“L’uomo meccanico” incontra gli Earthset: sonorizzato il primo fanta-horror italiano

 
 

Nel 1921 a Milano venne realizzato il primo fanta-horror italiano oggi sopravvissuto (essendo andato perduto “Il mostro di Frankenstein” del 1914), seppure non integralmente: “L’uomo meccanico”; il protagonista e scrittore della storia, il francese André Deed (da noi noto come “Cretinetti”), pensava ad una trilogia, ma la casa di produzione “Società Anonima Milano Films” fallì e l’unico film che si riuscì a girare fu questo, di cui si persero poi le tracce. Negli anni ’90 la cineteca di Bologna ha restaurato l’unica bobina rimasta: 740 metri reperiti nella Cinemateca brasileira di San Paolo del Brasile, corrispondenti a circa il 40% della pellicola originale.

“L’Uomo Meccanico” è tra i primi film al mondo ad affrontare il tema dell’automa, mostrando lo scontro tra un mostro meccanico buono ed uno cattivo, tòpos del genere ampiamente ripreso successivamente (nell’immediato basti pensare a Goldrake e Terminator). La trama racconta di uno scienziato, il professor D’Ara, che crea un robot dalle sembianze umane, comandato a distanza, di forza e velocità straordinarie; il creatore viene assassinato da una banda di criminali capeggiata da Margherita Donadieff (Mado), che vuole impadronirsi dei piani per la realizzazione, ma che viene catturata ed imprigionata prima di riuscire nell’intento. Mado riesce ad evadere e rapisce Elena D’Ara, la nipote dello scienziato, per costringerla a fornirle le istruzioni per mettere insieme un altro automa, che viene poi utilizzato per commettere crimini, controllato a distanza tramite un “tele-visore”. Modestino D’Ara detto Saltarello, fratello del creatore, riesce, però, a costruire un secondo uomo meccanico, che utilizza contro l’originale: il conflitto finale ha luogo durante un veglione al teatro dell’Opera e termina con la distruzione reciproca dei due contendenti (e del teatro); anche la perfida Mado perirà, a causa di un corto circuito del telecomando, provocato da Saltarello.

Il progetto “Soundtracks 2018”, promosso da associazione culturale MUSE in collaborazione con Centro Musica del Comune di Modena, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, curato da Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò e Stefano Boni del Museo Nazionale del Cinema di Torino, dopo una selezione, ha affidato alla band bolognese Earthset (alternative rock bolognese: Luigi Varanese, Costantino Mazzoccoli, Emanuele Orsini ed Ezio Romano) ed al ravennate Luca Maria Baldini la composizione di una sonorizzazione per “L’uomo meccanico”, sotto la direzione di Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Tiziano Bianchi; una delle frasi musicali utilizzate in maniera ricorrente è una dodecafonia che in una tabella di corrispondenze tra note e lettere – secondo una tecnica elaborata da Alban Berg – corrisponde al binomio uomo-macchina.

Dopo la prima a Modena in occasione della Festa della Musica 2018, gli Earthset portano in scena alcune repliche per i primi mesi del 2019; ecco il calendario, che vede anche una tappa veneta a Padova:

23.01 Frigoriferi milanesi (Il Cinemino) – Milano

01.02 CSA Next Emerson – Firenze

21.02 Cinema Lux – Padova

01.03 Corte dei Miracoli – Siena

03.04 Klang Roma – Roma

04.04 Retronouveau – Messina

05.04 Zo Centro Culture Contemporanee – Catania

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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