La storia dell’emigrazione italiana in Germania ha una sua tappa fondamentale a Verona. Proprio in città, dove si trova ora la sede del Liceo Artistico Nani Boccioni, nel 1955 Italia e Germania firmarono un accordo per regolamentare i flussi migratori che prevedeva la creazione di un centro di accoglienza per l’emigrazione dei lavoratori, provenienti da tutta Italia.
Il Comune di Verona e quello di Monaco, con il Liceo Artistico Nani Boccioni, l’Archivio Generale del Comune di Verona, l’Università di Verona e quella di Clermont Auvergne, il Centro Studi per l’Immigrazione e le associazioni Memoria Immagine e Labelleepoque hanno organizzato una serie di appuntamenti per celebrare il 70 anniversario dell’accordo.
La prima tappa è stata la presentazione di un docufilm “Lassù in Germania” a studiosi, cittadini e alcune classi del Liceo Artistico Nani Boccioni. “Ricordare l’emigrazione a Verona”, è un’iniziativa dedicata a far luce su un capitolo fondamentale della storia della nostra città: le vicende degli emigranti che, nel corso degli anni, hanno lasciato l’Italia in cerca di fortuna in cerca di fortuna verso la Germania.
Il documentario firmato dai registi Elena Peloso e Dario Dalla Mura, attraverso interviste, filmati d’epoca e ricostruzioni dei servizi svolti dal centro per l’emigrazione scaligero, ripercorre le tappe di questo fenomeno migratorio, dalle motivazioni che spingevano le persone a partire fino alle difficoltà incontrate e alle esperienze vissute all’estero.
“Gli spazi nella nostra città cambiano e si trasformano. Dove – commenta Jacopo Buffolo, assessore alla Memoria storica del Comune di Verona – oggi sorge una scuola, 70 anni fa, è stato costruito dal Comune di Verona con il finanziamento del Ministero del Lavoro, un centro per i migranti in entrata e in uscita dalla Germania. Erano accolti in uno spazio accogliente e dignitoso, curati e indirizzati verso destinazioni predetermina. I fenomeni migratori ci sono sempre stati, dal 1860 ad oggi almeno 26 milioni di italiani hanno valicato i confini verso altri Paesi in cerca di fortuna. La gestione dei flussi nel tempo è stata più o meno efficace, a volte generando fenomeni di razzismo, a volte di integrazione, opportunità e crescita. Oggi creiamo un ponte tra passato e presente, portando le esperienze del passato all’attenzione della politica governativa di gestione dell’immigrazione contemporanea. Governare i flussi migratori in entrata e in uscita dai paesi è possibile, garantendo accoglienza, lavoro e dignità a chi entra nel nostro territorio”.
Il documentario “Lassù in Germania” è un toccante viaggio nel passato, “che ci porta a scoprire le vicende di donne e uomini italiani – spiega Dario Dalla Mura – che, negli anni Sessanta, decisero di lasciare la propria terra per cercare fortuna in Germania. Il film, attraverso interviste a ex emigranti, ricostruisce un quadro vivido della loro esperienza. Dalle motivazioni che li spinsero a partire, alle difficoltà incontrate durante il viaggio e l’inserimento nel nuovo contesto, fino alle relazioni costruite e alle sfide affrontate nella quotidianità”.
Come aggiunge Cinzia Ferro, docente del Liceo Artistico Nani Boccioni che tuttora porta la targa del precedente Centro “il documentario dedica particolare attenzione al ruolo del Centro di Emigrazione di Verona, un punto di riferimento per molti italiani che decidevano di intraprendere questo percorso. Il centro organizzava le partenze, offriva assistenza, anche medica e informazioni ai migranti, e li preparava ad affrontare le sfide di una nuova vita all’estero”.
“Lassù in Germania” non è solo un racconto storico, ma anche una riflessione sulle conseguenze dell’emigrazione sulla società italiana e tedesca.
“Il documentario – sottolinea Phillipp Zholl, rappresentante del Comune di Monaco – l’importanza di ricordare questa esperienza, per comprendere meglio le sfide che affrontano i migranti oggi e per valorizzare il contributo che gli emigranti italiani e le loro famiglie, hanno dato allo sviluppo economico e sociale della Germania”.
Infine, Antonio Benedetti del Cestim ricorda come “la storia del nostro passato di emigranti sia fondamentale per comprendere le attuali migrazioni. Coltivare la memoria, le difficoltà ma anche i successi che hanno caratterizzato la storia dei nostri concittadini che hanno dovuto lasciare tutto e partire, ci aiuta ad avere una visione più naturale e positiva dei processi migratori che non hanno mai smesso di interessare tutti gli esseri umani in tutte le epoche e in tutti i continenti”.