Studi Confcommercio: “Trend positivo per Verona ma evitare rischi di saturazione”

 
 

Dieci anni.

È il lasso di tempo che ha caratterizzato la ricerca dell’Ufficio Studi di Confcommercio, relativamente al trend dei settori commerciali rappresentati nei centri storici e nelle periferie. Come già anticipato nel nostro titolo, Verona si conferma territorio sinonimo di crescita e consolidamento.

Nel periodo 2008-2018 Verona ha lievemente aumentato il numero delle attività commerciali, con un travaso tra centro storico – in calo – e periferia, registrando inoltre un sensibile incremento del numero di alberghi, bar e ristoranti“.

Lo studio ha coinvolto 120 città (tutti i capoluoghi di provincia più 10 comuni di media dimensione): a livello nazionale, emerge che i centri storici perdono il 13% dei negozi in sede fissa nel periodo 2008-18, -14% al sud con divario di 4 punti percentuali rispetto al centro-nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3%.

Crescono negozi tecnologia e farmacie, scivola il numero di negozi tradizionali, che escono dai centri storici per trasformarsi nell’offerta delle grandi superfici specializzate fuori dalle città. Il calo dei consumi reali pro capite ha comportato una perdita di negozi in sede fissa.  

Secondo le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio, il 70-80% della riduzione dei negozi dei centri storici è dovuto a razionalizzazione e scelte relative a scarsa redditività e competizione con e-commerce, centri commerciali, parchi e outlet.

Il caso Verona

A Verona, gli esercizi del commercio al dettaglio del centro storico sono calati da 748 a 673, quelli fuori dal centro storico sono balzati da 1.513 a 1.631; in crescita alberghi, bar e ristoranti, passati da 572 a 637 unità in Centro e da 838 a 1.038 unità fuori dal centro storico. In netta ascesa, anche dal 2016, riferimento “intermedio” dello studio Confcommercio, il numero degli alberghi.

Grazie al decisivo contributo del turismo Verona è cresciuta, in questi anni, e si pone in controtendenza rispetto al dato nazionale – commenta il presidente di Confcommercio Verona Paolo Arenama le problematiche non mancano: è sotto gli occhi di tutti il crescente fenomeno dei negozi sfitti in città dovuto a cause diverse quali, ad esempio, la modifica del comportamento di acquisto, la mancata corrispondenza tra l’offerta commerciale e la mutata domanda del consumatore legata anche all’innovazione digitale, ma anche problemi di vivibilità, accessibilità e declino urbano”. 

Per contrastare tale tendenza – aggiunge Arena – è necessario attuare politiche di rigenerazione urbana innovative in grado di promuovere valori comuni, in ambito sociale, culturale ed economico: ne sono un esempio i Distretti urbani del commercio che si stanno dimostrando strumenti utili per la valorizzazione delle aree urbane e per gestire gli spazi commerciali vuoti, sulla base di analisi e visioni condivise per dare nuova identità e valorizzare l’attrattività della propria città, rafforzando il rapporto tra pubblico e privato, anche nella gestione comune di responsabilità e progetti”.

Il contrasto alla riduzione del commercio al dettaglio in sede fissa e dei servizi – aggiunge il direttore generale di Confcommercio Verona Nicola Dal Dossopassa anche dalla capacità delle singole imprese di dotarsi di nuovi strumenti e competenze, accrescendo la necessaria integrazione tra mondo fisico e digitale per il rilancio dell’economia del Paese e la realizzazione di città smart in cui vivere meglio”.

Per quanto riguarda la crescita del settore turistico, certificata dal boom di alberghi, bar e ristoranti – aggiunge Dal Dosso – è evidente che Verona, complice l’impennata delle locazioni turistiche, ha raggiunto un livello di saturazione e ciò va tenuto in massima considerazione nelle politiche di sviluppo della città”.

 
 

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