“FARm, il modello di Filiera dell’agricoltura responsabile”
Creare un modello di collaborazione a rete pubblico-privato finalizzato alla prevenzione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura. Questo l’obiettivo di FARm, il progetto dell’università di Verona che ha ricevuto un finanziamento di 3 milioni di euro dall’Unione Europea attraverso il fondo Asilo migrazione e integrazione, Fami, gestito dai Ministeri dell’Interno e del Lavoro. Coordinatrice del progetto è Laura Calafà, docente di Diritto del lavoro del dipartimento di Scienze giuridiche dell’ateneo, che lo ha presentato lunedì 29 luglio, a Palazzo Giuliari, insieme al rettore Nicola Sartor.
Il progetto FARm vuole valorizzare un modello di rete pubblico e privato in Veneto, Trentino-Alto Adige e Lombardia, con sistemi produttivi in agricoltura avanzati e con simili condizioni di sviluppo economico-sociale. Valorizzando una convenzione del diritto come strumento di prevenzione e non di sola gestione del conflitto giudiziario, il progetto propone un modello di collaborazione a rete pubblico-privato finalizzato alla prevenzione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura.
“FARm nasce dopo la pubblicazione di articoli sulla stampa locale veronese dedicati allo sfruttamento dei migranti in agricoltura attraverso le cooperative senza terra – spiega la professoressa Calafà – L’idea di base del progetto è di portare a sistema diverse linee di intervento mediante la valorizzazione degli strumenti della Responsabilità sociale dell’impresa sui cui è fondato il Piano di azione nazionale impresa e diritti umani 2016-2021, trasformandone gli obiettivi in interventi concreti ed efficaci non solo per l’agricoltura nei territori considerati, ma per l’intero territorio nazionale e in settori produttivi diversi e ulteriori rispetto a quello dell’agricoltura grazie al supporto di una solida rete di supporto al progetto. FARm è collegato al progetto finanziato Buona terra della regione Piemonte e al progetto, primo dei non finanziati, Demetra della Coldiretti Toscana”.
Le istituzioni, Regioni, Direzioni competenti e Comuni, le articolazioni del settore socio-sanitario regionale e gli enti di supporto del mercato del lavoro, quali le Agenzie del lavoro, insieme al privato-sociale coinvolto nella rete dei progetti anti-tratta nelle zone considerate, le imprese agricole e le parti sociali. A coordinare tutte queste realtà sarà un capofila universitario con specifiche competenze di studio e ricerca applicata interdisciplinare in ambito giuridico, sanitario ed informatico per lo sviluppo di risposte innovative. Il gruppo di lavoro interno all’ateneo è composto da Laura Calafà e Venera Protopapa del dipartimento di Scienze giuridiche, Carlo Combi del dipartimento di Informatica e Corrado Barbui del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento.
Il progetto coinvolge, per un supporto specialistico, anche le università di Trento, Bolzano e Statale con Riccardo Salomone, Olivia Bonardi e Susanne Elsen.
Grazie alla rete di competenze collegata a progetti di ricerca in corso e costruita ex novo durante la scorsa primavera, il gruppo di lavoro dell’università di Verona nei prossimi due anni perseguirà obiettivi complessi, ma socialmente davvero importanti. Tra questi, l’emersione di diverse situazioni di vulnerabilità attuale e potenziale nei contesti territoriali coinvolti nel progetto mediante la formazione e il supporto specialistico a presidi mobili chiamati a intercettare la popolazione a rischio di sfruttamento e caporalato fuori e dentro i luoghi di lavoro; il miglioramento dell’efficienza del sistema di intermediazione pubblico e privato del lavoro agricolo e la valorizzazione di un supporto mirato all’accesso delle vittime di sfruttamento lavorativo e popolazione a rischio al mercato del lavoro in agricoltura in condizioni di legalità mediante soluzioni innovative giuridico-organizzative e informatico-tecnologiche con il supporto delle Università coinvolte nel progetto; la promozione dell’autoregolazione responsabile delle aziende agricole e di una filiera dell’agricoltura responsabile mediante valorizzazione della Rete del lavoro agricolo di qualità con il supporto di modelli giuridici specifici di commercializzazione incentivata dei prodotti agricoli dei territori coinvolti dal progetto.