Oggi si vota per le Primarie. Poi si dovrà pensare alle prossime elezioni politiche; qualunque sia il sistema elettorale, la sfida sara’ tra i 5 stelle e il Pd. Certo puo’ esserci l’incognita della destra: riuscira’ a risalire nei consensi fino a tornare ad essere competitiva? I sondaggi dicono di si’. In ogni caso: chi non vuole in Italia ( primo e unico paese europeo) il primato dei populisti deve, razionalmente, augurarsi che si rafforzi il Pd. Chi non ritiene di finire tra la padella (Grillo) e la brace (una destra condizionata da Salvini e neofascisti) deve sostenere il Pd. E qui il punto e’: quale Pd? Sarebbe competitivo un Pd senza e contro la leadership di Renzi? C’e’ chi, onestamente, puo’ sostenere questo? Orlando (della macchietta pugliese non parlo) era sceso in campo con un’altra posizione. Lui all’inizio, con una certa onestà, aveva detto: “le primarie sono solo per eleggere il segretario del Pd. Renzi può restare il leader designato del Pd”. E’ durato solo qualche ora. La candidatura di Orlando, non ci voleva la strega per prevederlo, è diventata alternativa a Renzi. E, soprattutto, su una linea politica scellerata e catastrofica: quella del cosiddetto “campo di centrosinistra”. Per strizzare l’occhio, al fine di averne i voti alle primarie, a fuorusciti e cespugli di sinistra, Orlando ha finito per disegnare una linea e una prospettiva che azzoppa il Pd e lo rende fragile alla competizione con 5 stelle ( e destra). Primo: toglie autonomia e forza al Pd. Orlando dichiara che il Pd da solo non basta e che, prima delle elezioni ( proporzionali realisticamente), occorre fare una “coalizione”. Tutti sanno cosa significa questo in pratica. Se vincesse Orlando il PD si consegnerebbe allo spettacolo di una lunga e penosa trattativa spartitoria, con una serie di generali di cespugli e cespuglietti, tutti sedicenti di sinistra (visto che ora, dopo un mostruoso numero di anni di governo insieme, pure Alfano gli fa schifo), per formare il “campo di centrosinistra”. Chi ha conosciuto l’Ulivo ( talvolta osannato a sproposito) sa che vuol dire: un festival a chi la spara piu’ grossa, una corsa agli obiettivi- testimonianza piu’ disparati. Immaginiamoci un programma di questo “campo di centrosinistra” o nuovo Ulivo su temi come Europa, Euro, lavoro, debito pubblico, liberalizzazioni, scuola ecc. Una babele. Secondo: il “campo di centrosinistra” cosi’ inteso, sarebbe un campo di sinistra senza “centro”. Esso si alienerebbe, programmaticamente, gli elettori moderati indignati dalla resa di Forza Italia agli estremisti di Salvini. Non solo. Viste le simpatie pro-grilline nella sinistra dei fuorusciti il “campo” sconterebbe una penosa rincorsa ai temi pentastellati (dall’antipolitica, all’Europa, alla giustizia ecc). Terzo: l’Ulivo aveva Prodi (e non basto’). La “coalizione di sinistra” senza Renzi chi ha? Qual’e’ la leadership che la governerebbe? Quarto : quanto conterebbe elettoralmente questo “campo di sinistra”? Scommetteteci: meno della sinistra francese (da Hamon a Melenchon) messa insieme. Azzardo: il Pd da solo varrebbe piu’ del “campo”. Ovvio, se con una linea autonoma, competitiva, inclusiva e con una leadership non smorta, spenta e sfibrata. Insomma con Renzi. Ecco perche’ io, che non voglio che domani vincano Grillo o Salvini, oggi voto Renzi.
Lorenzo Dalai