di Massimo Recchia
“Non c’è mondo per me aldilà delle mura di Verona: c’è solo purgatorio, c’è tortura, lo stesso inferno; bandito da qui, è come fossi bandito dal mondo; e l’esilio dal mondo vuol dir morte.” Il concittadino onorario William ne era convinto, noi oggi concittadini moderni siamo solo in orario per affermarne il contrario.
Di mura, muretti e tombini ne abbiamo proprio le tasche piene ed i cerchioni ci applaudono , di buche e marciapiedi impossibili pure. Di piste ciclabili che attraversano corso Milano anche, di microparticelle infernali che bucano i polmoni pure. Di inceneritori inceneriti dalla loro stessa vecchia spazzatura ne siamo edotti. Di traffico, caos, malavita e microcriminalità ne siamo sazi. Di doppie canne traforiche rimane solo la doppia canna, che già di par suo è maledettamente fuorilegge. Di cappelli all’anfitratro ne ridiamo come Toto’ alla vendita della fontana di Trevi. Di centri commerciali sovranecessari ce ne infischiamo. Di fioriere, panchine antitutto e telecamere controtutto ne riempiamo le zavorre per impedire che questa mongolfiera di ipocrisia si elevi in cielo ed oscuri quell’occhio di sole che scalderebbe gli umidi quartieri lasciati per decenni in ombra dal centro spavaldo che porta in sé come spose fedeli solo targhe ricordo e targhe autorizzate a stuprarlo.
Un poeta politico, piacevole, scorrevole, convincente! Basterebbe ascoltarlo….