Sisma: meno determinismo e più “lettura” per affrontare danni e interventi – Intervista a Massimo Mariani
Terremoto: purtroppo per l’Italia, è un termine che fa regolarmente parte dell’attualità; abbiamo “intercettato” Massimo Mariani – in trasferta professionale in Veneto per partecipare come relatore al seminario “#sisma #dissestieinterventi” organizzato dall’Ordine Ingegneri di Vicenza, il 26 e 27 gennaio – per fare il punto sulla situazione nazionale e, con sguardo più mirato, sulla nostra regione e Verona.
Mariani, ingegnere e architetto, già presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Perugia, attualmente è consigliere del C.N.I. – Consiglio Nazionale degli Ingegneri d’Italia con delega alla Cultura-referente per il Centro Studi, Geotecnica, Rischio Idrogeologico, Consolidamento e Restauro degli Edifici, Divulgazione Scientifica; è anche membro del Consiglio Direttivo della Scuola Superiore e Centro Europeo di Formazione per l’Ingegneria e presidente dell’ECCE – Consiglio Europeo degli Ingegneri Civili. Inoltre fa parte del Comitato Tecnico-Scientifico per il Sisma in Italia centrale per il Commissario Straordinario per la Ricostruzione, è titolare dello Studio per la Ricerche Applicate a Perugia ed è cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un curriculum che mette quasi soggezione, ma che, semplificando concretamente, si traduce in lunga esperienza e competenze di riferimento nel settore sismico.
Circoscriviamo l’attenzione al Veneto: come siamo messi? Quali sono le criticità della regione e come Le stiamo affrontando? Si può fare di più?
«Prima che di ingegneria, bisogna parlare di geologia e ricordare che tutta l’Italia è un territorio a rischio sismico. La variabile fra una zona e un’altra è il tempo di ritorno: a questo parametro si lega la misurazione del grado di sismicità, ma ha poco senso, perché una distanza di accadimento anche secolare non significa che il terremoto poi non possa essere disastroso».
Verona, come la maggioranza delle città italiane, è un monumento a cielo aperto: che suggerimenti avanza, da esperto, per tutelare e preservare?
«Il Veneto è una regione piena di merletti, di strutture ardite: non a caso il Palladio eseguiva sempre prove strutturali, consapevole di vivere in un ambiente in cui la delicatezza archtettonica doveva sposare la correttezza statica strutturale. Cosa si può fare? Essenzialmente e primariamente, investire sulla prevenzione, anche se, dal punto di vista politico, paga poco, non offre vetrina a breve termine, come invece posare prime pietre».
Gli studi di Mariani e del suo gruppo di lavoro hanno puntato l’attenzione sull’accelerazione verticale, «elemento trascurato, che, invece, va sommato a quello dell’accelerazione orizzontale, per avere un’immagine completa delle sollecitazioni prodotte da un sisma sulle strutture, e, conseguentemente, anche del tipo di danni e delle possibili migliorìe tecniche nella ricostruzione».
Una visione ben lungi dall’essere razionalistica è quella che guida Mariani, nonostante la veste tecnica; proprio la lunga esperienza, infatti, lo ha (ri)portato a valutare gli eventi sismici da un punto di vista non meramente meccanico: «una “nostra” formula, o un “nostro” processo di calcolo, indicato con un puntatore o con una freccina del mouse su uno schermo, sta diventando sempre più un jpeg, un’immagine che svanisce presto, perché delegata al computer per l’ottenimento del risultato voluto. Ma il terremoto non è inquadrabile, per sua natura: è caos. Per studiarlo e farlo studiare, dunque, sono tornato a divulgare l’arte e l’artigianato della nostra disciplina, cercando di fornire gli strumenti indispensabili per leggere le origini dei dissesti ed intervenire, nella ricostruzione, con maggior efficacia, con occhio preventivo, il tutto nel rispetto dell’edificio stesso».
Un approccio che coniuga scienza e filosofia, competenze tecnologiche e realistica presa di coscienza che la natura non si piega ai nostri voleri e che dobbiamo interagire con diligenza e intelligenza.
Alberto Speciale