Rigenerazione Tessuto Urbano, Segala: “Ripartiamo dalle segnalazioni dei cittadini”

 
 

Una mappa con tutte le aree dismesse e gli immobili da riconvertire del Comune di Verona. Di fatto, una vetrina degli immobili, sia pubblici che privati, con tutte le opportunità per riqualificare il tessuto urbano senza consumo di nuovo suolo.

Un’occasione per l’Amministrazione, che punta al consumo zero del territorio, ma anche per i privati e gli investitori che vogliono puntare sulla città scaligera.

È partita questa mattina la campagna denominata “Vuoti a rendere”, la rigenerazione di Verona, che nei prossimi mesi sarà messa nero su bianco con la stesura della Variante 29, lo strumento urbanistico che ridisegnerà il volto della città.

Il sito è online da oggi. Per censire il proprio immobile dismesso, ma anche parzialmente inutilizzato o da riconvertire, bastano pochi e semplici passaggi, fondamentali per raccogliere tutti i dati relativi agli edifici. La mappa Verona129 del censimento, può essere consultata da tutti, anche da chi non ha immobili da segnalare bensì proposte per riqualificare quelli già censiti. Segnalazioni e progetti saranno pubblicati sulla mappa 129 del Sistema informatico geografico integrato, per rendere trasparente l’intero processo.

Qualche esempio di immobile da riconvertire: ex Tiberghien, Manifattura Tabacchi, Scalo Merci, tutti gli edifici compresi nel Piano Folin, le caserme inutilizzate, i forti, ma anche parte del patrimonio della Curia, come le chiese dismesse, e edifici pubblici come la Casa Colonica al Saval e la Ceolara.

Si stima (dati aggiornati al 2012) che sul territorio ci siano aree dismesse pari a circa 3 milioni 500 mila metri quadrati, per centinaia di immobili, molti dei quali nel centro cittadino.
Numeri davvero importanti, sia per l’amministrazione, chiamata ad una pianificazione urbanistica che tenga conto delle nuove norme per la tutela del territorio, ma anche per i privati, gli ordini professionali e di categoria, che possono trarre benefici da questi strumenti.

Già allo studio, infatti, le ipotesi per incentivare la rigenerazione e la riqualificazione delle aree attraverso degli incentivi, come crediti edilizi, riduzione dei costi di costruzione, certezza dei tempi di attuazione dei vari strumenti urbanistici.
Soddisfatta del lavoro realizzato l’assessore all’Urbanistica Ilaria Segala, che oggi lo ha presentato insieme agli attori che hanno condiviso l’iniziativa con il Comune. Erano presenti il direttore di ANCE Alberto Sandri, il presidente della Sezione Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Verona Alessandro Dai Pré, il presidente dell’Ordine degli Architetti Amedeo Margotto, degli ingegneri Andrea Falsirollo e il segretario del Collegio dei Geometri Romano Turri.

Una mappa che raccoglie in modo semplice ma puntuale tutti le aree dismesse e gli immobili da riqualificare presenti a Verona – ha detto l’assessore Segala -. Nella mappa appaiono come dei puntini rossi, ma che per noi assumono un grande significato, visto che rigenerazione e zero consumo del suolo saranno i cardini della variante 29. Un lavoro importante, che vede coinvolti i principali attori dello sviluppo urbanistico cittadino e che, ancora una volta, prevede la partecipazione attiva della comunità. Ci aspettiamo tante segnalazioni, anche perché nessun cambio d’uso o altra richiesta sarà possibile senza prima questo passaggio”.

 
 

1 COMMENTO

  1. “Ci aspettiamo tante segnalazioni”, dice l’amministrazione comunale. Ma già tante, anzi tantissime, sono state le giuste segnalazioni dei cittadini, purtroppo rimaste inascoltate. I cittadini hanno segnalato che a Verona mancano complessivamente oltre 2 milioni di mq di verde per poter raggiungere congrui standard urbanistici, e altri cittadini hanno segnalato che proprio a Verona sud, ad oggi, mancano circa 800.000 mq di verde.
    Questi sono dati ufficiali, non fantasie di qualche ecologista esaltato. Eppure cosa stanno facendo le amministrazioni che si succedono una all’altra? Continuano ad autorizzare nuove edificazioni permettendosi il lusso, a fronte dei suddetti già assurdi debiti urbanistici, di aumentare ulteriormente tale debito, nei confronti dei cittadini, applicando l’irregolare e moralmente illecita pratica della monetizzazione, concedendo a chi vuol costruire di andare in deroga circa l’esigenza di garantire adeguate percentuali di aree verdi in funzione dei mc di costruzione. Anzi, si fa finta di far versare tali oneri che dovrebbero servire per realizzare il verde di mitigazione e ci si fa pagare da chi costruisce, il costo delle piantine anziché, come dovuto, quello soprattutto dell’area da dedicare a verde…
    In questo modo, concessione dopo concessione i nostri quartieri sono diventati squallide distese di cemento.
    Potremmo ripartire da una seria riflessione e risposta a questa situaziine?

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