“Sgravi fiscali, stop burocrazia e tagli al costo del lavoro”. Le perplessità di Confartigianato verso la “cura” di Conte.

 
 

Se la situazione non migliora entro la fine di maggio, l’Italia potrebbe perdere il 25 per cento delle proprie aziende artigianali e quest’ultima si tratterebbe persino di una previsione ottimistica“.

L’analisi dai toni fortemente pragmatici e dunque occupanti lo spettro dei “grigi”, giunge da Confartigianato Imprese Verona, la quale mette inoltre in rilievo come “servirebbero aiuti mirati, veri, concreti, eppure l’intervento dello Stato chiede alle aziende di indebitarsi se vogliono sopravvivere”.

A parlare è il presidente dell’Associazione artigiana Scaligera, Roberto Iraci Sareri.

La stima nazionale delle perdite – presentata in un comunicato stampa – per il solo mese di marzo, in termini di mancati ricavi, è di oltre 32 miliardi. “L’artigianato è sempre quello più colpito – continua Iraci Sareri –, nonostante tutti si riempiano la bocca dell’ormai inflazionata definizione di ‘spina dorsale del Paese’, quando si ricorda che il 98 per cento delle aziende, in Italia, è composto da micro, piccole e medie imprese”. 

Un settore già duramente colpito da più di dieci anni di crisi economica, che ha lasciato sul campo uno sterminio di attività e che ora, secondo Confartigianato, corre il rischio di entrare in recessione.

INDEBITARSI PER (SOPRAV)VIVERE?
Negli ultimi tempi la situazione sembrava avviata verso un assestamento, non certo verso una ripresa, ma ora questo disastro sta mettendo in difficoltà tutti i comparti, nessuno escluso”.
Iraci Sareri si dice se dal governo nazionale a favore delle imprese. “Vanno bene le garanzie – afferma – ma si chiede agli imprenditori di indebitarsi ulteriormente. Ai nostri artigiani, con i quali veniamo in contatto quotidianamente, sembrano provvedimenti che garantiscono le banche. Per il piccolo imprenditore, invece, sarà un grosso problema cercare di ripartire, perché dopo mesi senza lavoro, senza ordini, senza vendite e con la prospettiva di ritrovare, ad emergenza finita, una clientela che non ha lavorato, non ha guadagnato e non potrà spendere, restituire i prestiti non sarà facile. Per non parlare della spada di Damocle di tributi e tasse solo posticipati, che prima o poi dovranno essere versati. Per molte attività si tratterà di fare debiti su debiti pregressi e un simile ‘castello’ di esposizioni prima o poi è destinato a crollare”. 

Confartigianato – conclude il comunicato – avrebbe preferito “qualche misura in più rispetto, ad esempio, agli sgravi fiscali o alla semplificazione burocratica. L’auspicio, comunque, è che ci sia la disponibilità del governo a guardare un po’ più al futuro, senza attendere. E’ necessario un cambio di passo e mentalità: lo chiedono a noi, ma i nostri governanti devono essere in prima linea in questo senso”.

 
 

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