“L’Africa è sempre più ‘nostra’. Le migrazioni, la globalizzazione e la crisi economica, il terrorismo jihadista: tutto spinge a superare i confini, a rendere permeabili le frontiere, a unire Europa e Africa”: questo il pensiero di Giorgio Pagano, autore del libro “Sao Tomé e Principe – Diario do centro do mundo” che viene presentato oggi, mercoledì 27 settembre al Museo Africano di Verona, in vicolo Pozzo, 1.
Oltre all’autore, intervengono alla presentazione Mario Mancini, presidente di ProgettoMondo Mlal, padre Venanzio Milani, coordinatore della Fondazione Nigrizia, Sergio Schintu, segretario di Januaforum e Ruggero Tozzo, presidente di Alisei Ong. L’iniziativa è organizzata da ProgettoMondo Mlal che, con 50 anni di cooperazione internazionale alle spalle, continua il suo impegno in Africa e in America Latina per lo sviluppo sostenibile di tutti, la giustizia, l’uguaglianza globale e in generale la difesa dei diritti umani.
Il libro, edito dalle Edizioni Cinque Terre, contiene il diario dell’esperienza di Pagano come cooperante nelle isole di Sao Tomé e Principe tra il 2015 e il 2016, il saggio introduttivo “La ‘nostra’ Africa” e i capitoli “Dalla cooperazione tra Comuni al partenariato tra comunità”, “Italia Mediterraneo Africa” e “L’esempio”. Il volume, che è anche un reportage fotografico sulle “isole al centro del mondo” con 115 immagini, ospita inoltre la prefazione del professor Gian Paolo Calchi Novati e un contributo di Mario Giro, viceministro agli Affari Esteri.
“L’Europa – aggiunge Pagano – non può più essere altra rispetto all’Africa, e viceversa: i destini sono interconnessi, il rapporto è e sarà sempre più stretto, tra grandi difficoltà e altrettanto grandi opportunità. Troppe sono le cause comuni che ci interpellano. L’Africa è il nostro grande Sud, l’Europa è il grande Nord dell’Africa… Il grande obbiettivo, ‘in direzione ostinata e contraria’, è quello di un’Africa che vinca la povertà senza subire le ferite irreversibili dell’invasione ‘sviluppista’. L’idea di ‘una cooperazione per domare il demone dello sviluppo’, che unisca i popoli del Sud e del Nord del mondo, comincia lentamente a farsi strada. Sembra un appello a fare cose impossibili. Eppure se il futuro ci riserva qualcosa di diverso dalla infinita ripetizione dello sviluppo e dei suoi miti qualcosa di questo impossibile non è destinato a rimanere per sempre tale”.