La Regione Veneto con la Legge n. 6 del 21/02/2017 aveva stabilito una priorità di iscrizione all’asilo dei bambini a condizione che i genitori fossero residenti in Veneto da 15 anni. Ma la legge è stata bocciata come incostituzionale dalla Consulta. Il ricorso era stato presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 2 maggio 2017.
La sentenza della Corte Costituzionale spiega che la norma contrasta con il principio di uguaglianza, poiché introduce un criterio irragionevole per l’attribuzione del beneficio, non essendovi alcuna ragionevole correlazione tra la residenza prolungata in Veneto e le situazioni di bisogno o di disagio. La norma contrasta inoltre con la funzione educativa a vantaggio dei bambini dell’asilo nido e con quella socio-assistenziale a vantaggio dei genitori privi dei mezzi economici per pagare l’asilo privato.
Nella sentenza si legge, tra l’altro, che “la configurazione della residenza protratta come titolo di precedenza, anche rispetto alle famiglie economicamente deboli, si pone in frontale contrasto con la vocazione sociale degli asili nido”, servizio che “risponde direttamente alla finalità di uguaglianza sostanziale fissata dall’articolo 3, secondo comma, della Costituzione, in quanto consente ai genitori (in particolare alle madri) privi di adeguati mezzi economici di svolgere un’attività lavorativa”.
Relativamente alla funzione educativa del nido, la Corte ha osservato che è “ovviamente irragionevole ritenere che i figli di genitori radicati in Veneto da lungo tempo presentino un bisogno educativo maggiore degli altri”.
Immediata la risposta del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia che in un comunicato stampa afferma che: “Prendiamo atto con rispetto della sentenza della Consulta, però nella nostra legge non vedo nulla di oltraggioso, ma contenuti di buon senso. Mi dispiace che, troppo spesso, quando si fa qualcosa per la gente che risiede nei territori scatti, quasi in automatico, un’ingiusta accusa di razzismo, perché così non è”
A sostegno della sua tesi, il Governatore porta un esempio: “mettiamo – dice – che ci si trovi in una situazione di posti in esaurimento in un asilo, una sorta di overbooking. A parità di reddito Isee, e quindi di fronte a una uguale situazione di difficoltà – si chiede – cosa è più equo fare? Scegliere un residente da anni o uno appena arrivato?”.
“Secondo la Consulta – aggiunge il Presidente della Regione – la nostra legge contrasterebbe con il principio di uguaglianza. Ma allora pongo una questione: la residenza è un elemento concreto, e a nostro parere equo, per poter fare una scelta giusta, anche per tutti gli immigrati regolari, esclusivamente se non c’è posto per tutti. Ci troviamo in una regione dove, oltre ai veneti, sono ospitati e perfettamente integrati oltre 500 mila immigrati e oramai abbiamo a che fare con i figli dei figli di coloro che sono arrivati negli anni. Cittadini a tutti gli effetti, nuovi veneti, che si sono sforzati di integrarsi sul territorio, hanno investito risorse umane ed economiche, pagano le tasse. I diritti di queste migliaia e migliaia di persone, al pari di tutti i veneti, non sono un problema? Non devono essere una priorità?”.
Conclude il Governatore affermando “Ne prendo atto ma siamo di fronte a una ghettizzazione al contrario, dove l’ultimo arrivato può superare la fila senza colpo ferire. Ipotesi che non esito a definire come profondamente ingiusta”.
Alberto Speciale