“Per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera potranno collaborare nei campi anche i parenti lontani fino al sesto grado, in una situazione in cui molti sono senza lavoro, reddito e con difficoltà anche per la spesa”.
Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che il decreto Cura Italia prevede per l’emergenza Coronavirus che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro ne subordinato ne autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.
Potranno dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anticipata dal caldo inverno – sottolinea la Coldiretti – anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa.
Si tratta di una prassi molto diffusa in agricoltura nel passato quando anche lontani parenti – continua la Coldiretti – tornavano in fattorie, cascine e masserie di famiglia in occasione delle campagne di raccolta piu’ importanti, dalla vendemmia alla raccolta delle olive, per collaborare attivamente e ricevere magari in cambio frutta, verdura, olio o vino.
Una partecipazione che negli ultimi anni era praticamente scomparsa anche per i vincoli burocratici ed amministrativi e che ora è stata resa urgente dalla stretta degli ingressi alle frontiere che ha fermato l’arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall’estero. “Solo in Veneto – commenta il presidente regionale e provinciale Daniele Salvagno – l’anno scorso e’ stata impiegata forza lavoro straniera pari a 65 mila unita’ in prevalenza rumeni (14mila) ma anche 7mila nordafricani, 4mila indiani, 2mila polacchi”.
A livello nazionale il Cura Italia prevede nello specifico – spiega la Coldiretti – l’estensione dal quarto al sesto grado del rapporto di parentela/affinità per l’utilizzo in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo di parenti ed affini (Art. 105 D.L. 18/2020) disciplinato originariamente dall’articolo 74 della legge Biagi. Un intervento positivo per le attività agricole, e relative attività connesse, che consente di avvalersi di una platea più ampia di soggetti in una situazione in cui con l‘emergenza Coronavirus è diventato – precisa la Coldiretti – piu’ difficile il reperimento della manodopera per le necessità produttive.
“Come più’ volte invocato, ora è necessaria però subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne” continua Daniele Salvagno – “il momento attuale rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro e che si era dimostrato valido nel favorire l’occupazione e l’emersione del sommerso”.