Nella serata del 27 novembre, la Polizia di Stato di Verona, in concerto con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona, ha dato esecuzione all’ordinanza di sostituzione della misura cautelare del divieto di avvicinamento, applicando la misura più afflittiva degli arresti domiciliari, emessa dall’Ufficio del GIP del Tribunale su richiesta del Sostituto Procuratore, a carico di un uomo italiano di 40 anni.
L’uomo dichiarato in arresto è stato accusato dalla compagna di averla maltrattata per un periodo che andava dall’anno 2022 all’estate del 2024, quando la donna stessa ha deciso di chiedere aiuto e denunciare l’accaduto alla Polizia di Stato. La malcapitata ha raccontato di continue vessazioni, condotte umilianti, violente e minatorie; ha raccontato di venire percossa continuamente, con cadenza quasi giornaliera, e ogni qualvolta emergeva che avesse effettuato o ricevuto una telefonata. In questo caso, il 40enne controllava gli spostamenti con specifiche App installate sul telefono della donna. Quest’ultima è stata, inoltre, minacciata con frasi del calibro: “Ha fatto bene Turetta ad uccidere la Cecchettin” “Andrò in galera sorridendo, ma ti faccio fuori”.
Le è stato vietato di frequentare gli amici, i genitori e le è stato imposto di lasciare il lavoro.
L’uomo, inoltre, ha obbligato la compagna convivente, in stato di totale prostrazione, a subire rapporti sessuali contro la propria volontà, insultandola pesantemente e cagionandole lesioni.
Il controllo agito dall’arrestato è stato tale da ingenerare nella donna timore per la propria vita, al punto di essere indotta a ritrattare in Questura quanto denunciato l’anno precedente.
Gli agenti della locale Squadra Mobile hanno sentito anche i genitori della vittima, i quali hanno confermato la presenza in più occasioni di lividi su più parti del corpo. I genitori hanno, inoltre, raccontato che la figlia aveva confidato loro le percosse subite.
La situazione in cui versava la malcapitata si è poi aggravata. La gelosia dell’uomo è arrivata al punto di farle smettere di frequentare la palestra, gli amici, di uscire da sola e persino di andare a lavorare. L’arrestato le ha impedito di frequentare il medico di base e lo specialista che la stava seguendo per la sindrome depressiva di cui soffriva. Dal punto di vista morale, l’uomo ha demolito l’autostima della compagna, impedendole così interrompere il circolo vizioso che si era innescato.
Tutti gli episodi raccontati dalla donna in sede di denuncia hanno permesso agli agenti della Squadra Mobile scaligera di ricostruire minuziosamente i gravi indizi di colpevolezza del 40enne, in ordine al reato di maltrattamenti e di violenza sessuale aggravata e lesioni aggravate. Il 25 luglio 2024, pertanto, il GIP di Verona ha emesso l’ordinanza del divieto di avvicinamento alla parte offesa, con distanza minima di 500 metri ai luoghi dalla stessa frequentati, applicando contestualmente la misura del braccialetto elettronico.
Nonostante l’ordinanza del divieto e il braccialetto elettronico, l’uomo ha incontrato la donna più volte, promettendole una vita migliore, una casa, una famiglia. La situazione che si era creata ha fatto vacillare la compagna, fino a quando però durante un breve soggiorno in un B&B il cittadino italiano ha nuovamente abusato della donna, costringendola ad avere rapporti sessuali e obbligandola ad assumere alcolici e farmaci per renderla più accondiscendente. Grazie ad una chiamata al numero di emergenza, la vittima è stata soccorsa e trasportata in ospedale, mentre il 40enne è stato denunciato per non aver ottemperato al divieto in corso e posto in attesa di immediata determina dell’Autorità Giudiziaria.
Alla stregua di ciò, dopo poche ore, è stata accolta la richiesta di aggravamento del Sostituto Procuratore ed è stata applicata al reo la misura restrittiva degli arresti domiciliari a firma del Giudice per le Indagini Preliminari.