E’ merito di Fondazione Arena e del suo sovrintendente Cecilia Gasdia se è stato riproposto un capolavoro dimenticato della Scapigliatura. Si tratta di Amleto del compositore e direttore veronese Franco Faccio che dopo il successo della prima a Genova e il fiasco alla Scala di Milano, non si vedeva in scena dal 1871.
Alla prima di domenica scorsa, in un Teatro Filarmonico gremito di pubblico ha tributato grandi consensi all’opera, con un apprezzato cast italiano di prestigio internazionale diretto da Giuseppe Grazioli nel nuovo allestimento firmato da Paolo Valerio.
La musica di Franco Faccio ha lasciato senza parole e ha fatto immergere il pubblico un’atmosfera unica.
Per assistere allo spettacolo ci sono ancora due ultime repliche venerdì 27 e domenica 29 ottobre.
Abbonati e possessori di biglietto per la recita di ieri sera, che non è andata in scena, possono chiedere il cambio data o il rimborso.
Amleto era una proposta nuova per gli anni ’60 dell’Ottocento con due giovani coraggiosi e Scapigliati hanno creato un’opera tratta dalla più celebre tragedia di Shakespeare per rinnovare il panorama musicale italiano dominato da Verdi.
Alla prima genovese del 1865 i ventenni Franco Faccio e Arrigo Boito riscuotono un grande successo che non sarà non replicato alla Scala.
Da allora l’oblio, fino al biennio 2014-2016, quando il direttore statunitense Anthony Barrese ha ripreso Amleto che è stato ripoposto ad Albuquerque nel 2014 nella sua edizione critica e poi a Bregenz nel 2016.
In Italia Amleto ha debuttato a Verona domenica scorsa nella nuova produzione di Fondazione Arena, salutata con grande partecipazione e apprezzamento di pubblico e critica, applausi a scena aperta, oltre 8 minuti di ovazioni finali.
Per l’occasione firma la regia Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile del Friuli, profondo conoscitore di prosa e poesia di Shakespeare, già direttore del Teatro Stabile di Verona fino al 2021.
Scene e projection design sono create da EzioAntonelli, costumi di SilviaBonetti e luci di ClaudioSchmid.
Sul palcoscenico si alternano artisti italiani di prestigio internazionale, a cominciare dai tenori Samuele Simoncini (27/10) e Angelo Villari (29/10) nell’impegnativa parte del protagonista, il tormentato principe di Danimarca.
Dopo la prima con Gilda Fiume, Ofelia è affidata al soprano Eleonora Bellocci.
Si conferma il restante cast, col baritono Damiano Salerno quale il Re Claudio, Marta Torbidoni quale Regina Geltrude, il tenore Saverio Fiore Laerte, e ben quattro bassi impiegati nell’originale partitura (Francesco Leone è Polonio, Alessandro Abis Orazio, Davide Procaccini Marcello, Abramo Rosalen lo Spettro).
Completano il cast Francesco Pittari, Marianna Mappa, Enrico Zara, Maurizio Pantò, Nicolò Rigano, Valentino Perera. Il Coro di Fondazione Arena è diretto dal maestro Roberto Gabbiani, mentre sul podio dell’Orchestraareniana sale il maestro Giuseppe Grazioli.