Con Deliberazione di Giunta n. 1030 del 12 luglio 2019 (BUR n. 96 frl 27 agosto 2019) la Regione Veneto ha confermato gli incarichi di Commissario Straordinario degli Enti gestori dei Parchi regionali – Ente Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, Ente Parco Naturale Regionale del Delta del Po, Ente Parco Regionale dei Colli Euganei, Ente Parco Naturale Regionale della Lessinia – al fine di garantire l’ordinario svolgimento della gestione amministrativa nelle more della costituzione dei loro nuovi organi.
Il 21 luglio 2018 è entrata in vigore la Legge regionale n. 23 del 26 giugno 2018 avente ad oggetto “Norme per la riorganizzazione e razionalizzazione dei parchi regionali”; la nuova Legge regionale disciplina il riordino degli Enti gestori dei Parchi naturali regionali al fine di valorizzare il modello organizzativo delle aree protette della Regione del Veneto, migliorandone l’efficacia della gestione e razionalizzando la spesa.
La Legge descrive nel dettaglio il nuovo sistema di governance degli Enti gestori, mediante l’individuazione dei loro organi e la descrizione del percorso che porterà alla loro costituzione. Detto percorso è attualmente ancora in itinere pertanto essendo scaduti gli incarichi dei Commissari straordinari degli Enti, trova applicazione la disposizione secondo la quale “le gestioni commissariali dei parchi esistenti al momento dell’entrata in vigore della legge restano in carica fino alla costituzione dei nuovi organi”.
Con la Deliberazione di Giunta n. 1030 del 12 luglio 2019 viene pertanto confermato in capo al dott. Mauro Giovanni Viti, Direttore della Direzione Turismo, l’incarico di Commissario Straordinario con riferimento all’Ente Parco Naturale Regionale del Fiume Sile e all’Ente Parco Naturale Regionale del Delta del Po, in capo al dott. Stefano Sisto, Direttore dell’Unità Organizzativa Programmazione Turistica, l’incarico di Commissario Straordinario con riferimento all’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei, e in capo all’ing. Stefano Angelini, Direttore dell’Unità Organizzativa Complessi Monumentali, l’incarico di Commissario Straordinario con riferimento all’Ente Parco Naturale Regionale della Lessinia.
Trattasi dell’ennesima proroga commissariale che si protrae fin dall’anno 2014 (ne avevamo già parlato in questo articolo).
Per l’esercizio delle funzioni commissariali al Commissario straordinario competono esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione dell’ente, nonché gli atti indifferibili ed urgenti necessari a garantire lo svolgimento delle attività istituzionali. Allo stesso, che si si avvarrà operativamente delle strutture della Comunità Montana, sarà riconosciuto esclusivamente il rimborso delle spese eventualmente sostenute, con onere a carico della Comunità montana della Lessinia.
Il fine della Legge 23/2018 è quello della semplificazione e della razionalizzazione della gestione, oltre che del controllo della spesa pubblica. Questi gli obiettivi dichiarati, ora analizziamo le criticità della Legge 23/2018 che interviene dopo 34 anni sulla Legge Regionale n. 40/2012 in tema di aree protette pertanto ci si aspetterebbe dall’esame del testo una ampia revisione complessiva.
La Giunta Regionale veneta parrebbe aver adottato un provvedimento che mira alla ridefinizione degli organi dirigenti delle aree protette per sostituire l’istituto del cronico commissariamento. La revisione inoltre si concentra sulla efficienza della gestione, accentrando i poteri negli organi di governo non riconoscendo l’importanza dei territori e i suoi attori sociali.
I poteri di coordinamento vengono infatti accentrati nella Giunta Regionale, al fine di garantire correttamente l’unità delle politiche (art. 2, punto 2) senza che però via sia nessun bilanciamento poiché non si assegna nessun ruolo decisivo agli enti di gestione (art. 2, punto 3). La Giunta designerà tre membri della Comunità (ex Consiglio) e due del nuovo Consiglio, mentre il Governatore sceglierà direttamente il presidente, che prima veniva eletto.
Il testo esclude, inoltre, la rappresentanza delle componenti della società locale e delle province, differentemente da come avviene in molte regioni italiane. Rimane così solo la componente regionale, senza che vi sia peraltro un’ampia rosa di candidati.
Vi è un accentramento nel Consiglio direttivo delle aree, perché la revisione non prevede né la presenza dei soggetti in rappresentanza delle attività produttive maggiormente diffuse nel territorio né dei soggetti socialmente attivi nella zona. Colpisce in particolare che su questo il testo preveda, a causa della “[…] specificità dei territori montani della Lessinia”, la rappresentanza dei proprietari terrieri, escludendo gli ambientalisti, creando così una grave situazione di conflitto d’interesse e, soprattutto, un possibile conflitto con le norme superiori (la Legge quadro n. 394 sui parchi) col rischio di impugnazione per incostituzionalità della Legge. Ma il Parco della Lessinia non ha nessuna particolarità rispetto alla realtà nazionale e regionale, in cui la presenza di terreni privati raggiunge l’87% della superficie. Non si capisce pertanto di quale specificità si sta parlando. Potrebbe inoltre essere inopportuna la rappresentanza per una componente che esprime la rendita fondiaria a scapito delle categorie produttive e che nell’ultimo anno ha espresso molte critiche contro il Parco della Lessinia considerato “zavorra”, nonostante gli ampi finanziamenti che hanno ricevuto negli ultimi 25 anni.
L’accentramento porta poi a marginalizzare varie realtà. Innanzitutto la Consulta viene isterilita da un compito di semplice “informazione e consultazione”, senza che abbia alcun potere di auto-convocazione né che possa esprimere pareri qualificati e vincolanti.
Ma c’è anche la messa a margine del Comitato Tecnico Scientifico che dalla revisione ottiene solo funzioni consultive, non ha alcun potere di iniziativa e il cui parere è vincolante solo entro i 30 giorni. Un ruolo decisamente diverso rispetto a quello di supporto delle scelte del Consiglio Direttivo come vorrebbe la logica gestionale.
E’ stato prevista la possibilità del rilascio dell’autorizzazione paesaggistica da parte dei singoli Comuni anziché dall’Ente Parco. Una norma fortemente criticata in audizione da alcuni sindaci e anche da rappresentanti dell’Università di Venezia e dalle associazioni ambientaliste. Era fondamentale mantenere questa funzione in capo all’Ente parco in modo da avere una visione uniforme dell’area, per quanto riguarda i vari interventi.
Inoltre non si capisce la scelta di prevedere una laurea triennale, anziché quinquennale come titolo di studio per i direttori del Parco così come previsto da un decreto del ministero dell’Ambiente del febbraio 2018 per dirigere i Parchi nazionali.
E c’è, infine, il rischio concreto che ad essere marginalizzato sia lo stesso Consiglio Regionale, dato che il testo riserva ogni nomina e decisione a Presidente e Giunta.
Si rileva positivamente invece l’aumento da uno a due dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste nella Consulta del Parco e l’obbligo per il Consiglio direttivo di relazionare a Consiglio regionale e Comuni una volta l’anno su attività svolta e programma di conservazione, sviluppo e organizzazione del Parco.
Alberto Speciale
(foto di copertina credit teatroaperto.it)