Ormai è certo che il voto del referendum confermativo della Legge Boschi sarà in ottobre, presumibilmente il giorno 16, e il dibattito diventa già vivace, su temi peraltro abbastanza complessi, che hanno sicuramente bisogno di un approfondimento che vada al di là dei dibattiti urlati dei talk show.
Cosa prevede questa legge, che è una legge di Riforma Costituzionale? Innanzi tutto la fine del bicameralismo paritario. Ci sarà una sola Camera, quella dei Deputati, che darà la fiducia al Governo e, salvo alcune materie, svolgerà la funzione legislativa esclusiva. Il Senato sarà più snello e avrà competenze solo su leggi costituzionali, provvedimenti riguardanti gli enti locali e trattati internazionali. Il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori (contro i 315 attuali) , di cui 95 eletti e 5 nominati dal Presidente della Repubblica, questi ultimi non saranno più “a vita”, ma resteranno in carica 7 anni; I Senatori a vita in carica non saranno sostituiti. Tra i 95 senatori eletti, 74 saranno votati dai consigli regionali tra i consiglieri stessi, mentre 21 saranno scelti, sempre dai consiglieri regionali, tra i sindaci. I 100 senatori non godranno di indennità per il loro ufficio. L’iter legislativo sarà semplificato, in modo da avere tempi certi e ridotti. Ci saranno meno decreti legge, che saranno limitati a casistiche ben definite, e verrà data priorità ai disegni di legge del governo considerati essenziali per attuare il programma.
Viene poi rivisto il rapporto tra Stato e Regioni, soprattutto per quanto riguarda le rispettive competenze legislative, mettendo fine così agli innumerevoli contenziosi che sono stati sollevati presso la Corte Costituzionale. L’autonomia delle Regioni sarà legata alla correttezza dei bilanci: sarà maggiore per quelle con i conti in ordine, mentre in caso di accertato dissesto finanziario, Regioni ed enti locali potranno essere commissariati dallo Stato.
Sono aboliti CNEL e Province: il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro viene cancellato formalmente e così avviato alla definitiva soppressione; nel contempo anche le Province vengono definitivamente cancellate dalla carta Costituzionale, chiudendo così il percorso già avviato con la Legge Del Rio.
Anche per i referendum sono previste modifiche, poiché vengono modificati i quorum di validità del voto per quelli abrogativi: resterà tutto come ora se le richieste saranno accompagnate da un totale di firme raccolte pari a 500.000, ma se la proposta sarà presentata da 800.000 firme, il riferimento sarà il numero dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei Deputati. E’ introdotta anche la possibilità di indire referendum popolari propositivi e di indirizzo; per questo dovranno poi esserci provvedimenti legislativi ordinari per regolamentarne lo svolgimento. Inoltre, sempre sul tema della partecipazione popolare al contesto legislativo, i Regolamenti parlamentari dovranno garantire forme e tempi certi sia della discussione, che della deliberazione in merito alle proposte di legge di iniziativa popolare, che dovranno essere presentate da almeno 150.000 elettori.
Per l’elezione del Presidente della Repubblica vengono modificati i criteri di partecipazione e viene modificato il quorum per la sua elezione: è richiesta la maggioranza dei due terzi del Parlamento in seduta comune (ma senza i delegati regionali ) per i primi tre scrutini, maggioranza dei tre quinti dal quarto all’ottavo scrutinio, dal nono in poi la maggioranza assoluta. Ci sono modifiche anche per il funzionamento della Corte costituzionale, infatti viene introdotto il giudizio preventivo di costituzionalità e modificata la modalità di nomina dei giudici: tre saranno eletti dalla Camera e due dal Senato.
Un forte segnale anche sul fronte “caldo” dei privilegi, nell’articolo 97 c’è l’obbligo di assicurare l’imparzialità e la trasparenza per gli amministratori pubblici e sono eliminati i rimborsi pubblici ai gruppi politici regionali e stabilendo anche un tetto agli stipendi di presidenti e consiglieri regionali i quali potranno percepire emolumenti pari o inferiori a quelli dei sindaci dei comuni capoluogo di regione.
Sicuramente ognuno di questi aspetti avrebbe necessità di un approfondimento, per capire fino in fondo i pro e i contro delle modifiche che si vanno ad introdurre, certamente non si tratta di toccare i principi fondanti della nostra Costituzione, ma di un insieme di normative atte a snellire le procedure, a sburocratizzare la macchina statale e, fatto non trascurabile, a portare una sensibile diminuzione dei costi.
Lorenzo Dalai