Morte Diarra, l’ignobile cagnara sollevata dalla destra fomenta l’odio

 
 

“Le prime valutazioni della Procura della Repubblica di Verona confermano che l’aggressione con coltello ai danni di agenti di polizia operata da Moussa Diarra domenica mattina in stazione ferroviaria non era parte di un intento criminale, ma trova spiegazione nello stato di profondo disagio psichico che da qualche tempo aveva colpito il giovane, e che l’agente di polizia ferroviaria che ha fatto partire il colpo mortale nei suoi confronti ha agito nell’ambito della legittima difesa”.

Queste le dichiarazioni dei segretari Pd Verona Franco Bonfante e Alessia Rotta secondo i quali la tragica vicenda non ha quindi nulla a che vedere con le organizzazioni a delinquere sgominate di recente dalle forze di polizia nell’area di Porta Nuova o a Veronetta, e non è nemmeno strettamente indicativa del riacutizzarsi del fenomeno criminale in città. 

“Questo – sottolineano – dovrebbe essere sufficiente a placare l’ignobile canèa sollevata dalla destra a livello locale e nazionale, che oltre a fomentare l’odio etnico e razziale, ha calpestato il cadavere di un giovane malato e strumentalizzato l’intervento dell’agente.

Vengono al pettine, scaricandosi su popolazione, enti locali e forze di polizia, i tagli al sociale operati dal governo Meloni e il de-finanziamento dei servizi di salute mentale condotto dalla Regione Veneto, che impediscono di intervenire sull’enorme crescita del disagio psichico e sociale; la fallimentare politica dell’immigrazione di questo governo, che frustra i tentativi di integrazione; le mancate politiche della Sicurezza del Governo che, malgrado gli annunci, in due anni e mezzo non ha prodotto risultati tangibili in termini di rafforzamento degli organici delle forze di polizia di competenza statale sul nostro territorio.

Non da ultimo, si evidenzia l’inadeguatezza di una parte della classe dirigente del centrodestra: Salvini arriva al punto di additare al pubblico ludibrio il cadavere di un giovane caduto in disgrazia per tentare di uscire dal cono d’ombra in cui gli elettori lo hanno relegato. Un’azione indegna di un ministro della Repubblica”.