- Se ti ricatta … non è amore.
- Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore.
- Se ti isola, umilia, offende …non è amore.
- Se ti perseguita con mail e sms ossessivi ….non è amore.
- Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore.
- Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”.
- Se ti uccide …non è amore.
Questi le indicazioni della Polizia di Stato contenute nella campagna contro la violenza di genere; “Questo non è amore” il suo claim che oggi risuonerà in tute le province d’Italia, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Se oggi, in tutto il mondo, viene con fermezza ribadita l’eliminazione della violenza sulle donne in Italia, la Polizia di Stato scende in campo nei principali luoghi pubblici e di aggregazione diffondendo la campagna di prevenzione “questo non è amore”.
La Polizia è dalla parte delle donne ed è per questo che, come già avvenuto in occasione della festa degli innamorati: San Valentino e quella delle donne dell’8 marzo, promuove e diffonde la campagna attraverso camper, pullman, gazebo e altri momenti d’incontro, tutti diretti a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime della violenza di genere; offrendo il supporto di un’equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta di donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza.
L’iniziativa di informazione e prevenzione “Questo non è amore”, avviata dal luglio 2016, in circa sedici mesi ha consentito di contattare oltre 45.000 persone, in maggioranza donne, diffondendo informazioni sugli strumenti di tutela e di intervenire su situazioni di violenza e stalking che diversamente sarebbero potute rimanere ingabbiate nel dolore domestico.
Ecco il messaggio del Capo della Polizia Prefetto Gabrielli:
La prevenzione è finalizzata anche e soprattutto a far emergere il sommerso del fenomeno, casi di violenza taciuta e nascosta; infatti i dati ufficiali della campagna finora effettuata registrano a livello nazionale più di 450 segnalazioni emerse e segnalate all’A.G.
Scopo principe dell’iniziativa è quello informare per agevolare l’emersione del fenomeno indicando alle donne gli strumenti a loro disposizione per combatterlo.
Il contato diretto con le potenziali vittime consente di avere una maggiore consapevolezza degli strumenti a disposizione e le strade percorribili per arginare la violenza di genere, come pure le figure di riferimento del fenomeno.
Rompere il silenzio, chiedere aiuto e raccontare, perché non si è sole, perché è un diritto ricominciare a vivere!
La flessione negli ultimi due anni dei delitti tipici (dai femminicidi, alle violenze sessuali, dai maltrattamenti in famiglia agli atti persecutori) non ferma l’impegno di prevenzione: non solo perché il numero assoluto delle vittime continua ad essere inaccettabile, ma perché l’esperienza di polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia.
Un quotidiano fatto di attenzioni morbose, di comportamenti aggressivi e intimidatori che vengono letti come espressione di un amore appassionato e di una gelosia innocua, anche da madri, sorelle e amiche, ma che è spesso il triste copione di un crescendo di violenza che si alimenta con l’isolamento.
Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori.
In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. Procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare.
Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate.
A Verona oggi, dalle 10 alle 18, in piazza Bra è stato allestito un gazebo informativo della campagna di informazione prevenzione “Questo non è amore” dove sarà presente un’equipe multidisciplinare composta da: un medico/psicologo del Centro Antiviolenza Petra di Verona, da personale specializzato della Questura come: un operatore specializzato della Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile, un operatore della Divisione Anticrimine e/o dell’Ufficio Denunce dell’U.P.G.S.P. e, infine, da un rappresentante della locale Rete Antiviolenza.
A completare l’equipe, la presenza accanto di funzionari della Squadre Mobile per l’immediata informazione all’Autorità Giudiziaria in caso di ricezione di denunce.
Presso il gazebo sarà distribuito materiale divulgativo multilingue della campagna istituzionale (se ne allega copia) essendo il fenomeno trasversale, che non risparmia le donne di altre culture e nazionalità.
Un rappresentante della Polizia di Stato, peraltro, in occasione del talk organizzato dal Comune di Verona (Assessorato alle pari opportunità) sarà presente alle ore 15,30 di oggi, in piazza Bra, al talk stesso all’uopo organizzato per fare il punto della situazione sul fenomeno.
All’uopo ai presenti sarà distribuito un opuscolo realizzato ad hoc dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale (Dipartimento delle P.S.) contenente i dati ufficiali del fenomeno.