Il più antico del mondo…
Il mestiere dei mestieri.
Oggi, rispetto a ieri, ancora nomade di leggi che possano “indicare la via“, soprattutto in quei casi (una triste e sconfortante maggioranza, stando alle ultime ricerche) in cui non si parla più di “mestiere” nel senso di “arte”…ma di costrizione, sfruttamento e delinquenza.
In merito alla discussione prevista in Regione Veneto per la proposta di legge sulla legalizzazione della prostituzione avanzata dal consigliere leghista Guadagnini, l’Europarlamentare del Partito Democratico della circoscrizione nordest Damiano Zoffoli in un comunicato prende chiara posizione contraria ed appoggia invece la lettera di critica scritta dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII al Governatore Zaia e firmata da altre associazioni cattoliche come Caritas e dalla Cisl Veneto:
“Si tratta – dichiara Zoffoli – di una proposta di legge sbagliata che non farà diminuire lo sfruttamento delle donne e che anzi provocherà un aumento dei clienti, soprattutto tra i ragazzi più giovani, che si avvicineranno al mondo della prostituzione.
Si propone un modello culturale che riduce le donne ad un oggetto che si compra e si vende ed infatti la stragrande maggioranza delle ragazze che ancora oggi si prostituiscono sono costrette a farlo con la forza e ridotte in schiavitù da aguzzini senza scrupoli.
Questo progetto inoltre è destinato a fallire come in tutti gli altri paesi dove è stato proposto, e quindi il Governatore Zaia ascolti il grido di denuncia che parte da associazioni che sono tutti i giorni sulle strade per aiutare queste ragazze e non i deliri di Salvini“.
Come ricorda la Comunità Papa Giovanni XXIII: “il Parlamento europeo a più riprese ha dato sostegno al cosiddetto “modello nordico”, nato in Svezia e poi diffuso in Norvegia, Finlandia e Islanda, che sta producendo importanti risultati nel contrasto alla tratta.
Il modello – conclude il comunicato stampa – suggerisce di depenalizzare l’attività della prostituzione ma al tempo stesso di colpire con pesanti sanzioni chi acquista il sesso, e quindi chi commette il reato diventa il cliente che paga e non la prostituta che riceve.
La Regione Veneto quindi invece di promuovere disegni di legge contro la dignità delle donne si impegni ad aumentare le risorse ai progetti che queste associazioni portano avanti tutti i giorni con coraggio per far uscire le ragazze dal pericoloso circuito della prostituzione tramite percorsi di inclusione e recupero sociale. Prima e sempre della caccia al consenso viene la difesa delle dignità delle persone“.