“Peschiera, bello e forte arnese” fra le nuove elezioni a patrimonio Unesco

 
 

E’ recente e lieta novella: la 41a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO, tenutasi a Cracovia, ha iscritto nella lista il 53° sito italiano: si tratta delle “Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di Mare occidentale”, un sito seriale transnazionale, presentato nel 2016 dall’Italia con Croazia e Montenegro. La proposta ha portato in primo piano uno dei più rappresentativi sistemi difensivi  in senso moderno, realizzati dalla Repubblica di Venezia, progettati dopo la scoperta della polvere da sparo e dislocati lungo lo Stato di Terra e lo Stato di Mare; per decisione del Comitato, entrano a far parte del sito UNESCO le opere di difesa presenti a Bergamo, Palmanova, Peschiera del Garda per l’Italia, Zara e Sebenico per la Croazia, Cattaro per il Montenegro.

A valutare la candidatura è stato un gruppo di lavoro coordinato a livello centrale dal MiBACT, composto da studiosi di chiara fama, alte cariche istituzionali, servizi tecnici dei Comuni coinvolti, istituzioni territoriali e uffici territoriali del MiBACT. L’Italia “promossa” conferma il suo pluriennale impegno nell’attuazione della convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che le consente di rimanere a tutt’oggi il primo Paese per numero di siti iscritti nella lista.

L’Arilica romana – Ed entriamo ora a Peschiera, che affonda le sue radici nel lago di Garda, come villaggio palafitticolo; in epoca romana, Arilica era un vicus, un villaggio, di cui Plinio il Vecchio descrive l’abbondanza del pescato, favorito dall’uscita dell’acqua dal lago verso il fiume Mincio: «Lacus est Italiae Benacus in Veronensi agro Mincium amnem tramittens, ad cuius emersus annuo tempore, Octobri fere mense, autumnali sidere, ut palam est, hiemato lacu, fluctibus glomeratae volvuntur in tantum mirabili multitudine ut in excipulis eius fluminis ob hoc ipsum fabricatis singularum milium reperiantur globi».

“Bello e forte arnese” – Nel Medioevo, sotto gli Scaligeri, è Dante a cantarla nell’Inferno: «Siede Peschiera bello e forte arnese / da fronteggiar bresciani e bergamaschi / ove la riva intorno più discese. / Ivi convien che tutto caschi / ciò che ‘n grembo a Benaco star non può / e fassi fiume giù per verdi paschi. / Tosto che l’acqua corre a metter co’ / non più Benaco, ma Mencio si chiama / fino a Governol dove cade in Po».

Peschiera fortificata – Il progetto di fortezza bastionata della Repubblica Veneta nel Cinquecento è di Guidobaldo della Rovere duca d’Urbino e i lavori vengono attuati da Michele Sammicheli, col nipote Giovan Girolamo e con l’ingegnere Malacrida. La nuova cinta segue l’antica, formandosi con cinque lati e cinque baluardi: Guerini, S. Marco, Contarana, Feltrin e Tognon. Due le porte: Verona e Brescia (ingresso secondario al centro storico fortificato). Le murature sono punteggiate da epigrafi e di stemmi, abrasi in gran parte dai francesi nel secolo XIX. Intorno al 1608 si procede a importanti restauri e all’aggiunta di rivellini dinnanzi alle porte.

Dopo esser stata fortezza napoleonica, diventa piazzaforte asburgica: successivamente al trattato di Campoformido (1797), caduta la piazza nelle mani degli austriaci, sono aggiunte altre opere esterne lungo la strada di Brescia. Sotto i francesi vengono costruiti i forti di Mandella Vecchia verso Verona e di Salvi Vecchia verso Brescia e di nuovo sotto gli austriaci vengono eretti altri due forti nei pressi: Mandella Nuova e Salvi Nuova, facendone uno dei capisaldi del Quadrilatero con Mantova, Legnago e Verona. Dopo l’annessione all’Italia post guerra del 1866, cominciano lentamente le demolizioni delle opere e delle mura, per dare respiro all’abitato.

La polveriera austriaca: storia di un recupero virtuoso – Presso porta Brescia, sulla sommità del bastione Feltrin (1551 – il nome è di origine veneziana, come la costruzione; le batterie però erano collocate sulla banchina, a livello del Mincio) sorge ancora oggi la polveriera austriaca, intatta, ma nel totale degrado fino a pochi anni fa. Il Sub Club Peschiera, nato nel 1980 ed insediato inizialmente presso porta Verona, ha lì traslocato nel 2014, prendendosi carico della ristrutturazione: lavori edili basilari a cura di imprese esterne, poi il resto sulle spalle e nelle mani di un manipolo di volontari, che, con un lavoro veramente indefesso, ha risvelato il valore strutturale e, conseguentemente, sociale, dell’edificio.

Giorgio Capone spiega che, per ricostruire la storia del Pulvermagazin del bastione n. 4 (Feltrin), “si deve risalire alle prime indagini, dopo l’assedio di Peschiera nel 1848, allorquando gli austriaci individuarono i difetti della fortezza: una piazza bassa, dominata dalle colline circostanti; bisognava assolutamente modificare tutte le postazioni dell’artiglieria sulla cinta bastionata pentagonale, per offrire una valida resistenza contro i nemici che si piazzavano sulle allora solo colline della Mandella e Salvi. Successivamente, con l’erezione dei forti, presero il nome di forte Mandella e forte Salvi; automaticamente sorsero anche le polveriere per sostentarne il volume di fuoco (siamo a metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento). Le batterie furono dunque riposizionate in alto, sulla sommità delle cinte“.

Ma veniamo alla nostra polveriera: “Da una serie di disegni, apprendiamo che nel 1860 è in costruzione, con una traversa di terra a destra e una a sinistra, guardando verso la punta del bastione, deposito – in due piccoli ricoveri interrati – per le polveri di lancio dei proiettili (da non confondere con quelle da esplosivo) forniti dal laboratorio nel bastione n. 2 San Marco. Le bombe erano portate dal laboratorio sui bastioni con carriaggi, trasporti militari, e venivano sistemate accanto ai pezzi. In tutti i cinque bastioni di Peschiera si procedeva così, ma qui descriviamo ciò che avveniva nel n. 4. Col tempo si provvide ad adattare le nuove polveriere alla difesa dai tiri che partivano dal monte San Lorenzo – per noi il monte della fiera di Cavalcaselle – e dalle colline vicino all’attuale forte Papa, le colline del laghetto del Frassino; da queste si vedeva all’orizzonte il profilo del tetto della polveriera. Più precisamente, era non tanto un tetto, quanto un battuto di terra sopra alla muratura e alle volte, spesso circa un metro e mezzo, destinato ad assorbire i colpi di cannone che cadevano sull’edificio. Le nuove tecniche che portarono i cannoni ad aumentare le gittate fino a 2.200 metri, misero però a rischio tutte e cinque le polveriere, che potevano essere colpite con i cosiddetti tiri di infilata, diretti, sui tetti; si provvide, allora, a innalzare le due traverse laterali di circa due metri, due metri e mezzo (mi riferisco alla nostra n.4). In tal modo, proiettili dal San Lorenzo o da forte Papa si sarebbero conficcati nelle fiancate, salvando il tetto; oggi ne rimane traccia a destra“. Ulteriori lavori di rinforzo furono realizzati nel 1866, quando da Pulvermagazin divenne Munitionmagazin: il vallo intorno alla fortezza veniva, all’occorrenza, coperto da travature e riempito di terra, cosicchè nemmeno un tiro effettuato ad alzo di mortaio potesse scendere e colpire la polveriera.

Questa è la Peschiera che gli austriaci ci hanno lasciato nel 1866: “Le polveriere – continua Capone – sono rimaste sane fino al declassamento della cittadina nel 1920 da fortezza principale del Quadrilatero: la n. 2 – il laboratorio degli artifici – è stata inglobata nella caserma Cacciatori, utilizzata come mensa, e oggi tornata agli antichi splendori; la palleria dove hanno sede gli alpini è rimasta nelle sue parti, la polveriera della Rocca è invece saltata in aria, se ne vede testimonianza in un affresco della chiesa di San Martino, nella volta, che illustra l’esplosione, per fortuna senza vittime. La polveriera n.3, il bastione Cantarane, per esigenze militari durante la trasformazione dell’ex-ospedale militare a carcere militare, dopo la seconda guerra mondiale, ha subìto demolizioni: motivi di sicurezza, per evitare che dal bastione 3 si potesse accedere alla caserma, poiché era collegato da una galleria all’orto sul piano del Mincio, di fronte alla polveriera 4. Oggi quest’ultima, rimasta intatta, è parte integrante del museo all’aperto delle mura di Peschiera”.

 

Sergio Perinelli, altro tra i volenterosi che hanno prestato tempo e braccia, racconta la storia più recente: “Ore di lavoro spese nella “resurrezione” del posto? Non quantificabili: si parla di in termini di mesi. Il contributo economico è misurabile – proveniente in parte dalla precedente amministrazione, in parte dalla nostra cassa – ma fuori dai calcoli e ben superiore rimane quello umano, l’opera di volontariato, che è stata attendibilmente valutata in oltre 130.000 euro“. Difficoltà? “Un mucchio, ma le abbiamo tutte superate con pazienza e impegno”. Entrate private? “Speriamo! L’interesse l’adesione di sponsor è aperta a tutti, da affiancare a quelli che già abbiamo per il Presepe del Lago: siamo gli stessi che ogni anno realizzano il suggestivo sacro allestimento subacqueo”.

Sub Club Peschiera: non solo il Presepio… – L’associazione partecipa attivamente anche ad altre manifestazioni locali, ad esempio la rievocazione e la festa di San Martino, con proposte gastronomiche di sapore storico, come il “minestrone della truppa”. I lavori di riqualificazione sono completati e “le destinazioni d’uso – precisa Perinelli – possono essere molteplici, aperte quanto possibile alle esigenze dei richiedenti: meeting di lavoro, conferenze, incontri culturali, esposizioni, compleanni e ricorrenze varie. La location è davvero unica e la nostra organizzazione è elastica ed efficiente, un vero, piccolo esercito!”.

https://www.facebook.com/subclubpeschiera/

 

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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