Teatro Ristori, romanzo pedagogico “Orzowei”

 
 

Un romanzo pedagogico, che parla agli spettatori come l’insegnante fa con i suoi allievi. L’autore è Alberto Manzi, l’indimenticato “maestro d’Italia” che insegnò la lingua a milioni di telespettatori con la trasmissione Non è mai troppo tardi. Un romanzo che in questa speciale occasione diventa uno spettacolo musicale carico di significati. È l’atteso Orzowei, la prima data per famiglie del Teatro Ristori che accoglierà grandi e piccini domenica 13 ottobre alle ore 17. La regia è dell’Atelier Elisabetta Garilli nello sfidante intento di raccontare Orzowei in poco più di un’ora con un grande rilievo ai messaggi che Alberto Manzi intendeva far arrivare ai suoi giovani lettori. Ad impreziosire la narrazione i testi originali a cura di Giulia Carli e Gianluca Gozzi, le musiche interpretate dal Garilli Sound Project e le immagini dal vivo di Serena Abagnato.

La storia è quella di Isa, un bambino bianco abbandonato nella foresta del Sudafrica, che viene trovato ed allevato come un figlio da un vecchio grande guerriero di una tribù di Bantu. A causa della pelle chiara, Isa inizialmente non riesce a farsi accettare dai membri del villaggio, che per schernire lo chiamano Orzowei, il trovato. Uno spettacolo che parla dell’importanza della collaborazione fra le culture ed etnie diverse, della preziosità che le differenze rappresentano e dell’arricchimento che deriva dalla reciproca conoscenza e stima. Manzi ieri, Elisabetta Garilli oggi, raccontano con semplicità, ma non in modo semplicistico, le difficoltà di chi è diverso, di chi è emarginato. Uno spettacolo che parla per metafore ai più giovani. 

Le letture tratte dal testo originale narrano del piccolo “swazi” e delle sue esperienze a contatto con le quattro saggezze: la cultura zulu che lo ha allevato, quella boscimane che lo ha istruito, quella occidentale destinata ad accoglierlo, e quella della natura attraverso gli animali della foresta. L’ensemble ospita, in questa produzione, due giovani talenti che rappresentano la comunità di tutti i bambini e degli adolescenti: far cantare il tema principale della colonna sonora ad un quindicenne vuole rappresentare un messaggio per tutti i ragazzi che, nel proprio quotidiano, nella propria adolescenza e nel cammino della loro vita, si sentono o si sono sentiti un “orzowei”.