L’opera di Merz è un complesso viaggio dell’immaginare dove il caos dell’esistenza e l’ordine della natura trovano un loro multiforme equilibrio, senza mai cedere completamente l’uno all’altra.
Il progetto espositivo Mario Merz. Il numero è un animale vivente, attraverso cui la GAM riconferma la continuità della propria mission di approfondire un artista storico di rilevanza internazionale, costituisce un’occasione unica per ammirare i lavori iconici dell’artista in un allestimento inedito che non si limita a dialogare con l’ambiente, ma fa di esso uno spazio immaginifico, dal quale ogni forma si espande e prolifera come parte di un misterioso processo in perpetua trasformazione.
Dall’11 ottobre 2024 al 30 marzo 2025, sarà possibile ammirare a Verona, alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, a Palazzo della Ragione, il nuovo progetto espositivo ad opera di Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi
Mario Merz. Il numero è un animale vivente
Dopo il successo riscosso nella prima edizione che ha visto la presenza di Giulio Paolini, la collaborazione tra ArtVerona e i Musei Civici di Verona – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti con il format Habitat, progetto della manifestazione fieristica veronese dedicata agli ambienti artistici immersivi, si consolida attraverso una nuova edizione che ospiterà negli spazi della GAM i lavori di un altro grande artista: Mario Merz, grazie ai prestiti provenienti dalla collaborazione con laFondazione Merz.
Figura cardine dell’Arte Povera e nota a livello internazionale, Mario Merz ha fatto della compenetrazione tra opera e ambiente il fulcro della propria ricerca e il percorso espositivo concepito dai curatori Patrizia Nuzzo, Responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea, e Stefano Raimondi, Direttore artistico di ArtVerona, si concentra proprio sugli elementi archetipici che costantemente ritornano nella produzione dell’artista.
L’Habitat è qui declinato nella sua accezione più intima e profonda di spazio dell’abitare: la forma semisferica e aperta dell’igloo evidenzia la reciproca invasione tra opera e ambiente, tra dimensione interna ed esterna, individuale e collettiva. A suggerire un’idea di circolarità contribuisce la natura spiraliforme della serie numerica di Fibonacci, inventata dal matematico toscano Leonardo Fibonacci nel 1202 come sequenza progressiva che determina i processi di crescita del mondo naturale, in cui ogni numero è la somma dei due precedenti. Tale successione numerica traccia il profilo di un sistema in continua espansione che si traduce in un’incessabile proliferazione delle forme.
L’elemento del tavolo, che l’artista concepisce come un “pezzo di terra sollevato”, va a fondersi con l’ambiente circostante, che assume sempre più i tratti di un paesaggio al contempo estraneo e familiare, distante e vicinissimo, abitato da strutture primarie e archetipiche che trascendono le distinzioni tra materia organica e inorganica.
La riflessione intorno alla natura ciclica delle cose nella poetica di Mario Merz non interessa solo lo spazio ma anche e soprattutto il tempo. Le scure ed enigmatiche sagome degli animali preistorici si stagliano infatti sul bianco del supporto come improvvise apparizioni provenienti da una lontana era geologica, facendosi emblema di un registro formale che attinge a un immaginario remoto e ancestrale, in grado di ricondurre lo spettatore a una dimensione prerazionale dell’esistenza.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con contributi critici dei curatori, Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, nonché dello storico dell’arte e saggista, direttore dei Musei Nazionali di Perugia e della Direzione Regionale Musei dell’Umbria, Costantino D’Orazio. Un puntuale regesto storico-critico a cura di Milena Cordioli ricostruirà e documenterà la ricca vicenda espositiva di uno dei protagonisti più avvincenti dell’Arte Povera.
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