Nell’ultimo fascicolo della rivista Civiltà Veronese, diretta da Mauro Bonato, è stato pubblicato uno degli ultimi lavori scritti da Giorgio Maria Cambiè.
“Giorgio Maria Cambiè – ha dichiarato Mauro Bonato – è stato un assiduo collaboratore della rivista, e prima di morire ci ha lascito alcuni scritti inediti, che via via pubblicheremo. Sarà un omaggio ad un amico ed a uno studioso veronese che ci ha lasciato prematuramente alla fine dell’anno scorso”.
Il saggio in oggetto indaga circa una tradizione arcaica della bassa veronese, la cui testimonianza si trova in un affresco della chiesa di Santa Maria di Erbedello, ai margini dell’attuale abitato di Erbè, di cui le prime notizie risalgono al 1288.
La chiesa ha l’ingresso rivolto verso l’ingresso del fiume Tione e all’interno della struttura religiosa, verso il Quattrocento vennero realizzati alcuni affreschi, tra cui quello dove viene raffigurato un uomo con un pugnale che sta per avventarsi su due figure sdraiate in un letto.
E’ la rappresentazione del momento “topico” della vita di San Giuliano, secondo la vulgata tradizionale.
Nela narrazione edificante del fatto spicca il ruolo del cervo quale profeta di sciagure che puntualmente si verificano.
“La presenza del cervo – scrive Cambiè – quale nunzio di morte o psicopompo per le anime è comune a tutta l’Europa su un periodo che va dalla preistoria quasi ai giorni nostri”.
Dopo essersi soffermato sulla narrazione della Leggenda di San Giuliano e sulla presenza del cervo, il professor Cambiè ipotizza un’altra questione per quel che “riguarda la presenza della saga di San Giuliano in una chiesetta agreste della Bassa vicino al Tione”. Lo studioso afferma che “si può ipotizzare che la leggenda sia collegata alla seconda parte della storia, quella in cui San Giuliano diviene l’ausilio di coloro che debbono attraversare il fiume e forse diviene il patrono di chi ha a che fare col Tione e con le sue acque.