“Secco”, “Radizzo”; l’industria dei fasulli al centro del convegno dell’Osservatorio Agromafie.

 
 

Appuntamento mercoledi’ 24 luglio alle 10.30 in Camera di Commercio, la lunga lista dei casi di imitazione oltre confine: dalla bottiglia di “Secco” alla confezione di “Radizzo” fino al prosciutto “Dulze

L’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolosa l’industria del malaffare.
Nonostante l’aumento dei controlli, il volume d’affari annuale delle agromafie – sottolinea Coldiretti in un comunicato stampa – è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno è dunque importante realizzare una riforma totale per aggiornare definitivamente le norme attuali, risalenti addirittura agli inizi del 1900.

Anche il patrimonio agroalimentare veneto è interessato da imitatori e concorrenti sleali e molti si affacciano al di qua o al di là del confine orientale occhieggiando da Austria, Slovenia e Croazia per intercettare ignari consumatori, ma anche affermati ristoratori o tentare la commercializzazione con fenomeni di “Italian Sounding”.

Sono tanti i casi di questo tipo e saranno elencati mercoledì 24 luglio in un convegno organizzato dalla Fondazione “Osservatorio Agromafie”, con il contributo della Regione Veneto e in collaborazione con la Coldiretti dal titolo “Tutela del Made in”.

L’appuntamento è alle 10.30 in Sala Industria nella Camera di Commercio a Verona. L’incontro sarà anche l’occasione per presentare lo studio che l’Amministrazione regionale ha commissionato sul sistema per avere uno strumento giuridico agile e di pronto intervento per ottenere la rimozione dagli scaffali d’oltre confine di quei prodotti contraffatti, d’imitazione servile, che danneggiano il lavoro onesto di migliaia di agricoltori.

 
 

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