#piccolospaziopubblicità: da mancini a potenziali emarginati

 
 

#piccolospaziopubblicità – Ma mettere in luce, anzi, inventare una cosiddetta “diversità” in una bambina che è solo mancina, non va a creare una discriminazione, invece di passare la cosa sotto una naturale e ovvia indifferenza? In un’éra in cui, giustamente, le disabilità che ostacolano fisico ed intelletto vengono il più possibile smorzate da corretti atteggiamenti inclusivi da parte della società e, soprattutto, grazie a forze di volontà ferree da parte di chi è gravato, si fa di una mancina una potenziale emarginata. Generazioni di mancini si sono beccate, a scuola, fior di bacchettate sulla mano del diavolo, come se dallo scrivere con l’una o con l’altra fosse dipesa la soluzione del problema matematico, la qualità del tema. Oggi l’uso della penna a destra o a manca non influisce più, ma in uno spot in circolazione si torna indietro nel tempo. Tutto per vendere un paio di forbici. Vero è che la vita di (noi) mancini può essere agevolata da utensili e migliorìe ad hoc, ma la sfacciataggine del marketing del terzo millennio non si preoccupa delle sfumature ed enfatizza: usi la sinistra? Come se ti mancasse un braccio! usi la sinistra? Sarai condannato ad un’esistenza nell’angolo! Ma #èsololamiaopinione #keepcalm and remember #Voltaire

Il Leftorium di Ned Flanders, negozio, allo Springfield Mall, specializzato in articoli per mancini  ha fatto scuola: ennesimo esempio della lungimiranza di Matt Groening (mancino). Nella realtà esistono effettivamente arnesi ripensati per un uso sinistroide, dai mouse wireless ai coltelli con lama rovesciata. Anni fa le forze dell’ordine ottimizzarono non poco l’operatività dei mancini, ideando un nuovo tipo di fondina, permettendo l’estrazione dell’arma in posizione utile e non contraria. Ma non confondiamo le caratteristiche individuali – come, appunto, l’uso di una mano piuttosto dell’altra per determinate attività – con l’handicap, il disagio vero, la differenze che cambiano i modi di vita. E ricordiamo che neppure queste ultime devono trasformarsi in recinti sociali, casomai in opportunità per essere più solidali e collaborativi.

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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