Sabato 17 Marzo 2018, ore 9.00 – 12.00 presso l’Aula Magna del Polo Zanotto dell’Università di Verona la Rete di scuole “Scuola e Territorio: Educare Insieme” con l’Associazione “Prospettiva Famiglia” e con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona propone un seminario di aggiornamento, rivolto ai docenti ed educatori della Scuola per l’Infanzia dal titolo:
“UNA SCUOLA PER L’INFANZIA A 50 anni dalla Legge n. 444 del 18 marzo 1968”.
In occasione dei cinquant’anni dall’entrata in vigore della Legge n. 444 del 18 marzo 1968, che istituisce la scuola dell’Infanzia Statale, la Rete “ Scuola e Territorio: Educare insieme” e l’Associazione “Prospettiva Famiglia”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona, intendono celebrare tale anniversario offrendo un’occasione di riflessione rivolta a tutto il mondo della scuola, statale e non statale, dagli 0 ai 18 anni, per fare tesoro e rilanciare quella dimensione di cura educativa che la Scuola dei piccoli ha apportato e continua ad apportare al nostro sistema di istruzione e formazione.
L’approvazione della Legge 444/1968 rappresentò un momento rilevante della storia della scuola italiana ed ha gettato le basi per un sistema educativo rivolto all’infanzia, sempre più generalizzato, di qualità, caratterizzato dal pluralismo delle idee pedagogiche e delle realizzazioni concrete.
Ma perché e dove nasce la “scuola per i bambini”?. Occorre fare un salto nel tempo di due secoli in quanto solo a partire dagli inizi del XIX secolo, la pedagogia comincia ad occuparsi della progettazione di istituzioni educative per bambini in età prescolare. Anche se già Platone, nelle “Leggi”, aveva tratteggiato una specie di giardino d’infanzia, in cui i bimbi di entrambi i sessi trascorressero i primi anni, giocando e ascoltando fiabe opportunamente scelte.
Le prime strutture di questo tipo vengono create intenzionalmente durante la Rivoluzione Industriale, con finalità assistenziali, a favore di quei bambini poveri sempre più abbandonati a se stessi, a causa della grande quantità di manodopera femminile impiegata nelle nuove attività: significativamente, tali luoghi vengono indicati con espressioni quali “sala di custodia” o “asilo”, e sono spesso locali sovraffollati, ben poco attrezzati e gestiti da personale privo di preparazione.
Pian piano, tuttavia, in Francia, Germania ed Inghilterra, alcune iniziative conoscono nuovi spessori e significativi risultati, precisandosi in due direzioni, quelle del “giardino d’infanzia” e della “scuola materna”. Fra i primi pionieri, ricordiamo anzitutto Robert Owen che, all’interno del suo utopistico progetto di riforma dell’industria, in Scozia, prevede anche una scuola per i piccoli, suddivisa in un “nido” per bambini da uno a tre anni e in una “sala di studio prescolastico”, per quelli fra i quattro e i sei.
Un altro momento centrale nella storia della scuola materna è rappresentato dal cosiddetto “giardino generale tedesco dell’infanzia”, concepito nel 1839 da Friedrich Frobel. Un “giardino” in cui il fanciullo corrisponde alla “pianta” e la maestra al “giardiniere”, che deve educare nel pieno rispetto della libertà, limitandosi a proteggere e vigilare, senza imporre modelli e ritmi.
In Italia, il “profeta” della nuova istituzione è Ferrante Aporti, che utilizza gli asili (il primo, del 1829, a Cremona, è a pagamento mentre il secondo è per i bimbi poveri) per fornire i rudimenti del leggere, scrivere e far di conto anche a coloro che, costretti a lavorare in tenera età, non potranno frequentare le Elementari. Dopo quelle cremonesi, ne sorgono in Toscana, nel Lombardo – Veneto, nel Regno di Sardegna, a Parma e Piacenza.
Anche la politica comincia ad occuparsi della questione, che, con il ministro Coppino, nel 1885, promuove l’istituzione di “giardini d’infanzia di tirocinio” presso le scuole normali. Ma non ci sono ancora leggi capaci di sancirne l’obbligatorietà, di qui, la necessità di radicali rinnovamenti, dei quali saranno protagonisti, in Italia, personaggi del calibro di Rosa e Carolina Agazzi e Maria Montessori.
Nella speciale ricorrenza del 50° compleanno il pensiero non può non fermarsi all’allora ministro della pubblica istruzione Luigi Gui dalla cui proposta al governo, è scaturita la Legge 18 marzo 1968 n.444.
E’ solo con gli “Orientamenti del 1991” che alle bambine e ai bambini vengono riconosciuti ”i diritti inalienabili – sanciti anche, dalla nostra Costituzione e da dichiarazioni e convenzioni internazionali – all’educazione, al rispetto dell’identità individuale, etnica, linguistica, religiosa, sui quali si fonda la promozione di una nuova qualità della vita intesa come grande finalità educativa del tempo presente”.
La Legge 28 marzo 2003 n. 53 definisce le nuove norme generali sull’istruzione, le “Indicazioni nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell’infanzia” e le “Raccomandazioni per l’attuazione delle Indicazioni nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell’infanzia“. Con il D.M. del 31 luglio 2007 sono emanate “Le nuove Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” a cui ha partecipato come Coordinatore della Commissione Nazionale il prof. Italo Fiorin. Ruolo che ha successivamente ricoperto anche in occasione delle successive “Indicazioni nazionali per il Curriculo (2012)” .
La progressiva diffusione della scuola dei 3 ai 6 anni, con l’impulso determinante dello Stato, ma nel rispetto e nella valorizzazione della presenza di Comuni e privati – ora parte integrante del sistema paritario di carattere pubblico con la Legge 62/2000 – ha consentito di raggiungere tutte le località del nostro Paese e di garantire un’offerta formativa ad oltre il 95% delle bambine e dei bambini dai 3 ai 5 anni. Il profilo pedagogico si è irrobustito anche grazie alla elaborazione di importanti documenti programmatici (come gli Orientamenti educativi del 1969, 1991, 2004, 2007, 2012) incrementando e migliorando il “pensiero riflessivo” e di “cura” nei confronti del bambino ad opera del personale scolastico come magistralmente scritto dalla prof.ssa Luigina Mortari nel libro “Filosofia della cura” (Cortina, 2015).
La storia della scuola dell’infanzia degli ultimi 50 anni si è intrecciata con l’evoluzione dei diritti e della più ampia partecipazione di donne e uomini alla vita sociale e civile del nostro Paese. In particolare, la presenza diffusa e generalizzata di strutture educative per i bambini dai 3 ai 5 anni ha consentito alle madri e ai padri di usufruire di una rete di servizi educativi che ha permesso di conciliare tempi di vita, di cura, di lavoro contribuendo nei fatti ad all’emancipazione e alla parità di diritti e di condizioni esistenziali per le donne.
Questo processo che vuole superare gli stereotipi di genere è tuttora in atto e trova nello sviluppo di un sistema educativo pubblico una delle sue condizioni di fattibilità. La recente approvazione del D.Lgs. 65/2015 (sul sistema educativo integrato dalla nascita fino ai sei anni, cd: “zerosei”) rappresenta un ulteriore tassello per realizzare pienamente il diritto universale all’educazione.
Alberto Speciale
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Programma :
- ore 8.30 Accoglienza e registrazione presenti.
- ore 9.00 Introduzione tavolo istituzionale.
Coordinatrice Prof.ssa Daniela Galletta: Saluti Autorità. - ore 9.15 Introduzione tavolo tecnico: Dott.ssa Luciana Marconcini.
- ore 9.30 Prof. Italo Fiorin, Direttore della Scuola di Alta Formazione “Educare all’Incontro e alla Solidarietà” (EIS) dell’università LUMSA di Roma, dove insegna Didattica Generale e Didattica e Pedagogia Speciale: “Dall’asilo alla Scuola dell’Infanzia, una storia di innovazione”.
- ore 10.30 Prof.ssa Luigina Mortari, Professore ordinario di Epistemologia della ricerca qualitativa e Direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli studi di Verona: “La dimensione della cura nei processi di apprendimento”.
- ore 11.30 Dibattito e conclusioni.
- ore 12.00 Chiusura Convegno.