio finale in piazza dei Signori lo aveva definito “rozzo ma efficace”. Tosi diventò il sindaco-sceriffo d’Italia. Nel 2012 altro plebiscito senza passare dal ballottaggio: 57%, con lo sfidante di centrosinistra inchiodato al 22. Nel 2015 la frattura con la Lega, le bordate con Salvini, l’ambiziosa candidatura a governatore del Veneto contro il “doge” Zaia, 11% l’esito finale. Si sarebbe ricandidato nel 2017 per rifare il sindaco ma la legge impedisce il terzo mandato consecutivo nei Comuni sopra i 3 mila abitanti. Ha corso la compagna, oggi moglie, Patrizia Bisinella, ex senatrice leghista, sconfitta al secondo turno da Federico Sboarina, di recente entrato in Fratelli d’Italia dopo essere stato vicino al Carroccio: Salvini non ha preso bene la decisione. L’anno prossimo Tosi proverà a riprendersi il feudo.
Salvini ha detto: “Non ho la fortuna di incontrare Tosi da anni, però parlo con tutti quelli che hanno qualcosa da dire su Verona”
“Appunto”.
Lei però ha fatto intendere che vi siete parlati…
“Per riservatezza e rispetto verso di lui non do dettagli sul tipo di comunicazione che c’è stata”.
Zaia ha già dichiarato che la Lega non la appoggerà
“No. Zaia ha ricordato la procedura: il “provinciale” fa una proposta al Consiglio nazionale della Liga Veneta che a sua volta ratifica il nominativo del candidato al segretario federale. Zaia ha detto che la questione non è all’ordine del giorno, questo sì, e lo immagino dato che alle elezioni qui mancano otto mesi”.
Per Roberto Marcato, assessore regionale, “big” della Liga Veneta e recordman di preferenze, l’ipotesi che la Lega lo appoggi è una “bestemmia”. Lei dovrebbe “mettersi il cuore in pace”, ha detto
“Non è una valutazione che spetta a me: è la Lega che deve valutare i pro e i contro di questo dialogo. Che poi Marcato prenda questa posizione ci sta: non è che quando eravamo nella Lega assieme avessimo un rapporto splendido”.
Tosi rientrerebbe in Lega?
“C’un momento di confronto, ma da qui a parlare di un mio ritorno, al momento siamo distanti anni luce”.
Ma cos’è cambiato nel rapporto con Salvini? Per anni lo ha accusato di dire “cazzate”, di essere un “fannullone”, un “traditore”…
“Lo ripeto: sono cose vecchie. Ho apprezzato il suo sostegno a Draghi, è stata una decisione responsabile. E comunque gli va riconosciuto il grande merito di aver preso un partito al 4% e di averlo portato oltre al 30. Adesso viaggia attorno al 20, che per la storia della Lega è in ogni caso un dato mostruoso”.
Ieri i leghisti si dividevano tra indipendentisti e autonomisti. Ora sul green pass
“La questione è più profonda. C’è una Lega di lotta e una di governo. Succedeva anche in passato, ma allora erano due facce della stessa Lega. Oggi si sta creando un confronto interno”.
Bossi ha compiuto da poco 80 anni. Il vostro rapporto spesso è stato burrascoso…
“È vero, ma lo ringrazierò sempre di aver agevolato la mia candidatura. Per arrivarci fece un lavoro di fioretto con Berlusconi. Prima e dopo abbiamo avuto confronti accesi, però ogni volta ha avuto l’intelligenza di evitare lo strappo. D’altronde se uno col 4% esprime governatori e ministri significa che ha una straordinaria capacità politica”.
Torniamo alle liste civiche che la sostengono: quanto valgono?
“Più del 25%”.
Non le sembra un po’ troppo? Al primo turno nel 2017 tutto il centrodestra più la civica del sindaco prese il 29…
“I sondaggi parlano chiaro: sono pubblici” (fonte true-news.it)