L’Unione Parkinsoniani Verona propone in città la mostra itinerante “Non chiamatemi morbo“: al palazzo della Gran Guardia, dal 23 al 30 aprile (tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19), foto di Giovanni Diffidenti e video raccontano quarantuno storie di Parkinson – tra cui quelle di Vincenzo Mollica, Francesca Cavalli ed Edoardo Boncinelli – e le voci narranti di Claudio Bisio e Lella Costa accompagnano il visitatore, in un percorso ad ingresso libero, curato da Franco Achilli.
Sdrammatizzare. E possibilmente aiutarsi con tanta autoironia. E mai perdere la curiosità. A suggerirlo è il giornalista Vincenzo Mollica, che dal 2013 – allora sessantenne – convive con Mr. Parkinson. Scherzosamente, Mollica lo chiama così, e lo paragona alle canzoni di Celentano degli anni 60 – per l’alternanza di tempi veloci e lenti – e a certi film di Chaplin. La sua testimonianza, insieme a quella di Francesca Cavalli (classe 1968, Parkinson diagnosticato nel 2010 a quarantuno anni), del genetista Edoardo Boncinelli (classe 1941, Parkinson diagnosticato nel 2006 a sessantaquattro anni) e di altri che si sono raccontati nei video #nonchiamatemimorbo, rende bene il messaggio di speranza alla base della mostra, organizzata dall’Unione Parkinsoniani Verona, presieduta da Gianluigi Veronesi, e dalla Confederazione Parkinson Italia, in collaborazione col Comune di Verona, la Provincia di Verona, l’ULSS 9 Scaligera, il CSV Centro di Servizio per il Volontariato di Verona, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona, il Rotary Club Verona Soave, il Rotary Club di Verona e Provincia, l’Accademia LIMPE-DISMOV e Arte3.
«Si tratta di una malattia – sottolinea Giangi Milesi, presidente di Parkinson Italia – che, come altre, vive di molti luoghi comuni e c’è un solo modo per combattere lo stigma e l’ignoranza: informare attraverso le storie raccontate, anche con un po’ di ironia e leggerezza».
Obiettivo dichiarato è sensibilizzare l’opinione pubblica sul Parkinson, rimuovendo stereotipi a partire dal termine “morbo” che, coniato oltre un secolo fa, si rivela oggi – nell’evocare pandemie e contagi – molto fuorviante, andando ad aggravare l’isolamento sociale. Al contrario, raccontarsi in pubblico favorisce l’aggregazione e il superamento di preconcetti e luoghi comuni.
Dopo undici tappe per complessivi duecentoventi giorni espositivi nel biennio 2020-2021 (a partire dal 22 al 27 settembre 2020 al Piccolo Teatro di Milano), Verona è la quarta città del 2022, dopo Crema, Cuneo e Pinerolo.
Nel contesto sono in programma tre eventi. Martedì 26 alle 17 vari “caregivers”, ovvero coloro che si prendono cura di chi soffre di Parkinson, testimonieranno questa loro esperienza. Giovedì 28 alle 17 Marco Tosi (che non si è arreso al Parkinson e ha percorso in bicicletta, dopo che gli era stato diagnosticato nel 2014, oltre centomila chilometri) e il suo compagno di pedalate Aldo Ridolfi parleranno di “resilienza al Parkinson”. Sabato 30 alle 10.30 nelle due sale della mostra si terrà, organizzato da Arte3, il consueto appuntamento settimanale con Dance Well, che da mesi ha luogo nel Museo degli affreschi “G.B. Cavalcaselle”.
In ottemperanza ai protocolli previsti per i musei, per l’accesso alla mostra è necessario il super green pass che sarà controllato all’ingresso. All’interno delle sale dovrà essere indossata la mascherina FFP2 per tutta la permanenza.