LETTERE ALLA REDAZIONE
L’attuale livello del dibattito, tutto incentrato sulla guerra tra i pro Tav e gli anti Tav, ci sta facendo perdere di vista la vera posta in gioco degli investimenti infrastrutturali, ovvero il miglioramento delle condizioni per rendere Verona una città più accessibile, sostenibile e ricca di opportunità. Tra chi dice la Tav non si tocca, ignorando i rilievi della stessa Corte dei Conti Europea, e chi vorrebbe semplicemente chiudere tutti i cantieri, è possibile avviare un ragionamento su come dovrebbe cambiare la mobilità di domani e sulla necessità di farlo con scelte radicali ma sostenibili sia ambientalmente che economicamente?
Il quadro di partenza è desolante: siamo tra le regioni più avanzate d’Europa, eppure abbiamo un sistema infrastrutturale inefficiente, inquinante e fermo da più trent’anni. Il primo progetto Tav Milano-Venezia risale infatti al 1995, il Piano dei trasporti (PTR) del Veneto è fermo al ‘95 mentre Verona, città attraversata da ben due corridoi, dotata di un interporto di valenza transnazionale e di un aeroporto, si è sempre mostrata disinteressata ad affrontare il tema in modo sistematico e progettuale, fino alla clamorosa esclusione dall’ultimo DEF 2017 “Connettiamo l’Italia”.
L’unico investimento infrastrutturale che l’Italia e l’Europa sono pronte a finanziare su quest’area riguarda proprio i corridoi europei. Senonché la Corte dei Conti dell’Unione Europea ha pubblicato nel giugno scorso un dettagliato rapporto sullo stato di attuazione dell’Alta velocità ferroviaria nel Continente dalle conclusioni assai poco incoraggianti: nonostante i 23,7 miliardi di euro cofinanziati dall’Europa dal 2000 ad oggi, l’Alta velocità in Europa appare ancora come un sistema frammentato, costoso e incapace di raggiungere quei volumi di passeggeri che permetterebbero al sistema di ripagarsi.
Se stiamo alla tratta principale che attraverserà Verona e il Veneto, la Milano-Venezia, con i suoi 237 chilometri, risulterà essere tra le più costose (seconda solo alla Monaco-Stoccarda): ci vorranno 12,6 miliardi. In altre parole, costerà più di 45 milioni di euro a chilometro, quasi il doppio della media europea, che è pari a 25 milioni di euro.
La Corte inoltre rileva che i treni europei «in molti casi» viaggiano a «velocità medie di gran lunga inferiori a quella per cui sono stati progettati». Questa constatazione trova riscontri oggettivi nella Tav che attraversa il lombardo-veneto. Per la morfologia del territorio e la struttura insediativa, diffusa e altamente densificata, la tratta Milano-Venezia appare, infatti, inadeguata a rispondere agli obiettivi dell’Europa, sia per la velocità media necessariamente inferiore per le fermate ravvicinate (in media una ogni 80 km) che per gli elevati costi (che sono decisamente troppo elevati rispetto alla media europea).
La Corte stessa arriva alla conclusione che, forse, si dovrebbe considerare «seriamente» la soluzione alternativa di «potenziare le linee convenzionali». Il report richiama, in proposito, il caso della Venezia-Trieste, per la cui tratta si risparmieranno con questa modalità 5,7 miliardi.
In questo scenario, Verona, per la sua posizione e per gli interessi in campo, potrebbe giocare una partita fondamentale nel modificare radicalmente tale progetto: abbandonare l’idea dei treni a 300 chilometri orari per un sistema più tradizionale con una velocità massima di 240 Km/h, meno rumoroso, meno costoso, e meno energivoro.
Per la tratta Brescia-Verona-Padova, che attualmente costerebbe 7.8 miliardi, il passaggio da un sistema Tav rigido e costoso ad un sistema più tradizionale, si potrebbe stimare, in base al rapporto della Corte europea, un risparmio di spesa di circa 2,3 miliardi di euro, pari al 30% della spesa odierna.
Tali risorse, anche per non incombere in inutili e rischiose controversie con il General Contractor, potrebbero essere reinvestite per attrezzare finalmente il Veneto di un sistema ferroviario metropolitano su cui poi sviluppare le future politiche di rigenerazione urbana delle nostre città. Per Verona tale scenario significherebbe finanziare ingenti progetti che altrimenti resterebbero solo sulla carta quali:
• la trasformazione dell’attuale linea ferroviaria in metropolitana e alla sua integrazione con un filobus (ed il suo necessario ampliamento),
• la realizzazione di un sistema veloce (people mover?) in grado di connettere l’aeroporto con la città passando dalla Marangona e dalla Fiera supportato da un masterplan di valorizzazione delle aree che lo attraversa
• la riconversione dell’ex scalo merci in “central park”, inteso come un vero e proprio parco urbano e polmone verde della città.
Giulio Saturni
URBANISTA
Co-fondatore di COCAI*
* COCAI è formato da un gruppo di persone coinvolte a vario titolo nelle politiche urbane e sociali della città di Verona. Siamo architetti, urbanisti, avvocati, educatori e rappresentanti di diverse categorie di lavoro professionale ma anche semplici persone accomunate da ideali di crescita sostenibile, convinti che per migliorare la nostra città c’è bisogno che i cittadini comincino a diventare parte attiva della politica urbana cittadina. Abbiamo deciso di donare ad una causa comune parte del nostro tempo. La nostra speranza è di essere una tra le molte energie positive di questa città, ispirando i veronesi ad impegnarsi nel cercare di migliorare questa piccola ma importantissima parte di mondo che ci ospita. www.cocai.land