Seta: un cantiere musicale. Intervista a Luca Tosato, voce e portavoce della band veronese

 
 

Seta: li ascolteremo fra pochi giorni, sabato 25 marzo, a chiudere l’edizione 2017 della rassegna musicale “Acusticamente” insieme ad Omar Pedrini; la band veronese ne anticiperà il concerto, sul palco del teatro Astra di San Giovanni Lupatoto, «una data che siamo davvero contenti di fare, visto che siamo “freschi” di studio con Omar con cui abbiamo realizzato una collaborazione», racconta Luca Tosato, voce (e portavoce) del gruppo. «In occasione del trentennale della fondazione dei Timoria, ci siamo presi la libertà di rendergli omaggio con la reinterpretazione in chiave Seta di “Piove”, una traccia di “Viaggio Senza Vento”, il quarto disco della band bresciana, e Omar ha partecipato alla realizzazione di questa cover. È un musicista straordinario e una persona davvero calorosa; ammetto che collaborare con lui, che negli anni ‘90 andavo a vedere nei live dei Timoria, è stata una sensazione strana e un’esperienza davvero incredibile. Vederlo lavorare e assistere al “parto” delle idee è stata un’occasione di crescita unica per la band».

I Seta nascono ufficialmente nel 2009, quando Luca , Alberto (tastiere) e Rudy (basso) militano nella stessa cover band, e, dopo la vittoria del festival del Palladio – la più longeva manifestazione musicale vicentina – vengono contattati da due autori locali, che affidano loro una manciata di brani originali da reinterpretare. «Da lì – ricorda Luca – partì l’idea di iniziare un nuovo progetto musicale, in cui poter esprimere la nostra identità artistica e mettere in cantiere le nostre idee. Da qui, appunto, il nome “Seta”, che in lingua lettone letteralmente significa “recinto”, ma viene utilizzato per indicare  un cantiere di lavoro, e, rapportato nel significato italiano, diventa un materiale pregiato, che deriva, tuttavia, da qualcosa di grezzo e primordiale, il baco. Anche questo ci rappresenta, visto che tutti e cinque arriviamo da mondi musicali diversi e lontani l’uno dall’altro».

Completata la formazione poco prima di entrare in studio nel 2013 con Lorenzo (chitarra) e Matteo (batteria), per la pubblicazione di “Interferenze”, il primo disco in cui ci sono brani co-autoriali e originali, inizia l’avventura.

-Musica e video: quanto pesa l’apporto di un regista – nello specifico lo stimato Carlo Tombola – e, in genere, il fattore video nel completamento e nella promozione di un brano?

«I videoclip oggi sono molto importanti nella promozione; da anni, ormai, la musica non viene solamente ascoltata ma anche “vista”, anzi: molto spesso farla “vedere” aiuta molto a farla ascoltare. Studiare un videoclip innovativo, che permetta di catturare l’attenzione del pubblico, è un passaggio rilevante per una band che vuole farsi conoscere. Proprio da questi presupposti è nata la collaborazione con Carlo Tombola, che, oltre ad essersi dimostrato un grande professionista, è diventato un amico e ci ha fatto intraprendere un progetto bellissimo per il videoclip di “Vibrazioni Sterili”, che ha coinvolto i migliori studenti del corso di nuove tecnologie dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove è docente; abbiamo girato un video innovativo a 360°, che ci ha permesso  di far ascoltare la nostra canzone a tanta gente e a tante emittenti radiofoniche, arrivando fino al sesto posto della classifica dei singoli degli artisti emergenti trasmessi nelle radio nazionali».

-Quali sono state le esperienze più utili e quelle più entusiasmanti finora vissute artisticamente?

«Diciamo che ogni esperienza che abbiamo vissuto è stata fondamentale, abbiamo viaggiato su palchi piccoli e grandi, in cui ogni artista  con cui ci siamo confrontati – solo per citarne alcuni The Bastard Sons of Dioniso, Il Cile, i Velvet, i Rio e ora Omar Pedrini – ci ha fatto crescere musicalmente e come persone e ci ha fatto capire come muoverci in questo ambiente. Siamo sempre disposti a metterci in gioco e le critiche sono importanti, soprattutto se giustificate, ma sicuramente la cosa più bella è scoprire come lavorano dei musicisti affermati. I risultati della nostra crescita si avvertono molto nel nostro ultimo lavoro, “Stupide Abitudini”, un disco di cui siamo molto fieri perché ci rappresenta veramente fino in fondo».

-Sogni nel cassetto? Il palcoscenico che sognate?

«Sebbene “Stupide Abitudini” sia uscito solo un anno fa, stiamo già scrivendo nuove canzoni, quindi un primo desiderio potrebbe essere quello di trovare la nostra strada e magari – perché no – un produttore  seriamente interessato alla nostra musica. Poi, certo, l’attività live è  fondamentale e suonare sui grandi palchi è il sogno di molti, senza dubbio la migliore promozione per una band emergente… non sogniamo un palco particolare, ma di “calpestarne” tanti».
-Artisti di riferimento e di ispirazione?

«Come detto, la forza dei Seta è essere cinque musicisti con caratteri diversi e provenienti da generi completamente diversi – chi dal metal, chi dal pop, chi più dall’hard rock, con ovviamente una sana dose di elettronica – e questa si delinea come la nostra essenza. A me piace raccontare che è stato l’electro-rock a scegliere noi e non noi a scegliere il genere da suonare; arrivati in sala prove, passiamo molto tempo ad ascoltare nuove canzoni e confrontarci su queste, proprio per cercare di cogliere collettivamente quello che ognuno di noi capta individualmente. Più precisamente poi, abbiamo degli artisti che ci hanno formato e che sono indubbiamente il punto 0 del progetto: Depeche Mode, Subsonica, Litfiba, NineInchNails, Red Hot Chili Peppers, Alter Bridge, Jane’s Addiction, MassiveAttack».

-L’ambiente veronese e locale: c’è fermento? Ci sono opportunità? O bisogna guardare alle città “classiche” per sfondare, come Milano o Roma?

«Verona purtroppo, escludendo i grandi eventi, rispetto ad altre città del Veneto risente molto della mancanza di locali e spazi adatti ad esibirsi. Gli artisti non mancano, ci sono piccole realtà che tentano di darsi visibilità, ma spesso non durano abbastanza. Ed è un peccato: abbiamo il più famoso anfiteatro del mondo dove tantissimi artisti di fama mondiale ambiscono ad esibirsi e le band locali non riescono ad usufruire di questa possibilità. Sembra impossibile che le istituzioni non riescano ad imbastire un progetto che permetta alle realtà musicali veronesi di esibirsi (quando possibile) nelle aperture agli artisti che suonano in Arena. Sarebbe un modo per valorizzare la musica del territorio, ma, quando si parla di ciò con gli addetti ai lavori, la risposta frequente è che ci sono “problemi di carattere tecnico”, sebbene sappiamo bene non essere sempre così. Con la giusta organizzazione e una ferma volontà si potrebbe. Forse sfugge che molto spesso sono gli artisti a chiedere di venire a suonare in Arena e non il contrario e penso che ognuno di essi sarebbe sensibile ad una simile inizativa».
-Estero?

«Torniamo allo stesso punto: può essere una grande soddisfazione, magari capita di fare il miglior concerto della vita, però se non si riesce a farsi ascoltare in casa propria, manca sempre una parte intima fondamentale».


-Oltre alla musica, di cosa vi occupate?

«La musica porta via molto tempo, quindi è arduo gestire altri grossi interessi; abbiamo tutti una famiglia alle spalle e un lavoro, anche se, dopotutto, i Seta sono come una seconda famiglia e un secondo lavoro».
Dalle parole di Luca emerge un grande attaccamento alle radici, nonostante la totale apertura ad esperienze esterne: «ci fa sempre piacere parlare del nostro percorso musicale, ma colgo l’occasione per ringraziare in particolare tutti i nostri collaboratori, che per scelta, sono tutti della provincia di Verona. Per nostra volontà, il progetto Seta punta molto sulla territorialità, perché molto spesso abbiamo in casa dei professionisti, in primis degli amici, che possono esprimere il loro talento mediante la nostra musica; si crea così la sinergia giusta per valorizzare entrambe le parti».

Appuntamento prossimo sabato 25 marzo e per conoscere meglio la musica dei Seta e seguirli ancora dal vivo, occhio a www.setaofficial.com.

 
 
Alberto Speciale
Classe 1964. Ariete. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa, amante della trasparenza con un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fatti degli uomini. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. "Sono responsabile di quel che scrivo non di quel che viene capito"

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