Rischiano di essere poche e molto care le verdure più gettonate di questo periodo per imbandire le tavole di Natale.
L’ondata di maltempo di queste due ultime settimane, infatti, sta colpendo duro i listini doppiandoli (+50%) rispetto allo stesso periodo del 2020, annata in cui il clima era stato caratterizzato da temperature non troppo basse.
La maglia nera va alle zucchine, il prodotto che più risente degli andamenti atmosferici, in aumento del 126% rispetto al 2020, insieme al prezzemolo, alleato di tanti piatti di pesce e non solo, che segna +30%; ma considerando le previsioni atmosferiche dei prossimi giorni, sono attesi ulteriori aumenti dovuti alla prevedibile forte richiesta da parte dei consumatori.
A fare il punto con la redazione dell’ANSA è BMTI, la Borsa Merci Telematica Italiana, che ha elaborato i dati dei mercati all’ingrosso MISE – Unioncamere, stilando un primo bilancio sull’impatto dell’ondata di freddo improvviso nei banchi di mercati e supermercati italiani.
Basse temperature che stanno colpendo tutte le regioni del Mediterraneo, Italia e Spagna in particolare, già da 15 giorni con consistenti piogge e nevicate della scorsa settimana. Una mannaia climatica che non fa sconti a nessun prodotto di stagione: se i carciofi registrano un aumento di quasi del 78% rispetto a un anno fa (+33% sulla settimana precedente), i cavolfiori bianchi segnano +80% e i finocchi +114%; due prodotti per i quali la domanda in crescita degli ultimi 7 giorni ha portato ad un’impennata di oltre il 26%.
Una situazione, spiega Bmti, che va ad incidere negativamente sull’offerta per la maggior parte dei prodotti orticoli, soprattutto quelli a pieno campo più esposti alle intemperie e quelli coltivati in serra fredda. Le basse temperature hanno, inoltre, tagliato la produzione di tutte le lattughe sia in Italia che in Spagna, altro tipico prodotto acquistato in questo periodo, facendo schizzare i prezzi oltre l’80% rispetto a un anno fa e di quasi il 10% in una settimana.
Tra le verdure in serra riscaldata, sono balzati i prezzi delle melanzane (del 94% rispetto al 2020 e del 30% in una sola settimana), che oltre ad aver risentito delle basse temperature hanno sofferto di problemi fito-patologici.
Produzione rallentata anche per peperoni e pomodori, molto richiesti nel Nord Europa, che ha determinato un aumento dei listini rispettivamente del 43% del 28% sul 2020 e del 33% e 13% sulla settimana precedente.
Una situazione, precisa Bmti, che risente ovviamente del caro-energia per quanto riguarda il riscaldamento delle serre, dei costi dei concimi e dei mezzi di produzione che hanno avuto un’incidenza, seppur ad oggi ancora limitata, sulla fiammata dei listini.
Un allarme, quello del caro prezzi, lanciato anche da Coldiretti: “Il balzo dei beni energetici si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati – spiega l’associazione – ad aggravare la situazione i cambiamenti climatici che hanno decimato i raccolti, tra tempeste, grandinate, trombe d’aria e gelo. Per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50%, per il gasolio necessario per le attività”.