“Con stile: come l’Italia ha vestito (e svestito) il mondo”: lo racconta Alessandro Marzo Magno in un libro che viene presentato oggi (ore 18, hotel Veronesi La Torre, Villafranca, ingresso gratuito) insieme alla giornalista Anna Martellato. “In un viaggio nel tempo che dall’antichità arriva fino ai nostri giorni – spiega l’autore – si svela in che modo e perché nei secoli è cambiata l’idea di eleganza, e perché l’Italia è sempre stata al centro di questi cambiamenti“. E leggendo che gli uomini nel Cinquecento si imbottivano le calzemaglie sui polpacci e sulle natiche per sembrare più muscolosi e che le donne nel Seicento, in attesa dell’era del silicone, indossavano seni artificiali di cartapesta, si conferma la sostanziale immutabilità della natura umana; cambia la cornice, ma la tela su cui la vanitas dipinge rimane tale nei secoli.
Nel libro sfilano gli abiti variopinti rinascimentali e quelli più frequentemente e noiosamente monocromi della nostra epoca, si sale su scarpe alte fino a mezzo metro e si entra in altre strettissime, un paio di misure in meno – chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire – e ci si prende la rivincita su Chanel n.5, rammentando che fu a Venezia che l’unguento divenne profumo e che fu grazie ai Medici che arrivò a Parigi, poi eletta a capitale olfattiva per antonomasia: nel 1533 la quattordicenne Caterina de’ Medici, andata in sposa al coetaneo duca d’Orléans, futuro re di Francia, introdusse, infatti, alla corte d’oltralpe l’uso – già abituale nelle corti italiane – dei profumi, grazie al suo creatore di fiducia Renato Bianco e ai frati di Santa Maria Novella. Nel 1555 verrà poi firmato il primo contratto europeo, che apre la strada alla costituzione dello statuto dei profumieri guantai, 1582, per distinguerli dai farmacisti propriamente detti. E perchè proprio “guantai”? Nel Rinascimento i guanti erano accessori di gran moda in Italia, preziosamente ricamati, intarsiati e con fenditure per gli anelli; non mancavano versioni profumate e addirittura avvelenate: il suddetto Renato Bianco, ribattezzato in terra francese René Le Florentin, divenne celebre e ricco per i profumi, ma anche temuto e odiato per le pozioni di cui sapeva impregnare i tessuti, causando mortali effetti nei nemici che indossavano, ignari, la biancheria che era passata dalla sua bottega.