In base ai monitoraggi fornito forniti dalle Province tra fine agosto e inizio settembre su 30.000 opere, cioè ponti, viadotti e gallerie, circa 10.000 di queste opere sono considerate in regola (perché nuove o già sottoposte a intervento). Sulle restanti 20.020 opere, i monitoraggi sono stati fatti solo su 5.931 opere, il 30% (rilievi tecnici fatti prima del 14 agosto), mentre sul restante 60%, 14.089 opere, non è mai stato fatto.
Le 76 Province delle Regioni a Statuto Ordinario (escluse le Città metropolitane) gestiscono circa 100 mila chilometri di strade sulle quali cui insistono almeno 30.000 tra ponti, viadotti e gallerie.
Il 27 agosto scorso, a seguito della richiesta alle Province operata dai Provveditori Regionali alle Opere Pubbliche di effettuare un monitoraggio sulle opere infrastrutturali in gestione e di trasmetterne i risultati, l’UPI (Unione Province Italiane) ha inviato una lettera a tutte le Province chiedendo di far pervenire i risultati del monitoraggio.
Nella tabella di rilevazione l’UPI ha chiesto alle Province di distinguere due tipologie di segnalazioni:
– quelle riguardanti le opere già sottoposte a monitoraggio o su cui siano stati avviati oprogrammati interventi, quindi con una fase di progettazione già avviata e con una stima dei costi. Per queste opere è stata chiesta una indicazione di priorità.
– quelle relative alle opere su cui si ritiene necessario procedere con indagini tecniche approfondite, con la stima media dei costi necessari.
I risultati del monitoraggio hanno prodotto il seguente scenario:
– 5.931 sono le opere già sottoposte al monitoraggio delle Province con un chiaro piano degli interventi da eseguirsi e conseguente stima delle risorse necessarie, che ammonta a 2,454 miliardi di euro. Delle 5.931 opere sono 1.918 quelle classificate in priorità 1, ovvero che hanno bisogno di interventi urgenti le cui risorse stimate ammontano ad almeno 730 milioni.
– 14.089 sono considerate opere da sottoporre a indagini e monitoraggi tecnici con una stima dei costi che ammonta a circa 566 milioni.
Le risorse totali necessarie ammontano a oltre 3 miliardi di euro.
Dal 1979 ad oggi il parco mezzi circolante sulla rete stradale Nazionale è aumentato di
quasi 2 volte e mezzo. La circolazione dei mezzi pesanti pesa per il 10% e senza una
manutenzione periodica annuale l’intera funzionalità della rete viaria viene compromessa.
Nel 2009 le Province avevano a disposizione per investimenti 1,947 miliardi (strade,
scuole) fino ad arrivare a a 712 milioni nel 2018 (fonte SIOPE), un taglio di oltre il 60%!
Sono questi i numeri principali della prima ricognizione a tappeto fatta dalle Province nelle settimane scorse, in seguito alla lettera inviata dal Ministero delle Infrastrutture dopo il crollo del ponte Morandi. I dati sono stati presentati il 3 ottobre a Roma dal presidente dell’UPI Achille Variati.
Secondo l’amara analisi del d.g. della società bolzanina 4emme, che si occupa di ispezioni e verifiche sullo stato dei ponti, “tutti i ponti italiani realizzati in calcestruzzo fra gli anni 50 e gli anni 60 sono a rischio perché sono arrivati a fine vita, non sono eterni […] in quanto questi ponti sono fatti con una struttura di acciaio ricoperta di calcestruzzo. Il calcestruzzo è solo una copertura che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua e quindi dall’ossidazione, ma il calcestruzzo ha una sua vita utile, trascorsa la quale l’umidità passa e inizia un processo di carbonatazione, che avvia l’ossidazione che provoca la corrosione Quando sul calcestruzzo compaiono delle strisce nere significa che l’ossido del ferro sta uscendo. Ci mette dieci o quindici anni questo processo a compiersi. Alla fine fuori sembra tutto a posto, dentro però l’armatura è sparita”.
Ora sarebbe opportuno sapere quali sono le 23 opere urgenti rilevate in Veneto che necessitano di interventi in priorità 1. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le 1.354 opere che necessitano di un monitoraggio sempre in Veneto.
Quali sono gli esiti del monitoraggio realizzato a Verona? VeronaNews lo ha chiesto alla Provincia di Verona con specifica domanda di accesso civico generalizzato.
Alberto Speciale