Si parla di PAT, in attesa del confronto di Bertucco e i suoi

 
 

Prende il via la seconda fase del percorso per il nuovo Piano di assetto del territorio (PAT) che delinea le strategie per affrontare le sfide del futuro di Verona, e che riguarderanno la rigenerazione urbana e sociale della città. La partita che aspetta l’Amministrazione Tommasi è basata quindi sull’inclusività, la competitività e l’attrattività del territorio.

Incontri paralleli a quelli che interessano il gruppo dell’Assessore Michele Bertucco e che venerdì prossimo terrà un appuntamento in sala Tommasoli alle ore 20.15

Con l’evento che si è tenuto oggi nell’Aula magna dell’Università di Verona, “Verso il PAT”, inizia la seconda fase della revisione degli strumenti urbanistici comunali, e dà l’avvio alla concertazione – obbligatoria per legge – sul Documento preliminare del PAT, approvato dalla Giunta lo scorso 30 dicembre. Un percorso iniziato il 18 novembre 2023 con la prima presentazione del programma del Piano e di cui oggi si chiude idealmente una parte durante la quale la città deve porsi delle domande e giocare questa sfida all’attacco e non in difesa, con al centro i temi della sostenibilità, della sfida ambientale, però attraverso processi di trasformazione che la rendano competitiva. Verona è già una città importante, con un assetto produttivo molto variegato ed è al centro della terza più importante area economica italiana composta da Brescia, Trento, Vicenza  e Mantova.

Il sindaco Damiano Tommasi sintetizza in tre parole il percorso di partecipazione che ha accompagnato il lavoro di redazione del documento da parte dei tecnici dell’Ufficio urbanistica e del team di esperti multidisciplinari che li affianca.

“’Verso’ perché esprime il senso del percorso, dell’elaborazione. ‘Dubbio’ – spiega il primo Cittadino – rispetto alle scelte che dovremmo fare e ‘perché’, in quanto tali scelte dovranno andare a risolvere i bisogni individuando le priorità. Il PAT è uno strumento innovativo “perché” coinvolge tutti noi, non è figlio di comparti della nostra città. La funzione dell’amministrazione, responsabile dell’approvazione di questo documento, è quella di stimolare una conversione verso una condivisione più ampia possibile delle scelte ragionando su un tempo di medio, lungo termine. Dovremo tenere conto delle evoluzioni della tecnologia, penso alla auto senza guidatore, ad esempio: stiamo pianificando l’infrastruttura di una città che consegneremo ai nostri figli e nipoti”.

E “condivisione” è la base fondante di tutto il percorso di progettazione del PAT, come sottolinea la vice-sindaca con delega all’Urbanistica, Barbara Bissoli; infatti, “quando parlo di “condivisione” mi riferisco all’atto di spartire con altri, di mettere in comune con altri bisogni, idee, saperi ed esperienze, che all’amministrazione compete contemperare e mediare nella migliore soluzione possibile, e cioè la migliore soluzione rispetto ai valori che questa amministrazione si è data. Il documento preliminare – ha poi continuato – contiene una proposta provvisoria perché all’esito dell’odierna illustrazione gli enti invitati a questo incontro potranno presentare proposte complessive di riorientamento degli obiettivi e delle scelte strategiche descritti nel documento preliminare, che l’Amministrazione prenderà in esame, fermo restando – conclude Bissoli – che ciascun soggetto interessato potrà presentare osservazioni o proposte collaborative pertinenti al livello pianificatorio strutturale in cui il Piano Regolatore Comunale si articola, che l’amministrazione si riserva di valutare”. “Dall’incontro tra saperi diffusi e saperi scientifici e tecnici emerge la Verona del futuro, una città che vuole essere attrattiva, sostenibile e inclusività – ha poi concluso la vicesindaca –, tre aspetti strettamente connessi e fondamentali per la costruzione di una strategia urbana finalizzata ad uno sviluppo senza crescita fisica della città e in grado di affrontare una fase caratterizzata dalla transizione demografica, ecologica e digitale”. 

Paolo Galuzzi, ordinario alla Sapienza Università di Roma e coordinatore del team multidisciplinare che affianca l’Ufficio urbanistica del Comune, oltre a dare un quadro complessivo del documento e delle strategie che guideranno lo sviluppo di Verona (i tre telai e i tre orizzonti strategici, oltre alle otto città), ha toccato un tasto molto sentito dall’Amministrazione: la rigenerazione del polmone verde interno alla città tra il quartiere Stadio e quello di Santa Lucia: la Spianà. “Al contrario di altre aree da valorizzare come quella tra la Stazione di Porta Nuova e il quartiere fieristico – chiosa Galuzzi – la Spianà ha già una sua vocazione a verde urbano e purtroppo negli anni ha subito una progressiva destinazione ad area sportiva che non le è congeniale. Uno sviluppo che non è stato omogeneo e coerente con le caratteristiche della zona e che va disciplinato per riportare questo immenso polmone, già verde, nella disponibilità dei cittadini e delle cittadine”.

E per quello che riguarda la fase di ascolto, iniziata lo scorso anno con gli incontri nelle otto Circoscrizioni, oltre ai tavoli con gli attori urbani e stakeholder, è emerso che sono stati 320 gli abitanti e amministratori locali coinvolti, che hanno dato voce ai fabbisogni alle istanze nei numerosi quartieri e aree cittadine.

“I temi affrontati hanno spaziato dall’agricoltura urbana all’innovazione perché la città non va soltanto progettata – racconta Nico Cattapan di SocialSeed nel suo intervento, dando una restituzione degli esiti della fase di ascolto – ma si costruisce molto spesso anche dal basso. Cosa è emerso nella fase di partecipazione? Dai cittadini e dai diversi attori urbani coinvolti, tra i temi emersi più sentiti ci sono quelli del lavoro e dell’abitare. Una moltitudine di voci e di tematiche delle quali tenere conto nel concorrere alla costruzione di una possibile agenda urbana condivisa. Nei momenti di confronto è stato anche sottolineato il bisogno di una visione di città, e di un maggior coordinamento tra le diverse reti per una ricomposizione dei conflitti”.

In tema di mobilità, gli obiettivi principali delineati nel documento sono il potenziamento del trasporto pubblico, della mobilità dolce e delle dorsali ciclabili, oltre a quello ferroviario, prevedendo una serie di fermate aggiuntive utilizzabili per il trasporto in città, che si va ad integrare con quello filoviario, che dovrebbe essere potenziato e sviluppato.

“Ovviamente – scende nel dettaglio Fabio Torta di TRT Trasporti e Territorio – al trasporto pubblico locale va affiancato anche il collegamento ferroviario tra Verona e l’aeroporto. Poi in ambito viario sono previste due famiglie di interventi, quelli regolatori, di rallentamento del traffico, con l’adozione di maggiori zone e vie a 30 all’ora.  Poi vi sono quelli infrastrutturali: dal tunnel a nord della città che consente di liberare delle tratte urbane, dando spazio al flusso filoviario, ma anche di avere spazi pedonali e ciclabili sicuri. Si tratta di chance reali di riqualificazione di ambiti urbani adesso congestionati. A sud abbiamo individuato l’aggiramento a sud est e il bypass di Borgo Roma, per lo stesso motivo. Ovvero riservare spazi per i pedoni, gli spazi per i ciclisti, anche il verde. In modo da favorire la mobilità dolce e la sicurezza stradale”.