Un’équipe dell’università di Verona – dipartimento di Culture e civiltà, sotto la direzione di Diana Dobreva, docente all’ateneo scaligero e di Kalin Chakarov, archeologo del Museo Storico Regionale di Veliko Tarnono ha da pochi giorni concluso la prima campagna di scavo presso l’antica città di Nicopolis ad Istrum, nota e indagata già a partire dal secolo scorso. Si tratta della prima missione archeologica internazionale dell’ateneo di Verona.
Situata in Bulgaria centro-settentrionale, nei pressi dell’odierno villaggio di Nikyup, nella regione di Veliko Tarnovo, la città fondata all’inizio del II secolo d.C. dall’imperatore Traiano per celebrare la sua vittoria sul Danubio contro i Daci, ebbe un ruolo strategico nel controllo delle vie principali tra la provincia romana di Tracia e quella di Mesia Inferiore.
I lavori sono condotti su concessione ministeriale e sono stati realizzati nell’ambito di un progetto di collaborazione tra le due istituzioni con l’obiettivo di sviluppare scambi accademici e culturali nel settore dell’istruzione.
Gli scavi del Nice project sono stati realizzati con i fondi del bilancio del Museo di Veliko Tarnovo e con il sostegno finanziario dell’università di Verona, che ha assicurato la partecipazione di assegnisti, dottorandi e studenti veronesi, per i quali il lavoro sul campo ha rappresentato un momento formativo di tirocinio nell’ambito archeologico.
Le indagini si sono protratte per tre settimane e si sono concentrate in un settore all’interno della cinta romana, posto ad ovest nell’immediata vicinanza al complesso dell’agorà, il fulcro del centro cittadino. L’area oggetto di indagini si colloca in un quartiere finora inesplorato situato tra due arterie principali permettendo così di ottenere nuovi importanti dati per la storia del sito e dell’intera città.
La prima campagna di scavo del progetto ha messo in luce resti di un grande edificio che si affaccia sul decumano n. 8 a sud e il cardo n. 5 a ovest. Sono state rinvenute le sue fondazioni per una lunghezza di circa 20 metri e una larghezza di 2,30 metri. Tali fondazioni, realizzate con pietre irregolari legate da malta, corrono parallele alle strade già citate.
A ovest dei resti individuati sono state rinvenute anche tre strutture, contraddiste dalla presenza di archi ribassati realizzati in laterizi legati da malta.
L’impiego di strutture voltate con funzione di scarico nelle fondazioni indica che originariamente doveva trattarsi di un complesso monumentale con uno sviluppo in alzato imponente che necessitava degli accorgimenti tecnici per alleggerire la costruzione e renderla più sicura. Una simile soluzione costruttiva è stata utilizzata anche per la realizzazione di un altro grande edificio a Nicopolis ad Istrum. Si tratta del castellum acque, volto a raccogliere l’acqua potabile e distribuirla alla rete idrica cittadina, cui resti sono ancora ben visibili nel settore occidentale della città, fuori della cinta muraria.
Per quanto riguarda l’edificio rinvenuto quest’anno, non è ancora possibile determinare con precisione quale struttura poggiasse su queste fondazioni così complesse. Tuttavia, alcuni elementi architettonici emersi durante gli scavi e le ricerche pregresse suggeriscono l’esistenza di un grande portico riccamente decorato.
Questo ultimo si apriva direttamente sulla strada, mettendo in collegamento alcuni degli edifici emblematici della città che trovano spazio nell’agorà vicina:
come il piccolo teatro coperto (l’odeion) o anche il complesso situato a ovest, caratterizzato dalla presenza di un’area scoperta e di un portico a forma di P greca.
L’ultimo dato di particolare interesse riguarda il sistema viario cittadino che nel corso degli anni sembra subire diverse trasformazioni, l’ultima della quale è relativa a una nuova fase di monumentalizzazione, datata tra la fine del III e la prima metà del IV secolo d.C. Durante questa fase la strada viene rilastricata su un livello più alto che sembra essere rispettato anche dai resti dell’edificio rinvenuto quest’anno. Questo dato documenta quindi l’uso dell’edificio nello stesso periodo. L’ipotesi sull’esistenza di una fase tardoantica viene inoltre rinforzata dagli stretti confronti strutturali con la stazione idrica (castellum acque) cui costruzione scavi recenti collocano non prima del secondo quarto del IV secolo d.C. Maggiori informazioni sull’evoluzione diacronica e topografica dell’edificio oggetto di indagine si aspettano dal proseguo delle ricerche.