“Serve dare una risposta agli imprenditori e ai lavoratori del mondo dei locali da ballo e delle discoteche: o si dà loro la possibilità di riaprire in maniera sostenibile oppure bisogna immaginare provvedimenti specifici a sostegno di queste attività fin tanto che non potranno aprire com’erano prima. Ma una risposta dal Governo va data quanto prima”.
Questo il commento dell’assessore allo sviluppo economico ed energia Roberto Marcato a margine dell’incontro di ieri, in videoconferenza, con i rappresentanti della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), associazione che rappresenta anche diverse decine di attività di sala da ballo del SILB (Sindacato Italiano Locali da Ballo) operanti in Veneto.
TERZA FORZA DEL TURISMO
“Gli imprenditori delle discoteche e delle sale da ballo sono stati i primi a chiudere e saranno gli ultimi a riaprire – sottolinea Marcato – imprenditori che hanno sofferto enormemente la chiusura durante il periodo di lockdown in un settore particolarmente strategico. Le statistiche dicono che l’intrattenimento è il terzo elemento che pesa nella scelta di una destinazione turistica. Una leva fondamentale per il tutto il nostro settore turistico. Stiamo parlando di 7 miliardi di PIL a livello nazionale”.
“In Veneto importanti attività sono a rischio chiusura – chiarisce l’assessore – parliamo di un settore che nella nostra regione conta su 5.000 addetti diretti e 15.000 addetti indiretti. 20.000 persone che rischiano di rimanere senza lavoro e senza coperture quali, ad esempio, la cassa integrazione. E questo sarebbe un dramma non solo economico, ma soprattutto sociale”.
L’assessore, dopo un confronto con i rappresentanti della FIPE, ha concordato che nei prossimi giorni l’associazione invii all’assessorato un documento con le richieste e proposte del settore.
“Mi sono impegnato a raccogliere quanto ci invieranno – conclude Marcato – e di riportare il tutto al Presidente Zaia e al nostro Dipartimento di Prevenzione per verificare cosa possiamo fare concretamente per supportare questa categoria. Quel che è certo che è bisogna intervenire: è evidente che un locale che prima contava su una capacità di afflusso di 2.000 persone, non può reggere una riapertura per 200. Quindi, o diamo a questi imprenditori la possibilità di riaprire in maniera sostenibile, oppure, se non è possibile, servono provvedimenti per sostenere queste attività fin tanto che non potranno aprire com’erano prima. Delle due l’una, io non vedo altre possibilità”.