PUA “ai tigli” Montorio, Consiglio di Stato: condannato Comune di Verona. “Il parere legale viola il procedimento amministrativo”

 
 

Il Consiglio di Stato nella camera di consiglio del 23 marzo, sentenza pubblicata il 28 aprile,  ha accolto il ricorso della società La Fossetta Srl condannando il Comune di Verona in seguito alla decisione della Giunta comunale di respingere l’istanza di approvazione del piano urbanistico attuativo della zona residenziale denominata ai Tigli, sita nel territorio del Comune di Verona, località Montorio. Nulla cambia ma viene dichiarato un interessante principio sui “pareri legali”


Ricordiamo la genesi di questa complicata vicenda che ha visto l’arresto e dal condanna dell’ex vice sindaco ed assessore all’urbanistica Vito Giacino e di sua moglie Alessandra Lodi.

     Con la delibera del consiglio comunale del 23 dicembre 2011, è stato approvato il Piano degli interventi (P.I.), entrato in vigore il 13 marzo 2012, che ha individuato l’area di Montorio di via dei Tigli (scheda norma n. 159) come ambito di trasformazione, la cui edificabilità è stata disciplinata da alcune prescrizioni di Piano. Ovvero, è stato previsto, in sintesi, che all’interno dell’area possano essere realizzati fabbricati (circa 120/130 appartamenti), con un massimo di 3 piani fuori terra, con una superficie utile lorda (SUL) di 15.000,00 mq, destinati ad un uso abitativo e che vengano cedute aree destinate a “Verde, servizi pubblici e d’interesse collettivo” (VS) di 18.750 mq, pari al 50% della superficie territoriale (campi sportivi, palestre e perfino fontane con giochi d’acqua) impossibili però da realizzare data l’esiguità del contributo di sostenibilità concordato (appena 1,5 milioni di euro). 

     Con la delibera n. 11 del 18 aprile 2013, la Giunta comunale ha approvato il testo dell’accordo di pianificazione successivamente sottoscritto in luglio tra i proprietari delle aree e il Comune di Verona. Il 23 dicembre 2013 è stata presentata l’istanza di approvazione del PUA denominato “ai Tigli”, con conseguente avvio del relativo procedimento e della sua fase istruttoria. Dopo alcune vicende procedimentali in data 26 maggio 2015, è stata convocata la conferenza dei servizi istruttoria, che è stata sospesa per consentire ai proponenti di depositare la “documentazione adeguata al PUA e dell’opera”, depositata in data 25 e 30 giugno 2015. Nella riunione della conferenza di servizi del 9 luglio 2015 è stato emesso da parte del Comune di Verona il parere favorevole all’adozione del PUA, attestando espressamente la conformità dello stesso alle norme e agli strumenti urbanistici vigenti. Il 3 agosto 2015, i proponenti hanno presentato ulteriori elaborati per adeguarsi alle risultanze della conferenza di servizi. Quindi a seguire il competente dirigente comunale ha formulato alla Giunta comunale la proposta di deliberazione di adozione del PUA “ai Tigli”.

Tuttavia, con la delibera n. 227 del 3 agosto 2015, la Giunta comunale (secondo mandato ammisnistrazione Tosi) ha deciso di discostarsi dalla proposta di deliberazione formulata dagli uffici ed ha deliberato di non adottare il PUA richiamamdosi ad un parere reso da un avvocato. Con ricorso gli appellanti hanno impugnato la deliberazione n. 227 del 3 agosto 2015, si è costituito in giudizio il Comune di Verona, resistendo al ricorso.

Con la sentenza n. 1375/2016, il TAR del Veneto ha respinto il ricorso e condannato la ricorrente al pagamento delle spese di lite. La sentenza è stata impugnata dalla società e dagli altri proponenti il Piano, contro l’impugnazione si è costituito in giudizio il Comune di Verona resistendo all’appello. 

All’udienza del 23 marzo 2023, la causa è stata trattenuta in decisione dai giudici del Consiglio di Stato. In particolare i giudici amministrativi si sono soffermati sul motivo di appello, secondo il quale gli appellanti censurano la parte della sentenza del TAR nella quale i giudici avrebbero travisato la censura formulata in primo grado, finalizzata ad evidenziare che il parere del legale non avrebbe tenuto conto dell’ampia istruttoria fino a quel momento svolta dagli uffici comunali e, a sua volta, non sarebbe stato adeguatamente ponderato dalla Giunta comunale, tenendo conto tale attività istruttoria.

Proprio su quella consulenza esterna si è concentrato il Consiglio di Stato, secondo il quale “risulta violare la corretta dinamica del procedimento amministrativo quella decisione che esterna valutazioni di opportunità e di legittimità mediante l’integrale e non motivato recepimento di un parere legale, da un lato, senza investire nuovamente gli organi tecnici dell’amministrazione sui profili di ritenuta incompatibilità del progetto presentato con la pianificazione sovraordinata e sugli altri profili di illegittimità riscontrati dal parere, aventi carattere eminentemente tecnico, e, dall’altro, senza fornire alcuna ponderata e autonoma giustificazione sui profili di opportunità, che, di fatto, vengono così rimessi all’apprezzamento di un soggetto esterno sia alla compagine politica che a quella tecnica dell’amministrazione“.
Infine, per il Consiglio di Stato, «la decisione della Giunta comunale spezza quel fisiologico legame che deve sussistere fra gli organi tecnici e quelli di governo dell’amministrazione, creando una sorta di “amministrazione parallela”. Ben può, come rilevato dal TAR, l’amministrazione comunale richiedere un parere legale (sia pure nei noti limiti più volte enunciati dalla Corte dei conti), ma se tale parere risulta vertere su aspetti già investiti dall’istruttoria e favorevolmente apprezzati dagli uffici competenti all’istruttoria, risulta necessario, allora, quantomeno investire nuovamente l’organo tecnico-amministrativo competente, per legge, a conoscerne, anche al fine di evitare intrinseche contraddizioni in seno al medesimo procedimento, sulla stessa vicenda».

Conseguentemente, va annullata la deliberazione di Giunta comunale n. 227 del 3 agosto 2015.

Alla notizia della Senteza l’assessore Michele Bertucco (suoi gli interventi di denuncia nei confronti di Giacino) ha dichiarato che: «Senza il lavoro di indagine svolto dal sottoscritto sulle fideiussioni tarocche che hanno caratterizzato una parte considerevole del Piano degli Interventi di Tosi e Giacino fin dal 2011, a quest’ora il Comune sarebbe costretto a rimettere in pista un progetto residenziale pesantissimo per il quartiere di Montorio. Nel mirino c’è dunque la scorciatoia presa dall’allora amministrazione Tosi in un momento di grande subbuglio istituzionale. Va infatti ricordato che nel frattempo la magistratura, grazie ad un esposto presentato dal sottoscritto, aveva scoperchiato il sistema di concussione di cui è stato riconosciuto responsabile l’allora vicesindaco Giacino. E proprio Leardini aveva assunto i panni di grande accusatore di Giacino. Il progetto così frettolosamente sepolto, fu successivamente riesumato assieme al Pua San Rocchetto (sempre facente capo a Leardini) nella prima metà del 2018, a seguito di un singolare pasticcio ruotato attorno ad un emendamento del gruppo consigliare dei Cinque Stelle accolto dalla nuova amministrazione Sboarina in sede di approvazione della Variante 22. Il lavoro di approfondimento svolto dal sottoscritto assieme all’ingegner Giuseppe Campagnari sulle fideiussioni depositate dai proponenti degli accordi pubblico-privati del Piano degli Interventi, molte delle quale erano non valide o del tutto false, consentì di inficiare nuovamente e definitivamente il procedimento urbanistico. Per la precisione, l’amministrazione Sboarina diede del tempo a Leardini per sostituire le fidejussioni tarocche con dei documenti buoni e validi, ma l’imprenditore riuscì a sostituire soltanto quella del Pua San Rocchetto e non anche l’altra fideiussione del Pua di Montorio. Grazie a questo passaggio, e al lavoro svolto allora, la decisione del Consiglio di Stato di ieri è sostanzialmente priva di effetti per Montorio e per la città in quanto il progetto è già stato definitivamente dichiarato nullo e inefficace con delibera del 10 luglio 2019».

Alberto Speciale

 
 
Alberto Speciale
Classe 1964. Ariete. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa, amante della trasparenza con un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fatti degli uomini. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. "Sono responsabile di quel che scrivo non di quel che viene capito"

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