A pochi giorni dalla chiusura della mostra intitolata a Henri de Toulouse-Lautrec, prevista per martedì 3 settembre, il Direttore del Museo AMO, Francesco Girondini, stima un bilancio ancora parziale ma comunque molto positivo.
Gli obiettivi e le previsioni sono state ampiamente rispettate, come ci scrive Adele Della Sala, responsabile ufficio stampa del Gruppo organizzatore Arthemisia, i visitatori ad oggi sono stati circa cinquantamila.
Il pubblico ha risposto con entusiasmo e i feedback sono confortanti anche in previsione futura. “Tra i visitatori abbiamo registrato un’impennata di giovani, anche giovanissimi. Molto visitate anche le mostre dedicate all’Opera all’interno del Museo. Una conferma quindi della qualità della programmazione artistica di AMO” spiega in una nota Girondini.
Le centosettanta opere ospitate a Palazzo Forti provengono dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene e ripercorrono la vita, le passioni, gli amori di uno dei più provocatori e dissacranti artisti del XIX secolo.
La vita di Henri de Toulouse-Lautrec sembrava dovesse essere agiata e piena di confort, la famiglia aristocratica lo assecondava in tutte le sue esigenze e veniva soprannominato petit bijou. Le cose cambiarono quando i medici gli diagnosticarono una deformazione ossea congenita, probabilmente causata dalla picnodisostosi, l’invalidità costrinse il giovane Henri a lunghi periodi di riposo che sfruttava al meglio per dedicarsi alla pittura.
Dopo un apprendistato in atelier di maestri come Bonnat e Cormon decise di rompere con il passato e trasferirsi in pianta stabile nel 1883 a Montmartre, il quartiere più vivace e colorito di Parigi, dove conobbe e ritrasse ballerine, prostitute, cantanti, e venne a contatto con i migliori artisti dell’epoca “in nessun altro posto mi sono sentito più a mio agio” confiderà Toulouse-Lautrec.
Da quel periodo risalgono la maggior parte delle opere presenti in mostra: litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895).
Il visitatore al suo ingresso viene catapultato nel mondo incantato della Belle Époque, i lunghi guanti neri di una cantante, un cappello di piume vaporose, un set toilette d’argento, sono solo alcuni degli oggetti che ci fanno rivivere il luogo dove Henri Toulouse-Lautrec visse la sua stagione artistica più fervida.
I colori intensi, il tratto volutamente impreciso ma libero rispecchiano l’animo del pittore in quegli anni; questo concetto viene ribadito sul sito ufficiale della mostra “Una bellezza semplice, dai contorni volutamente sfumati e da vivere in momenti dissoluti, dai colori forti e spregiudicati e priva di abbellimenti, nei disegni come nelle tinte. Nessuno, dopo di lui, è stato in grado di rendere così “perfetto” il volto dell’imperfezione”.