Tempo scaduto per il Catullo: è in arrivo il precetto che costringe l’aeroporto veronese a sborsare i primi 13 dei 24 milioni che deve all’Enav per i servizi di controllo traffico aereo all’aeroporto di Brescia Montichiari nel periodo che va dal 2002 al 2013. Una cifra frutto di una cattiva gestione, dovuta anche all’ostinazione nel tenere aperto uno scalo praticamente non funzionante. Rimane da capire come sarà affrontata la situazione e se la manleva concessa sui debiti pregressi a Save, al momento dell’ingresso in Catullo, si dimostrerà valida. Il rischio è che i soci pubblici dovranno pagare il conto. Il bilancio 2017 del Catullo, presentato poco più di un mese fa, non aveva previsto alcun accantonamento per la causa (poi persa in primo grado) con Enav. Un dato che era stato evidenziato dal collegio sindacale nella sua relazione.
Per far fronte al pagamento dei 13 milioni di euro, Save potrebbe accollarsi la spesa, nonostante la manleva, per poi richiedere in futuro un aumento di capitale. Ciò farebbe salire la quota della società nell’aeroporto Catullo. Il tutto, nonostante il parere emesso dell’Autorità nazionale Anticorruzione abbia già considerato la precedente cessione di quote a Save come un’operazione illecita, sulla quale la Procura di Verona sta indagando e paventa l’abuso d’ufficio.
«Sono notizie allarmanti – è il commento di Francesca Businarolo – e oltre al danno c’è la beffa. A cominciare da un bilancio che è pura finanza creativa, che Save è riuscita a far approvare dal Cda con la sola opposizione di Fondazione Cariverona. Quello che lascia amareggiati è che tutto ciò accade mentre l’aeroporto di Verona, che avrebbe tutte le carte in regola per essere un importante scalo turistico e internazionale, sta cadendo, a livello societario, a pezzi. E l’attuale proprietà non fa nulla per attuare ricette che rispondano alle esigenze del territorio. Ho provveduto a segnalare tutto quanto all’Anac».